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Suola oggi-L innovazione forzata non paga. Risposta a Modini

L innovazione forzata non paga. Risposta a Modini Per come ha preso avvio l'operazione "in/formazione sulla riforma" (vedi il Sillabo delle "linee guida" in particolare) non stentiamo a imm...

06/06/2003
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ScuolaOggi

L innovazione forzata non paga. Risposta a Modini
Per come ha preso avvio l'operazione "in/formazione sulla riforma" (vedi il Sillabo delle "linee guida" in particolare) non stentiamo a immaginare che vi siano state sugli ispettori tecnici precise sollecitazioni e pressioni perché si facessero parte attiva in questo processo di "innovazione forzata", con il compito di "far condividere" la riforma stessa.
Abbiamo già espresso in altre occasioni (e non siamo stati i soli: lo hanno fatto, anche meglio di noi, l'ispettore Giancarlo Cerini e l'on. Beniamino Brocca) le nostre riserve sulla richiesta del "condividere", in questo contesto e di fronte ad atti "unilaterali" e predeterminati. Condividere cosa, poi, quando di "ufficiale" vi è solo la cornice della legge delega e tutto il resto sono solo documenti di lavoro, bozze di indicazioni, bozze di ipotesi, bozze di decreti legislativi che registrano aperti dissensi anche all'interno della stessa maggioranza di governo, oltre che perplessità e disorientamento nel mondo della scuola?
In questo quadro ci saremmo aspettati da parte dell'ispettore Modini, coordinatore degli incontri, un atteggiamento di maggior cautela, problematicità, per non dire "criticità" nei confronti del cosiddetto "cambiamento", del "nuovo che avanza" (che per la verità temiamo riproponga alla fine qualcosa di abbastanza vecchio, per certi aspetti un ritorno a soluzioni già scartate in passato').
Quello che francamente ci sconcerta è l'equazione "riforma Moratti = innovazione = miglioramento", ribadita da Pietro Modini anche nella recente lettera inviata ai dirigenti scolastici. Ma dove sta scritto che quello che sta dietro il sipario della legge n.53/2003 e che si può intravedere (il contenuto dello "schema" di decreto attuativo la cui approvazione da parte del Consiglio dei ministri è stata finora continuamente rinviata) sia da ritenere tout court "innovazione" sul piano didattico ed educativo?
La stragrande maggioranza degli interventi dei dirigenti scolastici e dei docenti, in tutti e tre gli incontri di formazione, ha sollevato non pregiudiziali ideologiche o sterili opposizioni di principio, ma ha posto problemi concreti, preoccupazioni, perplessità, indicato nodi aperti e di non facile soluzione (nulla di lontanamente paragonabile, appunto, ad atteggiamenti luddistici o disfattisti'). Facciamo ancora una volta, per intenderci, alcuni esempi, nel merito.
La figura dell'insegnante tutor. Come si fa a dire che non si tratta di una figura "prevalente" (una nuova e diversa articolazione della funzione docente, quindi, che scardina la "pari dignità" del team, del gruppo docente) quando dovrebbe svolgere pressoché l'intero orario di servizio sullo stesso gruppo classe? E perché mai le "funzioni tutoriali", sicuramente importanti e indispensabili, non dovrebbero essere svolte da tutti i docenti, magari su gruppi di alunni diversi? E come è possibile, concretamente, sul piano organizzativo-pratico, pensare alla composizione/scomposizione di "gruppi di alunni della stessa classe o di classi diverse" (gruppi di livello, di compito, gruppi elettivi, di laboratorio, ecc.), oltre la struttura dell'unità-classe - cosa che richiede materialmente la presenza contemporanea di più docenti - in una prospettiva di contenimento del numero dei docenti, di riduzione degli organici, definiti in base ad un tempo scuola ridotto, più "leggero"'?
Com'è possibile pensare ai laboratori come situazioni di apprendimento, spazi didattici attrezzati quindi, in assenza di risorse (investimenti, strutture adeguate, personale con competenze specifiche, ecc.)?
Il tempo scuola. Nessuno ha ancora chiarito esplicitamente, fino in fondo, se il tempo pieno (40 ore di scuola, mensa inclusa) con la riforma a regime ci sarà ancora o no e a Milano, come in altre grandi città, questo è un problema serio, di enorme rilevanza sociale. Qualcuno ha azzardato (Mauro, forse Aprea) che nelle "bozze" di Ipotesi permane un modello di 40 ore, guardandosi bene dal precisare però chi gestisce gli alunni durante il "tempo mensa" (le 10 ore in più, di "differenza"), se questo è escluso dall'orario scolastico (v. art.7. comma 3 della bozza di decreto). Questo quesito è stato posto con forza dall'ANCI in una recente lettera al Ministro e non ha ancora avuto una risposta.
E si potrebbe continuare di questo passo, con forti perplessità ad es. sull'impianto e sullo spessore culturale delle Indicazioni e delle Raccomandazioni'.
Spacciare poi l'anticipo come grande innovazione ci sembra francamente ridicolo. L'ingresso anticipato è una scelta-opportunità, lasciata alle sole famiglie, di dubbio valore pedagogico e nella scuola materna in particolare pone seri problemi organizzativi e gestionali.
Insomma, caro Ispettore Modini, non sempre il cambiamento coincide con l'innovazione (nel senso di avanzamento, iniziativa positiva sul piano educativo e didattico, capace peraltro di riscuotere consenso, apprezzamento generale, "partecipazione"').
Non conviene allora abbandonare le forzature unilaterali, le elaborazioni individuali di qualche "talebano" (per riprendere la definizione usata dall'on.Brocca) e cambiare rotta, cercando veramente le condizioni perché almeno sulla riforma della scuola vi sia un'effettiva e larga condivisione?
Nella logica della ricerca del "consenso" perché allora non avviare un percorso diverso cominciando ad es. col far pervenire alle scuole i materiali e i risultati della "sperimentazione" avviata in questo anno scolastico (del tutto sconosciuti'), e da lì partire come possibile base di discussione?
Le scuole, nella loro autonomia, hanno avviato (e continueranno a farlo, senza "imposizioni") momenti di riflessione sulle tematiche della riforma e produrranno senz'altro idee, proposte e indicazioni perché le loro migliori esperienze non vadano perdute. L'Amministrazione adotti finalmente un atteggiamento di ascolto e di confronto.

per il Coordinamento Cgil-Cisl
A.Acquati '#8211; L.Dansi '#8211; G.Gandola


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