FLC CGIL
Contratto Istruzione e ricerca, filo diretto

https://www.flcgil.it/@3767665
Home » Rassegna stampa » Rassegna stampa nazionale » Unità-Da oggi lavoratori con meno diritti

Unità-Da oggi lavoratori con meno diritti

05.07.2002 Da oggi lavoratori con meno diritti di Felicia Masocco Il patto per i licenziamenti facili è stato stretto venerdì nel primo pomeriggio a Palazzo Chigi, è un patto separato senza...

05/07/2002
Decrease text size Increase text size
l'Unità

05.07.2002
Da oggi lavoratori con meno diritti
di Felicia Masocco

Il patto per i licenziamenti facili è stato stretto venerdì nel primo pomeriggio a Palazzo Chigi, è un patto separato senza la Cgil. Hanno invece apposto la loro sigla Cisl e Uil, Ugl, Cisal, il Sindacato padano, i rappresentanti delle imprese e quelli del governo. "Patto per l'Italia. Contratto per il lavoro" è il titolo del documento, "Intesa per la competitività e l'inclusione sociale", il sottotitolo. "Patto per Forza Italia" l'ha ribattezzato la Cgil e non senza ragione.
In sedici pagine più tre allegati, di certo c'è solo la riduzione dei diritti dei lavoratori. Navigano invece nella nebbia fitta i vantaggi che l'intesa dovrebbe recare all'occupazione, allo sviluppo e alla sua qualità e soprattutto alle tasche di chi percepisce redditi medio bassi per i quali è stata annunciata la "più grande riduzione" di tasse mai vista (5,5 miliardi di euro) mentre in realtà si tratta della più grande restituzione di tasse dovuta ai lavoratori e alle loro famiglie visto che precedenti accordi e leggi finanziarie già prevedevano l'abbattimento dell'Irpef (bloccata da questo governo) e la restituzione del fiscal drag.
Ma è dalla libertà di licenziamento senza giusta causa che bisogna partire perché presi dal delirio propagandistico, su questo aspetto i firmatari che ieri pomeriggio si sono alternati ai microfoni della sala stampa di Palazzo Chigi (da Angeletti a Pezzotta, da D'Amato a Berlusconi) si sono dati un gran daffare a sminuire la portata di una norma dirompente che introduce un'odiosa distinzione tra lavoratore e lavoratore, che altera l'equilibrio di potere nei posti di lavoro (che è già a favore dell'azienda) che liquida con una "mancia" da 2 a 6 mesi di retribuzione il dipendente licenziato senza giusta causa in quelle imprese che assumendo superano la soglia dei 15 dipendenti. La norma è spiegata nell'allegato numero 2: licenziare senza motivo diventa "un sostegno all'occupazione regolare e alla crescita dimensionale delle imprese". Se queste assumono, i nuovi lavoratori (a tempo indeterminato, (anche part-time) o con contratti di formazione lavoro diventano "fantasmi", non vengono computati: questo è il meccanismo che per tre anni dovrebbe portare al miracolo e trasformare l'attuale nanismo della rete produttiva italiana in chissà che cosa. Non indora la pillola sapere che il governo ha inserito dispositivi antielusione chiesti da Cisl e Uil: la norma non potrà essere applicata ai datori di lavoro che occupano più di 15 dipendenti nei 12 mesi precedenti; né vale nel caso di subentro di un'azienda a un'altra in un appalto. Quanto alla "sospensione" è fissata in 3 anni: quindi governo e parti sociali decideranno "eventuali ulteriori iniziative legislative" sulla base di un "avviso comune".
Tornando al Fisco, il governo ha staccato un "pagherò". Con il patto il si impegna a reperire 5,5 miliardi di euro per la riduzione delle tasse sui redditi fino a 25mila euro, ma anche per ridurre di almeno due punti dell'Irpeg e a reperire 500 milioni di euro per avviare dal 2003 la riforma dell'Irap. La progressività delle imposte (che insieme alla Cgil, anche Cisl e Uil si erano impegnate a difendere) verrebbe garantita da una politica di deduzioni (tutta da definire) che dovrebbe privilegiare le fasce di reddito medio-basse. Tanto di tabelle allegate al Patto (simulazioni) spiegano che un lavoratore che prende 10.646 annue risparmierà 481 euro all'anno di tasse; un pensionato con 9 mila euro pagherà 565 euro in meno di tasse. Sulla base di quale criteri si afferma? Risposte precise non sono state date: per Guglielmo Epifani che si tratta di "simulazioni false, inattendibili. Propaganda".
