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Tecnica della scuola-Il sogno della Moratti

Il sogno della Moratti di Giorgio Veneziani A Gubbio, il ministro Letizia Moratti, davanti ad una platea attenta, ha concluso il suo discorso sul rinnovamento della scuola con le parole: "sono con...

04/09/2002
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La Tecnica della Scuola

Il sogno della Moratti
di Giorgio Veneziani
A Gubbio, il ministro Letizia Moratti, davanti ad una platea attenta, ha concluso il suo discorso sul rinnovamento della scuola con le parole: "sono convinta che lavorando insieme a voi, avendo come unico, centrale, punto di riferimento il destino dei giovani, il disegno di cambiamento della scuola potrà avere successo".

Peccato che l'appello alla collaborazione non fosse rivolto agli insegnanti né ai sindacati o ai dirigenti. Piuttosto agli amministratori locali, riuniti a Gubbio per imparare ad amministrare meglio la cosa pubblica.
Peccato che dirigenti, sindacati, insegnanti (stavolta abbiamo cambiato l'ordine, ndr) debbano sapere dai giornali o al più dagli amministratori locali, quale destinazione il Ministro riservi loro.
L'"I have a dream" di Martin Luther King era un progetto che prevedeva un futuro ed una terra dove bianchi, proprietari terrieri, e neri, discendenti degli schiavi, potessero vivere insieme, in pace.
Nel progetto della Moratti, "i neri", gli insegnanti, non hanno ruolo alcuno (è una coincidenza, ma il ruolo non esiste più, è stato sostituito con il tempo indeterminato') se non quello di subire una riforma blindata che, ancora una volta, viene decisa dai "bianchi", non importa la coloritura del Governo!
Certo, agli insegnanti, nel progetto di riforma, sono dedicate attenzioni e risorse (entrambe di là da venire). E al primo punto il Ministro ne prevede l'aggiornamento "nella consapevolezza che la formazione dei docenti é fattore determinante per il miglioramento della qualità educativa e formativa e per l'attuazione dei processi di riforma".
Afferma ancora il Ministro: "Il modello di scuola per il quale dobbiamo lavorare è una scuola veramente libera, aperta, integrata che si ispira ai principi di sussidiarietà e di pluralismo che sono alla radice dell'intera tradizione liberale della nostra società e che annoverano illustri padri storici, da Antonio Rosmini a Luigi Einaudi, da Gaetano Salvemini a Luigi Sturzo, il quale affermò: Ogni scuola deve poter dare i suoi diplomi non in nome della Repubblica, ma in nome della propria autorità".
E allora, signor Ministro, quale diploma diamo oggi ai nostri studenti? E dov'è scritto che una scuola libera debba avere un minor numero di insegnanti? Non ha rivolto Lei un appassionato invito ai suoi Colleghi europei a dotarsi di insegnanti di sostegno, per cui l'Italia, in questa conquista sociale, figura al primo posto tra i quindici paesi?
E se deve essere realizzata la sussidiarietà, consentendo massicci interventi da parte dei privati, a fronte di decisi arretramenti della Scuola di Stato, non pensi, signor Ministro, ad una scuola dove i gestori, per stare sul mercato, siano costretti ad affamare gli insegnanti precari!
A stento sopravvivono le scuole gestite da ordini religiosi o quelle che dispongono di rette milionarie, scuole a cui solo poche famiglie possono accedere!
La scuola è un servizio sociale, alla stregua di un pronto soccorso ospedaliero.
Ha mai fatto caso, signor Ministro, a quanti Pronto Soccorso sono annessi a cliniche private? Chissà perché è veramente difficile trovarne!
In conclusione, signor Ministro, faccia in modo, nell'interesse di tutti, che il progetto che ha in mente sia un bene per la scuola, non una iattura!

03/09/2002


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