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Tuttoscuola news n.56

N. 56, 17 giugno 2002 SOMMARIO 1. Organici e orari: l'Emilia Romagna ricorre alla Consulta 2. La via della sperimentazione 3. Riforma: esce la miniguida per gli insegnanti 4. Renato D'A...

17/06/2002
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N. 56, 17 giugno 2002

SOMMARIO

1. Organici e orari: l'Emilia Romagna ricorre alla Consulta
2. La via della sperimentazione
3. Riforma: esce la miniguida per gli insegnanti
4. Renato D'Angio' confermato presidente dell'ENAM
5. 42 euro ad ogni docente per l'autoaggiornamento
6. Pronta la piattaforma contrattuale, i maestri vogliono essere
trattati come i prof.
7. Finalmente l'indennita' di funzione per i presidi incaricati
8. Non c'e' accordo sul passaggio degli istituti professionali alle
Regioni
9. Docenti e graduatorie, i 'sissini' non ci stanno

1. Organici e orari: l'Emilia Romagna ricorre alla Consulta

Le Regioni dell'Emilia Romagna e dell'Umbria aprono il primo
contenzioso con lo Stato nell'era del nuovo Titolo V della
Costituzione, impugnando davanti alla Consulta la legge 448/2001,
Finanziaria 2002, perche' violerebbe in diverse parti i principi
introdotti dal nuovo testo costituzionale. E tra le materie oggetto
del contendere c'e' anche, nel caso dell'Emilia Romagna, l'istruzione.
I ricorsi, depositati l'8 marzo scorso e pubblicati sulla Gazzetta
Ufficiale n. 22 del 5 giugno '02, contestano la violazione dei nuovi
articoli 117 e 118 della Costituzione.
Il presidente dell'Emilia Romagna, Errani, aveva annunciato a febbraio
l'intenzione di contrastare l'intervento del governo su materie non
piu' di esclusiva competenza dello Stato. Dalle parole, che forse non
erano state prese sul serio da tutti, e' passato ai fatti.
Ma quali i motivi di protesta da parte dell'Emilia Romagna? Il ricorso
impugna i commi 3 e 4 dell'art. 22 della Finanziaria 2002, a proposito
di organici e di orari delle scuole.
I criteri di determinazione degli organici del personale scolastico e
il computo dell'impegno dei docenti desunto in base all'orario
frontale con gli alunni introdurrebbero, secondo il ricorso, elementi
di rigidita' nell'organizzazione scolastica a scapito dell'autonomia
delle istituzioni; autonomia che non dovrebbe essere violata dallo
Stato per esigenze di razionalizzazione della spesa.
Secondo l'Emilia Romagna la legge finanziaria, intervenendo su
organici e orari delle istituzioni scolastiche, non avrebbe dunque
disciplinato norme di carattere generale, ma avrebbe annullato la
possibilita' di intervento concorrente delle Regioni (previsto dal
nuovo art. 117 della Costituzione), annullando anche il principio di
sussidiarieta' di cui al nuovo art. 118, a seguito del rafforzamento
dell'ufficio scolastico statale regionale che prevarrebbe sulla
Regione.

2. La via della sperimentazione

Una via d'uscita dallo stallo operativo della riforma Moratti potrebbe
essere costituita dalla sperimentazione di alcuni dei suoi aspetti
caratterizzanti. Va anzi prendendo consistenza, in alcuni ambienti di
viale Trastevere, la convinzione che la complessita' e la radicalita'
dei cambiamenti annunciati (doppio canale "di pari dignita'",
riorganizzazione dei piani di studio con forte riduzione dell'orario
obbligatorio, personalizzazione dei curricoli tramite le attivita'
facoltative ecc.) richieda una fase preliminare di sperimentazione e
verifica di fattibilita', con coinvolgimento attivo dei docenti e
valutazione in itinere. Nessun paese moderno, ad ordinamento
democratico, ha realizzato da un anno all'altro - viene sottolineato
da qualcuno alla Minerva - una riforma della portata di quella
preannunciata in Italia: ci sono voluti in genere 10-15 anni per
completare i processi, e l'approccio piu' efficace sembra essere
quello di tipo implementativo della riforma continua (rolling reform)
adottato, per esempio, dalla Svezia. Paese peraltro notoriamente molto
diverso dal nostro.
Insomma, le Intese sottoscritte dal Ministro nelle scorse settimane
con la Regione Lombardia e la Provincia di Trento, con le quali
vengono poste in sperimentazione alcune delle novita' sopra indicate
(dal doppio canale ai nuovi orari), potrebbero avere un significato
che va al di la' della semplice anticipazione di alcuni aspetti della
riforma generale. Potrebbero prefigurare un approccio diverso alla
riforma stessa, piu' graduale e sperimentale, ed un passaggio dai
vecchi ai nuovi ordinamenti che si realizza in un arco temporale piu'
ampio, coinvolgendo all'inizio solo una parte delle istituzioni
scolastiche e formative, crescente nel tempo.
Viene da fare un'osservazione. Il nostro e' un paese strano. C'e' una
legge approvata che non applichiamo. E una legge non ancora approvata,
che sperimentiamo. Se poi qualcuno dall'estero, guardando agli ultimi
anni di riforme scolastiche nel nostro paese, parla di schizofrenia
all'italiana, non ce la prendiamo.

