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Una lacerante solitudine -di Alessandro Paris

https://utenti.lycos.it/ingridtotti/main.htm Una lacerante solitudine di Alessandro Paris Dunque, io tre anni fa, chissà come, scopro, navigando su questo nuovo mezzo che si chiama Internet, ...

26/10/2002
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https://utenti.lycos.it/ingridtotti/main.htm

Una lacerante solitudine
di Alessandro Paris

Dunque, io tre anni fa, chissà come, scopro, navigando su questo nuovo mezzo che si chiama Internet, una cosa come "Scuola di Specializzazione per l'insegnamento secondario" presso L'Università Cattolica del Sacro cuore. Urca! Una cosa seria. Se l'alma università cattolica s'è scomodata per attivare una cosa del genere' Beh, vuol dire allora che quello che ho sentito da qualche parte'sì, da qualche amico che me ne doveva aver parlato, di una scuola postuniversitaria dove tu studi due anni e poi ti danno l'abilitazione! Wuao', cavolo è sempre stato quello che volevo fare'il prof. di filosofia! E allora, vediamo, interessiamoci. No, anzi' il coupon scaricabile dice che c'è tempo per iscriversi fino al 21 settembre, e la prova di ammissione è' E così (sorvolo tutta una serie di fatti per non rompere le balle ai nostri venticinque lettori) mi trovo dentro una stanzetta, con un personaggio imbronciato il quale mi accetta il mio coupon e mi ricorda che devo pagare le centomila di prescrizione alla "prova d'ingresso", da lì ad un mesetto. Il mesetto trascorre tra birre la sera con amici, sveglia presto, corsetta al mare, e qualche sfogliata distratta all'Adorno-Gregory-Verra. e ' scena successiva, io sul treno per Milano che leggo delle istituzioni feudali, e intanto, intorno, guardo le bolognesi scendere salire e scendere dall'Eurostar, e nelle orecchie Fossati "io non ti voglio parlare parlare ma tra le ginocchia salire'" E Milano, la grande città che mi accoglie (cioè, si fa per dire).Mi ritrovo seduto in mezzo a cento-centocinquanta persone di vari sessi, e si alza in mezzo all'aula Pazzaglia, il quale in un italiano forbito invia seriosi moniti all'agire responsabile e al dovere etico. In mezzo alle varie teste, se ne staglia una pelata di un individui strano, profilo zingaresco, occhi fulminei, braccia larghe e mani potenti. E inizio a scrivere qualcosa sui fogli bianchi, domande aperte... [eh, già, allora le domande a noi ce le fecero aperte] Poi mi giro e conosco una tizia ("tipa", in italiano-milanese standard) di Como-Cuneo-Brescia che ne so, che mi dice che si è laureata in statale su un filosofo scettico del Seicento portoghese (sic! Mica c'è solo Charron!) e che non mi devo preoccupare che tanto qui è solo una farsa, sono tutti raccomandati, e in ogni modo tu si vede che sei bravo e vedrai che entrerai. Vabbè. Altri dieci giorni, mi arriva la telefonata che mi hanno accettato per la A036 e la A037. Mah'

[Così rimango a farmi fischiare le orecchie tra questi alberghi bianchi e devastati ('sempre Fossati nelle orecchie')] (Fiossati).
Ri-entro, e... ci ritroviamo in un grande spazio sorvolato da lampade al neon al cui centro, non so bene se rialzato o ribassato, si staglia la cattedra dove seduti ci sono: Pazzaglia, Ghisalberti, la Segretaria. E quello simpatico, di cui mi è sfuggito il nome. Insomma ci dicono che questa è la scuola del futuro, che non ci dobbiamo aspettare un corsetto di perfezionamento sul modello di quelli organizzati dai sindacati, ma una vera e propria scuola, con frequenza, esami, ma che, a fronte di un impegno gravoso, avremo un'abilitazione garantita, e la possibilità di un titolo all'avanguardia nella scuola italiana per entrare da professionisti in questo mondo. Giuro che ci dicono cose di questo genere. E siamo tutti molto gasati. Ci sentiamo un'élite, un'avanguardia, una scelta pattuglia di pionieri. Chiediamo solo, un po' intimoriti, quale sarà la mole delle ore che ci spettano. La Scuola ha già predisposto un primo prospetto. Lo vediamo. Caspita! Quasi tutti i pomeriggi occupati. Nomi come "fondamenti epistemologici del discorso filosofico", "corsi trasversali"' Wuao! Siamo al posto giusto nel momento giusto. Siamo qui perché qui vogliamo essere.