Un'altra promessa il governo l'ha fatta sulla spesa sociale: per la Finanziaria di quest'anno si è impegnato a non tagliarla rispetto allo scorso anno. Diverso il discorso per la spesa previdenziale: nel patto non se ne fa cenno, ma è stato spiegato che la delega previdenziale che prevede l'abbattimento dei contributi (fino al 5%) per i nuovi assunti è viva e vegeta e farà il suo iter in Parlamento con l'insidia di mettere a repentaglio il sistema previdenziale pubblico. Cisl e Uil non si erano impegnate anche su questo?
In compenso qualcosa si dice sulla politica dei redditi, quella che, per intenderci, dal '#8216;93 ad oggi ha permesso a colpi di moderazione salariale il raggiungimento di obiettivi importantissimi per il Paese che si affacciava all'Europa. Ne viene ribadita la validità "per dare stabilità e forza alla crescita economica". È stato in particolare il leader di Confindustria Antonio D'Amato a mettere l'accento su questo punto, una rincorsa salariale (a fine anno si rinnovano moltissimi contratti) sarebbe una iattura per le imprese; ma del resto anche il leader della Cisl Savino Pezzotta ha dichiarato di "non essere interessato" alla rincorsa salariale. L'obiettivo per tutti è tenere bassa l'inflazione: di quella programmata nel Patto non si dice, è materia di Dpef è stato ragionevolmente concordato. Per gli ammortizzatori sociali, poi, ci sono 700 milioni di euro all'anno. L'indennità di disoccupazione passa da 6 a 12 mesi e non potrà superare i 24 mesi nell'arco del quinquennio (30 al Sud). Sarà pari al 60% della retribuzione nei primi sei mesi, al 40% nei successivi tre. L'accordo conferma la riforma del collocamento e, dà "priorità" al Mezzogiorno: entro il 2008 il tasso di attività deve raggiungere il 60%. Le risorse per il Sud dovrebbero essere mantenute in una percentuale del Pil "almeno pari alle media degli ultimi anni".
Nei commenti dei firmatari i superlativi si sono sprecati: in tanta enfasi passa in secondo piano che si tratta di impegni generici, che il patto è iscritto in un Dpef anch'esso nebuloso e che su tutto gravano conti pubblici incerti, la corsa alle imposte locali, alla privatizzazione dei servizi.
Per il leader della Cisl, Savino Pezzotta si tratta di "un buon accordo che rappresenta una svolta". "Abbiamo raggiunto l'89% degli obiettivi". "Il sindacato riformista ha vinto", ha aggiunto". Quanto alla modifica dell'articolo 18, per Pezzotta "non intacca il diritto al reintegro della stragrande maggioranza dei lavoratori". E questo alla Cisl basta. Raggiante come non si vedeva da tempo, il segretario generale della Uil Luigi Angeletti ha dedicato il patto a Marco Biagi. Poi anche lui ha insistito: "L'articolo 18 non è stato toccato"; si tratta di "una grande intesa concertativa". Molto soddisfatto il presidente di Confindustria che definisce l'accordo "ottimo". E si capisce il perché: "L'intesa firmata oggi cambia il mercato del lavoro, creando per la prima volta dopo trent'anni tante flessibilità tutte insieme".


La nostra rivista online

Servizi e comunicazioni

Seguici su facebook
Rivista mensile Edizioni Conoscenza
Rivista Articolo 33

I più letti

Filo diretto sul contratto
Filo diretto rinnovo contratto di lavoro
Ora e sempre esperienza!
Servizi assicurativi per iscritti e RSU
Servizi assicurativi iscritti FLC CGIL