3. Riforma: esce la miniguida per gli insegnanti

E' in linea sul sito del MIUR ( www.istruzione.it ) la "guida alla
riforma" per dirigenti scolastici e insegnanti. Si intitola "Una
scuola per crescere - Ragioni e sfide del cambiamento". L'impostazione
e' la stessa utilizzata per il fascicolo destinato alle famiglie,
diffuso poche settimane fa: si tratta di una lettura sistematica del
testo del disegno di legge Moratti, facilitata da evidenziazioni e
brevi commenti, ed integrata da una serie di schede informative.
C'e' da prevedere che non mancheranno, anche in questo caso, le
polemiche che hanno accolto l'uscita della pubblicazione destinata
alle famiglie, visto che la legge e' ancora all'inizio del suo iter
parlamentare, e potrebbe subire modifiche piu' o meno rilevanti. Ma il
ministro Moratti ne fa un problema di corretta informazione e di
"dialogo con tutti i protagonisti della scuola", come scrive nella
presentazione.
L'opuscolo fornisce utili indicazioni di contesto (la riforma nel
quadro della nuova Costituzione, il sistema scolastico in evoluzione,
la comparazione europea) e chiarimenti sul disegno di legge delega
ministeriale.
Tra i dati comparativi offerti ce n'e' uno di notevole attualita':
riguarda le retribuzioni dei docenti italiani rispetto a quelle dei
colleghi dei Paesi dell'Ocse e dell'Unione europea.
Nella comparazione degli stipendi il MIUR ha messo in evidenza non
solo i valori assoluti (che sono complessivamente a sfavore dei
docenti italiani), ma anche - forse con un po' di provocazione verso
le rivendicazioni sindacali di questi giorni - quelli orari.
E proprio nella retribuzione rapportata ad ore di lavoro
(https://www.tuttoscuola.com/ts_news_56-2.doc ) gli insegnanti italiani
non sono sempre gli ultimi della classe. Che e' come dire che, se si
punta ad aumentare il valore assoluto degli stipendi, occorrera' anche
mettere mano agli orari di servizio, soprattutto dei docenti della
scuola media.

4. Renato D'Angio' confermato presidente dell'ENAM

Manca solamente il decreto finale della presidenza del Consiglio dei
Ministri, poi Renato D'Angio' sara', per la terza volta, presidente
dell'Enam, l'Ente Nazionale di Assistenza Magistrale.
Il nuovo consiglio di amministrazione dell'ente ha proposto al
ministro Moratti una rosa di tre nominativi tra cui scegliere il
presidente. Il ministro ha scelto appunto D'Angio', che verra' quindi
confermato presidente per il terzo mandato consecutivo, smentendo
dunque la voce, di fonte sindacale, che dava Daniela Colturani,
segretario generale della Cisl-scuola, come papabile alla presidenza
dell'Enam.
L'ente, che amministra fondi annui per circa 70 miliardi di vecchie
lire, versati per legge dagli insegnanti e dai dirigenti delle scuole
materne ed elementari, si appresta ora, proprio su progetto del
presidente D'Angio', a diventare ente per l'intero comparto della
scuola con possibilita' di iscrizione, facoltativa ma irrevocabile, da
parte anche del personale della scuola secondaria.
Va ricordato che per il settore della scuola secondaria esiste gia' un
ente ad iscrizione volontaria, il Kirner, con finalita' analoghe a
quello dell'Enam. Si tratta di un fratello "povero" che tuttavia
potrebbe utilmente svolgere un ruolo integrativo nelle attivita'
assistenziali e formative a favore del personale scolastico.