Adesso inizia tutt'un'altra storia! Anzi'

La storia continua, con la quotidianità spezzata ad un certo punto da una voce, che nasce con un sussurro e diventa un boato e si fa sempre più interruzione fino a diventare ossessione e tormento: tutto questo affannarci non vale niente. La ssis non vale niente, non ci danno l'abilitazione! Iniziamo a parlare tra noi, a guardarci. E scopri e conosci le persone. Quella già lavora, insieme a quello quella e quell'altra, sono insegnanti di religione' cazz'; qui due sono ciellini, quello sicuramente è comunista, quell'altro è' Uè ragazzi ma siamo tutti sulla stessa barca, se qui non ci danno l'abilitazione sono cavoli amari? Cosa si fa? Ovvio, si parla, si chiede, si martella la "controparte", i professori. Voi sapete nulla? Sì, no, ma' non vi preoccupate. L'istituzione totalitaria non risponde, ma rinvia, sempre. Vedrete, vedrete, tutto andrà a posto. Io in quei giorni vivo nell'ansia che diventa angoscia. Ero partito che volevo studiare tutto, farmi una cultura pedagogica. Avevo iniziato con le istituzioni di pedagogia di Massa, e poi qualcosa di Cives, non ricordo bene. Ma piano piano tutta la mia attenzione si stava polarizzando sull'unico interrogativo centrale, che esistenzialmente devastava la mia fragile persona: a cosa serve tutto ciò se non ci danno l'abilitazione, il "pezzo di carta"? E soprattutto, i soldi che sto facendo spendere (5 milioni in due anni e più), soldi per tutto. E non lavorare, e nemmeno avere la sicurezza che questi altri due anni ti serviranno per costruirti una sicurezza. Uf che casino!

Fu in quei giorni che conobbi altri amici, che diventarono amici nella lotta. Perché lotta fu. Veramente all'inizio occorreva imparare a decifrare le carte, le leggi, la terminologia burocratica del ministero, il gergo scolastico. Ebbene, noi, i sissini, non eravamo contemplati. Mai, o quasi mai. Mai nella realtà delle cose, nei concreti atti dell'amministrazione scolastica centrale e periferica, non si faceva di noi menzione. La stessa legge che aveva istituito, anni prima, la figura delle ssis, sembrava essere scavalcata, nei suoi effetti pratici, cioè nella previsione dell'immissione in graduatoria, da altre che non ci avevano previsti. Una tragedia. Il senso di una "beffa".

