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Un’altra pagina. La scuola dopo il Covid19

di Dario Missaglia presidente nazionale Proteo

27/04/2020
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PavoneRisorse
  1. La scuola in movimento

Il movimento esploso nelle scuole in questo periodo di forzato dominio del distanziamento sociale, rappresenta un fatto imprevisto e di grande interesse.

Un movimento in evoluzione, ancora da decifrare in tutti i suoi aspetti, in cui abbiamo colto spontaneismo, improvvisazione, apprendimento sul campo, cooperazione a distanza. Sono emersi visibili alcuni errori ( spesso troppi compiti assegnati, talvolta poco coordinamento degli interventi, ecc) ma il valore umano, pedagogico e sociale di questa onda lunga è stato significativo ed è entrato nelle famiglie alle prese con una chiusura forzata delle proprie relazioni e una gestione molto complicata della giornata dei propri figli. Un soffio di fiducia. Quei bambini e adolescenti in una condizione di costrizione difficile per tutti ma per loro certamente sofferta oltre misura, hanno avvertito che fuori dalle mura domestiche c’erano degli adulti che si interessavano di loro, della loro giornata; che cercavano, ben sapendo che nulla di virtuale può sostituire la ricchezza e le emozioni di un luogo chiamato scuola/classe, di dare un senso, anche una finalità di cultura ed istruzione a queste giornate così difficili.
E’ un movimento di persone che hanno avvertito una responsabilità deontologica di fronte al proprio lavoro e alla società . Non ci eravamo forse più abituati: ma non è questo il senso più significativo dell’impegno politico? Il civismo che avevamo visto sepolto sotto la coltre della virulenta narrazione della destra al potere, è riemerso offrendoci finalmente nel mondo della scuola, una testimonianza limpida e partecipata. La   vocazione democratica come desiderio fatto testimonianza concreta, di ricostruire legami sociali di solidarietà e impegno verso le nuove generazioni, è riemersa.

La scuola riprende una sua funzione politica, civile, sociale e lo fa in una delle condizioni più difficili e drammatiche della nostra storia del secondo novecento: trovo tutto questo sorprendente e promettente. Una leva per riaprire un ciclo nuovo della politica, della iniziativa nella scuola e non solo . E’ il messaggio, da me condiviso, che ho letto nel “Manifesto” sulla scuola proposto dalla Flc-cgil e dal suo segretario generale, Francesco Sinopoli.

  1. Insegnamento e didattica a distanza

Non di meno, quel processo va sottoposto ad attenta riflessione: per “conservare”, come scriveva H.Arendt, e per pensare il futuro, come è nel dna dell’educare. Comprendere, in una discussione a tante voci, i punti forti e i punti deboli di questa inedita esperienza.

Non vi è dubbio innanzitutto che il frequente ed inedito utilizzo delle nuove tecnologie e lo scenario dei prossimi mesi , stia aprendo nel mondo della scuola un dibattito su questi temi come mai era accaduto in precedenza . Del resto , una parte di docenti, considerata l’età anagrafica, è “immigrata” digitale e ha una conoscenza spesso non approfondita delle nuove tecniche e degli effetti di queste nella comunicazione educativa. Prevale pertanto una certa diffidenza che io stesso condivido, avendo osservato da vicino l’effetto deleterio di alcuni potenti mezzi: facebook in primis ma anche altre suggestioni tecnologiche. In questi anni le nuove tecnologie sono state forze potenti al servizio di un modello sociale che ha demolito le pratiche di cooperazione professionale, le relazioni sociali, i legami comunitari .R. Sennett ci ha lasciato pagine memorabili su questo e richiama tutti noi all’esigenza di attrezzare un pensiero critico forte, denso di quei nuovi valori scientifici ed umanistici auspicati da A.Sen e M.Nusbaumm per una nuova cultura della scuola , del lavoro, della società.

Il potere deleterio delle nuove tecnologie si scatena quando sono esse a dirigerci e non viceversa. Nell’insegnamento, sia ben chiaro, uno strumento, per quanto evoluto possa essere, non sostituirà mai la persona. Insegnare infatti è una attività molto delicata, complessa, basata sulla relazione diretta, fisica ed emotiva, con l’altro. Per questa ragione insegnare è sempre una attività contestualizzata ( non è la stessa cosa insegnare a piccoli o adolescenti, a bambini con disabilità, a cittadini extracomunitari, ad adulti, in una scuola di città o di campagna, del nord o del sud, ecc). Ho appreso questo concetto, da giovane maestro elementare, leggendo le pagine di un grande maestro di pedagogia e didattica, Alberto Alberti. Ed è proprio questa dimensione della contestualizzazione a non essere riproducibile da una macchina.

Da qui occorre partire per una riflessione pedagogica sulle nuove tecnologie e il loro impatto con la didattica in presenza, con la comunicazione, con il lavoro cooperativo. 

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