5. 42 euro ad ogni docente per l'autoaggiornamento

Si tratta di pochi, pochissimi, euro, ma e' una novita' che va
comunque salutata positivamente: dopo l'accordo tra ministero e
sindacati del 5 giugno scorso, e' attesa infatti nelle prossime
settimane la direttiva per l'attuazione della disposizione che
prevede, per la prima volta, il diritto degli insegnanti al rimborso
per le spese di aggiornamento.
La Finanziaria 2002 ha stanziato 35 milioni annui di euro, pari a
circa 70 miliardi di lire, per una media di 42 euro (83 mila lire)
circa rimborsabile ad ogni docente di ruolo o con contratto a tempo
determinato 2002-03. I rimborsi sono previsti per i docenti statali.
Non si fa menzione di quelli che prestano servizio nelle scuole
paritarie, che peraltro, in virtu' della legge sulla parita' non
dovrebbero essere esclusi da questa provvidenza.
L'accordo ha previsto le seguenti tipologie di attivita'/acquisti
rimborsabili: acquisto di libri e sottoscrizione di abbonamenti a
riviste specializzate, iniziative di formazione promosse da enti
accreditati o autorizzati, corsi di specializzazione universitaria,
stages presso aziende, acquisto di software didattici, abbonamenti a
siti telematici e canoni. Le domande di rimborso andranno presentate
entro la fine del 2002 al dirigente scolastico della propria scuola,
allegando la documentazione della spesa sostenuta. La direttiva
ministeriale fissera' il tetto massimo di spesa rimborsabile e la
ripartizione delle risorse finanziarie per ogni istituzione
scolastica.
Tuttoscuola ha predisposto per i lettori della newsletter un'offerta
speciale che incrementa il valore del "buono" rimborsato dal
ministero: infatti con l'importo per l'abbonamento annuale alla
rivista mensile "Tuttoscuola" (35 Euro) vengono offerti in omaggio
anche 2 articoli a scelta dal catalogo di libri e Cd-rom editi
dall'Editoriale Tuttoscuola, per un controvalore molto superiore ai 42
euro circa riconosciuti. Un motivo in piu' per abbonarsi a
"Tuttoscuola". Per saperne di piu', consultate la scheda allegata (
https://www.tuttoscuola.com/ts_news_56-1.doc ).

6. Pronta la piattaforma contrattuale, i maestri vogliono essere
trattati come i prof.

La richiesta al governo e' precisa: mettere nero su bianco, nel Dpef
che sara' presto varato, l'investimento di 19 mila miliardi per la
scuola nel prossimo quinquennio, gia' promesso dal ministro Moratti.
A Bellaria i sindacati scuola confederali approvano dunque la
piattaforma rivendicativa per il rinnovo del contratto scaduto il 31
dicembre scorso, e lanciano un messaggio all'esecutivo: la scuola
attende chiarezza sin dal documento di programmazione economica e
finanziaria.
Per la prima volta, inoltre, sale nelle scuole la richiesta di
uniformare trattamenti giuridici ed economici dei docenti di materna
ed elementare (un terzo del personale scolastico a contratto) a quelli
della scuola secondaria.
In alcuni documenti diffusi in questi giorni, i maestri, anche in
forza della crescente presenza tra di loro di laureati, chiedono che
in occasione del rinnovo del prossimo contratto della categoria
vengano sanate le differenze giuridiche e stipendiali esistenti.
Bisogna precisare che nelle piattaforme sindacali, confederali e non,
la questione dell'equiparazione, almeno in parte, e' prevista
soprattutto per quanto riguarda gradualmente l'uniformita' degli orari
di servizio settimanale (lo prevedeva anche il programma quinquennale
della legge sui cicli).
Intanto tra gli emendamenti presentati al Senato sul disegno di legge
di riforma ce n'e' uno, presentato dal senatore Asciutti (Forza
Italia), che per il corso universitario quadriennale in scienze della
formazione primaria (laurea per i maestri) prevede che "l'esame finale
ha valore di esame di Stato ed abilita all'insegnamento, nella scuola
materna o dell'infanzia e nella scuola elementare o primaria". Proprio
come succede gia' per la scuola universitaria di specializzazione per
insegnanti della secondaria (Ssis). Le richieste dei maestri sembrano,
dunque, aver gia' trovato in qualche modo ascolto. Vedremo cosa
accadra' in Parlamento e sui tavoli delle trattative sindacali.

