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Unità-Epifani: "Pensioni, la strada del governo porta al disastro"

Epifani: "Pensioni, la strada del governo porta al disastro" di Federica Fantozzi TELESE (Benevento). "Non è utile, non è giusto, non è serio affrontare le priorità del Paese partendo dalle...

29/08/2003
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l'Unità

Epifani: "Pensioni, la strada del governo porta al disastro"
di Federica Fantozzi

TELESE (Benevento). "Non è utile, non è giusto, non è serio affrontare le priorità del Paese partendo dalle pensioni. Le priorità sono altre e il governo dovrebbe averne chiaro l'ordine". Al suo primo intervento dopo l'escalation estiva della questione pensioni, il segretario della Cgil Guglielmo Epifani chiarisce subito come la pensa. L'occasione è l'apertura della festa dell'Udeur, a Telese, feudo di Clemente Mastella che in platea sorride soddisfatto. Poco prima, il moderatore del dibattito (Marco Esposito del Mattino) aveva provato ad attribuire il silenzio tenuto finora da Epifani alle vacanze, ma non è così: "È perché avverto un senso di fastidio che preferivo tacere".
Secondo il segretario della Cgil sono tre le priorità dell'Italia di oggi. La prima è "la mancanza di sviluppo, rispetto alla quale è imbarazzante il silenzio del governo dopo l'accordo fra i tre sindacati e Confindustria". Un accordo, dice, inviato a Berlusconi per ottenere un incontro, e dal quale ancora si attende una risposta. La seconda priorità è una politica dei redditi: "Tema scomodo, ma non si può ignorare il problema crescente per cui i redditi da lavoro dipendente e le pensioni non riescono a tenere dietro al costo della vita". Qui, la platea lo gratifica di un bell'applauso. Lui prosegue con la terza e ultima priorità: una politica sociale che rimetta al centro ammortizzatori sociali, formazione e scuola. La cosa più seria, insiste, sarebbe portare a compimento la costruzione di una previdenza integrativa. Epifani conclude con un avvertimento al governo: "Se si vuole fare cassa e fare disastri si vada avanti su questa strada. Troveranno l'opposizione ferma credo di tutto il sindacato, sicuramente della Cgil. Questo è un messaggio chiaro". Ma ce n'è anche per il governatore di Bankitalia: "Fazio invece di dare consigli agli altri pensi a cosa fa la sua mano sinistra. Ci sono aree di privilegio nel sistema previdenziale che vanno eliminate".
E il no alla riforma delle pensioni trova d'accordo il segretario della Cisl, Savino Pezzotta: "Non ci sono le condizioni per una riforma strutturale". Possibili, dunque, ritocchi quali "un passaggio sugli incentivi per quanti vogliono restare al lavoro". Ma interventi come "l'innalzamento dell'età e la decontribuzione ci sembrano fuori luogo". Quanto alla proposta di Antonio D'Amato di introdurli nella Finanziaria, il sindacalista la pensa "esattamente al contrario". Inoltre, "dire tutti i giorni che si toccano le pensioni" è un metodo che "fa solo danni".
Pezzotta ricorda poi che l'Italia ha alle spalle tre riforme sul tema: "Per la gente le pensioni non sono solo soldi, è un progetto di vita. Gliel'abbiamo già cambiato tre volte, non sono disposto a farlo una quarta...". Pezzotta però non rinnega la scelta passata di firmare il Patto per l'Italia (a differenza della Cgil): "L'accordo odierno con Confindustria è frutto di quel coraggio". Ammette che "la parte sugli ammortizzatori sociali non è stata applicata", ma si impegna a insistere con il governo.
Replica il sottosegretario al Lavoro Sacconi: "La preoccupazione principale del governo è la crescita". E a Prodi "che insiste sull'ossessione per la stabilità dell'euro" manda a dire che "bisogna contemperare stabilità e crescita". Smentisce l'ipotesi che vogliano "fare cassa", auspica riforme del mercato del lavoro e degli ammortizzatori sociali, insiste sull'importanza di aumentare l'occupazione dei 40-50enni. E ribadisce la "volontarietà" della scelta degli incentivi al pensionamento. Lo gela il diessino Pierluigi Bersani: "Vedremo se funzionano, perché di solito il lavoratore sa fare bene i conti...". Quanto alla crescita, l'ex ministro dell'Industria ribadisce l'esigenza di una politica industriale. E attacca: "Se a Berlusconi servono soldi per misure emergenziali, gli diciamo noi dove prenderli senza toccare le pensioni".
Anche Pierluigi Castagnetti attacca le scelte dell'esecutivo: "Se non c'è urgenza drammatica sui conti delle pensioni, perché cominciare da lì?". Secondo il capogruppo della Margherita alla Camera sarebbe meglio attendere il 2005, decimo anniversario della riforma Dini, "per rivedere i coefficienti. Così invece si gioca sulla pelle delle persone".
Sul tema interviene anche Luigi Abete, ex presidente di Confindustria e oggi alla guida di Bnl: "Il nodo delle pensioni si sarebbe affrontato più facilmente due anni fa che oggi. Ma sono stati due anni sprecati perché è stata sbagliata la priorità". Tuttavia, secondo Abete "è ancora possibile fare concertazione sulle pensioni nell'autunno di quest'anno, ma è molto difficile".


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