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Unità-Hanno paura del greco, allagano il Liceo Parini

Hanno paura del greco, allagano il Liceo Parini Susanna Ripamonti MILANO Da che mondo è mondo gli studenti che vogliono evitare un'interrogazione o un compito in classe marinano la scuola o...

22/10/2004
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l'Unità

Hanno paura del greco, allagano il Liceo Parini

Susanna Ripamonti

MILANO Da che mondo è mondo gli studenti che vogliono evitare un'interrogazione o un compito in classe marinano la scuola o si fingono malati, quando non c'è la possibilità di affrontare più schiettamente il problema. Un piccolo inganno al quale pochi possono sostenere di non aver fatto mai ricorso. Ma nessuno aveva mai pensato di allagare la scuola, di provocare centinaia di milioni di danni, di impedire a un'intera comunità scolastica di mille ragazzi di accedere alle classi, per evitare un compito di greco, come è successo al Parini, liceo dell'èlite milanese. È un caso di disarmante stupidità o entrano in gioco variabili più complesse?
Vediamo i fatti: sabato scorso, al termine delle lezioni, con estrema meticolosità e sicuramente con premeditazione, cinque studenti di una prima liceo, due ragazzi e tre ragazze (di cui non scriviamo il nome) hanno ostruito con stagnola, acciaio a presa rapida e silicone tutti gli scarichi dei lavandini dei bagni, hanno aperto i rubinetti, hanno sigillato le porte e hanno devastato la scuola. Ragazzi di buona famiglia, ci dicono, che non appartengono alla categoria dei brutti, sporchi e cattivi. I loro genitori potrebbero assomigliare, per tipologia, a quegli ex pariniani che negli anni '#8216;60 finirono sotto processo per aver pubblicato sulla "Zanzara" il più celebre giornalino scolastico, un'inchiesta particolarmente coraggiosa sui comportamenti giovanili. Ragazzi con tutti gli strumenti culturali per capire le conseguenze di un gesto così abnorme. E che dopo la bravata hanno confessato, con una lettera al preside, di essere gli autori di questa devastante idiozia. Quattro di loro ieri mattina si sono presentati in presidenza accompagnati dai genitori, ma pare che del gruppetto facessero parte altri studenti rimasti nell'ombra. I danni che hanno provocato ammontano a 500 mila euro e saranno le loro famiglie a pagare, si spera, obbligandoli per le prossime estati a lavorare per risarcire il danno. "Perchè - come dice una psicologa del Beccaria - a questo punto è importante che loro stessi si mettano in gioco, che qualcuno li aiuti a capire la gravità del loro gesto e a sopportarne le conseguenze". Nessuno vorrebbe vederli rinchiusi in un carcere minorile, ma sarebbe un guaio se tutto si risolvesse coi soldi di papà.
Nella lettera, i quattro "pentiti" si scusano dicendo che non volevano provocare danni così ingenti. Non sapevano che un allagamento provoca infiltrazioni, intonaci che crollano. "Probabilmente - dice il loro insegnante di greco, Aldo Scarpis- hanno agito con la stessa leggerezza e con la stessa irresponsabilità di chi, dopo essersi fatto quattro canne, va a schiantarsi con l'auto contro un muro". L'autodenuncia non significa che le indagini siano chiuse: di loro si sta occupando la procura minorile che procede per danneggiamento aggravato e interruzione di pubblico servizio.
Il preside Carlo Arrigo Pedretti e il loro insegnante li definiscono "ragazzi normali" non particolarmente brillanti, ma non diversi da molti loro compagni di classe. A scuola i giudizi più duri arrivano dagli studenti, che non concedono attenuanti: "sono degli imbecilli e devono essere espulsi". Scarpis cerca di ragionare: "Non si può dar la colpa solo a questi ragazzi sebbene si debbano responsabilizzare. Lui non ama le prediche, fa l'insegnante e ritiene che l'unico atteggiamento corretto sia quello di mettersi a lavorare "per trovare motivazioni al lavoro che facciamo". Probabilmente il "commando" dei giovani vandali non tornerà al Parini e a Scarpis interessa lavorare su quelli che restano: "È a loro che dovremo far capire che questi ragazzi non sono da crocefiggere: non sono mostri, non sono terroristi islamici. Sono ragazzi come tutti gli altri, che esprimono quella cultura dello svacco che caratterizza un intera generazione". Resta una domanda, non retorica: è corretto addossare a un'intera generazione, a genitori che fanno con attenzione il loro mestiere, a una scuola che tenta di svolgere la propria funzione educativa, responsabilità che sono soprattutto individuali?


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