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Unità-Cominciano a riscrivere la storia-di Nicola Tranfaglia

25.09.2002 Cominciano a riscrivere la storia di Nicola Tranfaglia Frequento da più di trent'anni l'Archivio Centrale dello Stato che custodisce i documenti e le memorie del...

25/09/2002
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l'Unità

25.09.2002
Cominciano a riscrivere la storia
di Nicola Tranfaglia

Frequento da più di trent'anni l'Archivio Centrale dello Stato che custodisce i documenti e le memorie della nostra storia nazionale a partire dal 1860 ed è uno dei migliori archivi pubblici italiani, tanto da ospitare ogni giorno studiosi provenienti dall'Europa e del resto del mondo che studiano le vicende del nostro Paese. Negli ultimi cinque anni, grazie alla direzione di Paola Carucci che è professore di Archivistica presso l'Università di Roma La Sapienza, l'Archivio Centrale si è evoluto e modernizzato, sia dal punto di vista della strumentazione tecnica, sia delle iniziative culturali, di cui l'ultima è stata due mesi fa, la grande mostra su Carlo e Nello Rosselli nei documenti dell'Archivio. Sabato scorso Paola Carucci ha ricevuto una breve lettera dal ministro Urbani che, richiamandosi alla legge del luglio scorso di Frattini sugli alti dirigenti altrimenti detta 'spoil system' che consente ai ministri di sostituire alti dirigenti qualora, a loro avviso, non conseguano gli obbiettivi indicati dai ministri nei loro documenti e atti di indirizzo, l'ha destituita.
Un principio che, se interpretato con correttezza, ha una sua giustificazione ma che nel nostro paese e con una classe politica di governo che ha già dimostrato in numerose occasioni di avere uno scarso senso dell'istituzione e che si lascia guidare assai spesso da spinte clientelari o di fedeltà politica, nel senso più ristretto del termine, sta producendo nel corpo dello Stato conseguenze disastrose di cui soffriranno soprattutto gli utenti cioè i cittadini. È della settimana scorsa la decisione del ministro dell'Istruzione e dell'Università Letizia Moratti di sostituire quindici direttori dell'istruzione regionali su diciannove secondo criteri di appartenenza politica e nei fatti di minor preparazione ed esperienza professionale.
E arriva oggi il provvedimento del ministro dei Beni Culturali Urbani che sostituisce cinque direttori generali del ministero su undici.
Il caso dell'Archivio Centrale dello Stato sembra, almeno a prima vista, il più grave sia perché Paola Carucci ha dimostrato in questi anni grandi capacità tecniche e culturali sia perché è stato chiamato a sostituirla il dottor Maurizio Fallace che è un funzionario della carriera amministrativa e che non ha, per quanto posso giudicare, nessuna particolare esperienza di tipo storico-archivistico.
Il grave è, quindi, che con questa nomina si va fatalmente a interferire sui caratteri dell'Archivio, giudicato da tutti come il maggior istituto per la ricerca storica contemporanea.Non c'è quindi da meravigliarsi se un appello è partito ieri da alcuni studiosi a difesa dei caratteri istituzionali dell'Archivio e della necessità di una direzione autorevole e competente per salvaguardare le professionalità esistenti e la tradizione di correttezza e rigore scientifico che ha sempre caratterizzato quella istituzione: crediamo che migliaia di studiosi dell'Italia contemporanea sottoscriveranno quel documento che richiama il governo e l'opinione pubblica al rispetto del livello culturale raggiunto dall'Archivio e che una politica, assunta per mere esigenze di spoyl sistem, potrebbe mettere in discussione.
La vicenda appare particolarmente preoccupante di fronte all'enorme documentazione storica custodita, decisiva per ogni ricerca sull'Italia contemporanea e alla campagna martellante condotta dai giornali e dalle televisioni che fanno capo al governo e alla cosiddetta Casa delle libertà sulla necessità di riscrivere la nostra storia e controllare addirittura l'insegnamento della storia e i libri di testo.
Del resto proprio nel luglio scorso l'on. Fabio Caragnani di Forza Italia, che tempo fa aveva acquistato una certa notorietà istituendo a Bologna un telefono verde per segnalare gli insegnanti di idee contrarie all'attuale maggioranza parlamentare, ha presentato alla Camera un progetto di legge già assegnato per la discussione alla commissione Cultura e Istruzione che si intitola "Disposizioni per l'insegnamento della storia nelle scuole di ogni ordine e grado".
Il progetto consta di un solo sibillino articolo che recita: "Nelle scuole di ogni ordine e grado l'insegnamento della storia, in particolare di quella contemporanea, deve svolgersi attraverso l'utilizzo di testi di assoluto rigore scientifico che tengano conto in modo obbiettivo di tutte le correnti culturali e di pensiero per un confronto democratico e liberale che assicuri un corretto apprendimento del passato con particolare riferimento a quello più recente". Già la formulazione dell'articolo, da parte di chi ha istituito il telefono verde per i dissenzienti, è allarmante giacché i casi sono due: o si tratta di un'affermazione banale e accettabile da tutti o si vuol affermare che i testi usati attualmente sono contrari a questi princìpi e vanno censurati o cambiati.
Ma, se si procede a leggere la breve relazione che accompagna il progetto, se ne possono cogliere meglio le intenzioni che, seguendo la via tracciata nel Lazio dall'onorevole Storace, prefigurano la necessità di un controllo dei libri di testo per evitare "falsificazioni e manipolazioni ideologiche della storia". Siamo, insomma, alla delineazione di un principio profondamente contrario allo spirito e alla lettera della costituzione che garantisce la libertà delle scienze, delle arti e del loro insegnamento (art. 33 della Costituzione).
All'intervento centralistico sull'autonomia delle scuole e degli insegnanti che per le leggi vigenti possono ogni anno scegliere liberamente i testi di storia come quelli di tutte le altre discipline insegnate nella scuola.Si tratta, a mio avviso, di un altro attacco alle libertà fondamentali degli italiani e delle nuove generazioni e di un tentativo, da parte del maggior partito della Casa delle libertà, di indottrinare gli studenti secondo linee che, invece di promuovere il libero confronto che è sempre stato in Italia tra le diverse correnti di pensiero e di interpretazioni del passato, tende a privilegiare la visione propria dell'attuale maggioranza con interventi censori nei confronti di chi non è d'accordo.
Quando più volte su questo giornale ho denunciato le tendenze al regime mediatico e poliziesco che fanno capo a Berlusconi, come ai suoi alleati, ho trovato anche nel centrosinistra interlocutori che lo negavano ma credo che di fronte a questa offensiva che parte dalle scuole e dagli archivi, e in particolare dal più importante di essi per la storia contemporanea e ora giunge in Parlamento con un progetto ambiguo, ma chiaro quanto ai suoi obbiettivi, sia il caso di riconoscere che la strategia della maggioranza procede a grandi passi e che è giunto il momento di contrastare una simile tendenza con forza e chiarezza ancora maggiore di quanto si è fatto finora.


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