In Statale, ci dissero, si stanno organizzando per fare qualcosa. Si deve andare a parlare con i direttori delle ssis lombarde, e poi più in su, fino ad arrivare al Ministero della pubblica istruzione, a Luigi Berlinguer! Allora, a quel tempo, mi ricordo che tutte le volte che pensavo o dicevo questo nome, aggiungevo anche "li mortacci sua"! e così Luigi Berlinguer-li-mortacci-sua, aveva fatto partire le ssis senza preoccuparsi di adeguare contestualmente la normativa amministrativa relativa al regolamento delle graduatorie, che, di fatto, ignorava le ssis. Così noi, persone in carne e ossa, eravamo inesistenti. Gli effetti di un esperimento che il Centro non conosceva. Veramente qui ci vorrebbe uno storico, uno di quelli seri, che scrivesse la storia delle ssis, la storia integrale di quei giorni. Si dovrebbe riportare le varie opinioni dei burocrati ministeriali che bestemmiavano quando vedevano le lettere di protesta di questi quattro cretini che ci rompono le palle, ma chi so? Manco so' precari? Ma che vonno? Se vojono comprà l'abbilitazione coi sordi? Le stesse parole dette dal ministro Luigi-Berlinguer-li-mortacci-sua. E ripetute tante e tante volte. Dice: cazzo, a forza di ripetere cose assurde, alla fine diventano ovvie. Dico: cazzo, questo funziona con la maggioranza degli italiani riguardo alle cazzate che dice Berlusconi, ma non funziona, o non funzionò allora, con la prima generazione dei sissini. Avevamo talmente tanta dignità, ed eravamo talmente tanto incazzati, che in compenso un bidello dei cobas di oggi sembra un moderato. Me le ricordo le riunioni alla Bicocca, tra SSIS-UNICATT e SILSIS, per parlare delle novità della lotta in corso. Telefonate continue, dritte proferite a mezza voce, "bombe" scoppiate nei corridoi tra gli studi dei professori e dei direttori delle siss e poi rimbombanti nella lista, che, bontà loro, alcuni studenti veneti avevano tirato su. E me le ricordo le prime e-mail nella lista. Arrabbiate, arroventate, angosciate, roba che quelle di adesso sembrano le frasette da baci perugina. C'era una solidarietà assoluta. C'era il senso di un movimento spontaneo, di una compagnia di ventura unita in una lotta, dove non esistevano caporioni, ma tutti eravamo "nella stessa barca". Un movimento "nascente", come direbbe Alberoni.
Chissà come tutto finì bene. Incredibilmente l'abilitazione ci fu accordata, e ci fu accordato il beneficio di 30 punti in più nella graduatoria, con l'accorpamento delle fasce in modo a noi molto vantaggioso. Incredibilmente per modo di dire. In realtà le novità erano il combinato disposto di tante cose. Innanzi tutto, diamone atto, alla nostra lotta. Non so in che percentuale, per la verità. Ma tant'è. Secondariamente delle pressioni del mondo accademico che spingeva perché le ssis avessero il giusto riconoscimento, in modo da avvalorare, per motivi interni alle università, la loro attivazione e continuazione. In terzo luogo le cose stavano cambiando, a livello politico nazionale. E quindi i sissini potevano essere lo specchietto per le allodole della "scuola che vogliamo", anche perché, essendosi caratterizzati oggettivamente ­ e forse per molti di loro, malgrado le intenzioni politiche private e le adesioni ideologiche personali - in maniera antisindacale, avrebbero potuto essere usata per scalzare finalmente il monopolio sindacale dal mondo del lavoro scolastico, così come, più in generale, questo nuovo governo farà per strati più ampi del lavoro. Questo uno storico lo può dire. Perché noi, io' non sono uno storico. E potrei essere tentato di condividere l'ottica bassa di chi si ferma al primo livello e dice: la conquista del titolo, dei trenta punti e dell'accorpamento delle fasce è avvenuto a causa della lotta fatta allora'

Poi la storia continuò, e venne la batosta. Quello stesso Tar che aveva dichiarato illegittime le fasce-casta, dichiarò illegittima la cumulabilità del servizio con i trenta famosi e fottutissimi punti. Iniziò un incubo che dura ancora. Tutti furono contro di noi. Sindacati, quasi tutti. Compagni di cammino, quasi tutti. Giornali, quasi tutti. Fu evidente l'errore di prospettiva, l'isolamento in cui i sissini erano stati portati dalla loro dissennata politica (oggettiva), di avvicinamento alle sorti del governo di centro-destra. La cosa che sta avvenendo in questi gironi, nel Bar-Ssis, è l'autocoscienza di una lacerante solitudine. Ognun per sé, e dio per tutti.

e ora che fare?

Ale


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