7. Finalmente l'indennita' di funzione per i presidi incaricati

Non c'e' piu' bisogno di diffide e di proteste: i presidi incaricati,
in attesa che esca il bando per il corso-concorso riservato per
dirigenti scolastici, incasseranno intanto l'attesa nuova indennita'
per funzioni superiori, in conseguenza del nuovo contratto dei
dirigenti.
Il tira-e-molla tra sindacati, ministero dell'Istruzione e ministero
dell'Economia e' infatti finito ed e' stata diramata l'11 giugno
scorso la nota ministeriale per il pagamento delle nuove spettanze.
L'indennita' spetta anche ai docenti vicari che hanno sostituito il
dirigente scolastico assente o impedito.
Con effetto dal 1° gennaio 2001 la misura mensile lorda
dell'indennita' e' stata rideterminata in complessive £. 2.397.667
(pari ad euro 1.238,30), corrispondente all'importo annuo di £.
28.772.000 (pari ad euro 14.859,49).
A dire la verita', i presidi incaricati e i vicepresidi l'indennita'
l'hanno gia' percepita, ma nella vecchia misura conseguente al vecchio
contratto dei dirigenti scolastici (allora personale direttivo).
Gli interessati andranno dunque ad incassare l'arretrato per la
differenza tra la vecchia e la nuova misura, per un importo lordo
annuo (secondo i calcoli di Tuttoscuola) di 16 milioni e 970 mila lire
(1.414.167 lire mensili lorde), pari a 730,36 euro lordi al mese.
Chi ha prestato ininterrottamente l'incarico di preside dal 1° gennaio
2001 ad oggi avra' un arretrato lordo di quasi 25 milioni e mezzo di
vecchie lire.

8. Non c'e' accordo sul passaggio degli istituti professionali alle
Regioni

Il tema del possibile passaggio degli istituti professionali e del
relativo personale alle Regioni continua a registrare opinioni
contrapposte. Gli stessi assessori regionali all'istruzione non
riescono a trovare una posizione comune. Lo ha evidenziato anche una
recente inchiesta di "Professione docente", il mensile del sindacato
Gilda ( www.gildains.it ), che ha intervistato i responsabili
dell'istruzione di quattro Regioni.
Gli assessori di Lombardia e Piemonte (area di centro-destra) si sono
dichiarati pronti ad assumere la responsabilita' legislativa del
settore, mentre Bastico (Emilia Romagna) dichiara di non volersi
assumere la gestione diretta ne' degli istituti professionali ne' del
relativo personale docente.
L'assessore Buffardi (Campania, e anche responsabile del coordinamento
politico degli assessori regionali all'istruzione e alla formazione
delle regioni italiane) spera che la riforma Moratti venga emendata
nel senso dell'integrazione reale dei sistemi di istruzione e di
formazione; in tal caso si potrebbe pensare ad una gestione del
personale integrata, con i docenti collocati in un unico comparto come
gia' avviene nella Regione a statuto speciale Trentino Alto Adige.
Su un punto i quattro si sono trovati sostanzialmente d'accordo: nel
riconoscere al nuovo Titolo V della Costituzione una potenzialita'
positiva che puo' aprire nuovi spazi, anche nel campo dell'istruzione,
a favore delle Regioni. E non sembra che vogliano rinunciarci, come
dimostra il ricorso di Emilia Romagna e Umbria contro la Finanziaria.

9. Docenti e graduatorie, i 'sissini' non ci stanno

Le caselle di posta elettronica del ministero, dei sottosegretari e
delle riviste scolastiche si stanno intasando di e-mail di proteste
degli insegnanti precari delle Ssis che si sono visti cancellare da
una sentenza del Tar del Lazio il punteggio del servizio regolarmente
prestato durante la frequenza dei corsi universitari.
I cosiddetti 'sissini' protestano sia contro la sentenza che giudicano
non legittimata da riferimenti legislativi probanti sia contro il
ministero dell'Istruzione che ha preferito rinunciare a contrastare la
sentenza per non compromettere le imminenti operazioni di avvio del
prossimo anno scolastico.
Non gioiscono pero', piu' di tanto, nemmeno gli altri precari che
avrebbero voluto togliere ai colleghi delle Ssis anche il punteggio
aggiuntivo di 30 punti legato al semplice possesso della
specializzazione.
E non gioiscono nemmeno i funzionari dei vari Csa (Centri per i
servizi amministrativi) che sono ora alle prese delle rettifiche di
graduatorie permanenti da regolarizzare tassativamente entro il
prossimo 31 luglio per consentire le nomine in ruolo con pieno effetto
da settembre 2002.
Insomma una storia non troppo edificante nella quale tutti hanno buoni
motivi da vantare ma, alla fine, sembra che a vincere non sia proprio
nessuno: colpa di una catena di errori, compiuti - magari a buon fine
ma spesso con improvvisazione - sul piano politico e amministrativo
almeno nell'ultimo biennio.


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