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Unione Sarda-Insegnanti, studenti e bidelli questa volta sono qui con no

In piazza contro la Finanziaria e il Patto per l'Italia. Articolo 18: raccolte 170 mila firme "Centomila no al Governo" La protesta in Sardegna: nessuno tocchi i diritti Rullano i tamburi...

19/10/2002
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L'Unione Sarda

In piazza contro la Finanziaria e il Patto per l'Italia. Articolo 18: raccolte 170 mila firme
"Centomila no al Governo"
La protesta in Sardegna: nessuno tocchi i diritti
Rullano i tamburi, le bandiere rosse sventolano nelle vie della città, c'è anche Titti in piazza per ringraziare Berlusconi, Blavoo, sei un glande. Il ministro Moratti, "protettrice delle scuole private", sfila in processione, mentre il popolo dei manifestanti grida la protesta sui cartelli, 'Berluska la Sardegna non è tua'. Per la Cgil sarda "è uno spettacolo eccezionale", inutile dire che, per loro, "lo sciopero è riuscito". Poco importa, dopo quattro ore di marcia sotto un sole che picchia come d'estate, se nella piazza più grande dell'Isola "siamo 40 mila", come urla a squarciagola uno dei leader storici, o 'solo' quindicimila-ventimila come dice la questura. La Cgil chiude il 'suo' sciopero generale contro il Patto per l'Italia (firmato da Cisl e Uil) e la Finanziaria "imbrogliona" del Governo con la convinzione di aver portato in piazza "centomila persone", tante quante il 16 aprile con Cisl e Uil. Hanno sfilato non solo a Cagliari, ma anche a Nuoro (dove ha parlato il segretario sardo Pino Marras), Sassari, Olbia, Carbonia e San Gavino: "In tutto fanno centomila", tra operai, studenti, insegnanti e bidelli, pensionati, tute blu, edili, impiegati, chimici: tutti in fila dietro lo striscione generale della protesta "per i diritti e lo sviluppo".
A Cagliari, in piazza Costituzione, sotto sopra e tutt'attorno al Bastione c'è un mare di gente quando a mezzogiorno il microfono passa a Raffaele Minelli, uno degli uomini della segreteria spediti da Roma. "Lo sciopero è riuscito, l'Italia ha compreso profondamente le ragioni della nostra protesta: ci aspettiamo che il Governo cambi le indicazioni della sua politica economica e sociale". Se così non fosse "siamo convinti che non saremmo più soli e che ritroveremmo l'unità sindacale non solo con Cisl e Uil ma anche con tutte le altre associazioni". Articolo 18, lavoro, scuola, sanità, Mezzogiorno, previdenza, enti locali: "Motivi per scioperare ce ne sono tanti - grida Minelli - e la gente è dalla nostra parte: abbiamo raccolto tre milioni e 800 mila firme contro le modifiche dell'articolo 18 che sono all'esame del Parlamento, in Sardegna siamo sopra le 170 mila adesioni. Vuol dire che la gente ha capito il gioco del governo: l'intervento dello Stato servirà a Confindustria per dire che nei posti di lavoro la musica è cambiata e che ora si può licenziare". La verità è che "questa combricola di cialtroni vuole affossare l'Italia: ma l'Italia non ci sta".
E non ci sta nemmeno la scuola, urlano le tre 'mascotte' delle elementari di Santa Caterina Selma, Silvia e Arianna: "Vogliamo il tempo pieno", gridano divertite dai gradini del bastione di San Remy. Il segretario della Cgil-scuola, Peppino Loddo esulta di fronte alla folla: "Insegnanti, studenti e bidelli questa volta sono qui con noi, cinquemila lavoratori, più di quanti ce ne fossero il 16 aprile: tutti in piazza per difendere a spada tratta la scuola pubblica contro i tentativi del governo di distruggerla, fra tagli forsennati che mirano solo a ledere il diritto all'istruzione per farlo diventare privilegio di pochi". Si sfoga anche Giorgio Asuni, segretario della Camera del lavoro di Cagliari: "Questa grande partecipazione al nostro sciopero ci incoraggia a proseguire nella battaglia intrapresa. I sardi sono scesi in piazza perché c'è un ritardo di sviluppo e molta rabbia verso una Giunta regionale immobile, ma anche per ribadire il loro no alle modifiche dell'articolo 18: a Cagliari abbiamo raggiunto 50 mila adesioni, il doppio di quanto ci eravamo prefissati. Sui diritti delle persone non si tratta, il Governo deve capirlo". In caso contrario - incalza la segretaria regionale Giannarita Mele - "la battaglia contro la Finanziaria e il Patto per l'Italia non finirà qui: noi continueremo la lotta".
Nella grande piazza sarda, così come nel resto d'Italia, non ci sono naturalmente Cisl e Uil che, come firmatarie del Patto per l'Italia, non hanno aderito alla protesta. Che i rapporti fra i tre sindacati non siano dei migliori lo dimostrano gli scontri, avvenuti fuori dai cancelli della Saras di Sarroch: i delegati della Cisl accusano la Cgil di aver vietato l'ingresso ad alcuni lavoratori. Un episodio che, unito alla guerra sulle cifre, sicuramente alimenterà nuove polemiche. Quanto all'Ulivo, nella piazza cagliaritana si sono visti alcuni politici: non c'erano i rappresentanti della Margherita (i sardi, come Paolo Fadda e Gian Mario Selis, hanno rispettato il diktat romano), hanno sfilato invece, da viale Sant'Avendrace, il segretario di Rifondazione comunista Sandro Valentini, il capogruppo di Rc Luigi Cogodi, tre consiglieri di Democratzia Piersandro Scano, Nazareno Pacifico e Ivana Dettori. Si sono visti anche il parlamentare Ds Antonello Cabras, Emanuele Sanna (Ds) e persino Alberto Randazzo del centrodestra. "Rifondazione è qui per dire no a una finanziaria che ancora una volta penalizza i lavoratori, i pensionati e le classi più deboli - spiega Valentini - ma è qui anche per dare un segnale alla Regione contro lo spettacolo indecente che sta dando la maggioranza: questa manifestazione è anche contro Pili e la giunta di centrodestra". Cogodi taglia corto: "Chi vuole stare dalla parte giusta oggi è qui". Bando alle polemiche, lo sciopero sardo si chiude con un messaggio di pace a Cisl e Uil: "Avete perso una grande occasione ma non fate altri errori - avvisa Minelli - il Sud, la Sardegna, questi giovani e questi anziani vi chiedono di stare con noi".

Carla Raggio


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