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Sole 24 ore-Scuola, professori sempre più vecchi

Scuola, professori sempre più vecchi MILANO - Tanti professori e tanto personale ausiliario non fanno, da soli, una scuola di eccellenza. È l'amara conferma che viene dalle cifre dell'annuale ...

17/09/2003
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Il Sole 24 Ore

Scuola, professori sempre più vecchi
MILANO - Tanti professori e tanto personale ausiliario non fanno, da soli, una scuola di eccellenza. È l'amara conferma che viene dalle cifre dell'annuale Rapporto Ocse "Education at a glance", quasi 500 densissime pagine di grafici e tabelle che fotografano la realtà dell'istruzione nei Paesi aderenti all'Organizzazione. Il numero dei docenti, dei segretari e dei bidelli, dunque, come primo indicatore del livello delle varie scuole nazionali. In Italia, com'è noto, i lavoratori della scuola sono molti di più rispetto al resto del mondo sviluppato. Nel nostro Paese ci sono circa 140 addetti ogni mille studenti (siamo al primo posto, seguiti a distanza da Islanda, Ungheria e Francia) mentre al lato opposto della classifica (in Giappone, Canada, Messico e Corea) il numero via via scende, fino ad arrivare al minimo di 80 (senza dimenticare che il nostro Paese continua ad avere un numero di allievi per classe nettamente più basso degli altri). Gli stipendi dei prof. E quanto sono pagati i professori? È vero o non è vero che quelli italiani restano molto indietro rispetto ai loro colleghi Ocse? La risposta dà ragione a chi sostiene che c'è un livello salariale basso, ma non bassissimo: si va, tenendo presente lo stipendio raggiunto a metà carriera, da meno di 10mila dollari all'anno in Ungheria e Slovacchia, per raggiungere i 40mila dollari e oltre in Germania, Giappone, Corea, Svizzera e Stati Uniti, con l'Italia che si piazza a un livello intermedio, circa 31mila dollari. In questo caso è da notare una "partenza lenta" del nostro Paese (all'inizio di carriera l'insegnante italiano è tra gli ultimi, con poco più di 25mila dollari) con un recupero progressivo nel corso degli anni. Qualche confronto dopo 15 anni di carriera: l'insegnante tedesco porta a casa 49mila dollari, quello svizzero quasi 55mila, l'americano 41mila e 500; dalla parte più bassa, lo slovacco si deve accontentare (è il caso di dirlo!) di 6.600 dollari, e l'ungherese di poco meno di 9mila. In situazione simile alla nostra stanno Finlandia, Austria, Belgio, Francia e Norvegia. Ma è soprattutto la progressione della carriera a essere molto lenta da noi: in Australia, Danimarca, Inghilterra, Nuova Zelanda e Scozia si arriva al massimo in soli 11 anni; al contrario, in Italia si devono aspettare 30 anni per raggiungere il top della retribuzione. Già, ma gli insegnanti italiani lavorano di più o di meno dei loro colleghi? Il numero delle ore di insegnamento nella scuola primaria varia da 605 a 1.139 (la media è di 792): l'Italia si piazza vicino alla media, con 748 ore. Nella scuola media si va invece da 553 ore a 1.182 (media 714), e anche in questo caso il nostro Paese è leggermente al disotto, con 612 ore. La qualità degli insegnanti. In generale si nota in tutti i Paesi Ocse una mancanza di figure nelle materie "scientifiche" (informatica, matematica) e nelle lingue straniere; al contrario, non ci sono problemi nel reclutare docenti negli altri campi più letterari e per l'educazione artistica e l'educazione fisica. L'età degli insegnanti è particolarmente avanzata in Italia, dove la metà di docenti della scuola secondaria ha oltre 50 anni. L'altra metà dei maestri e dei professori italiani si suddivide fra i 40-50enni e i 30-40enni, mentre pochissimi sono i prof sotto i 30 anni nella primaria e in numero insignificante dal punto di vista statistico nelle secondarie. Questo pone un problema grave negli anni a venire: come sottolinea Eric Charbonnier, uno degli estensori del Rapporto, si tratta di avviare politiche precise da parte dei Governi, per rendere più attraente la professione e sopperire così al prevedibile "buco" che si aprirà quando, in un periodo di tempo non troppo lungo, molti degli attuali insegnanti andranno in pensione. Spese per l'istruzione. In media, i Paesi Ocse spendono il 5,9% dei rispettivi Pil per i loro sistemi educativi. Nel quinquennio 1995-2000 molti Paesi si sono dati da fare per aumentare la quota, ma non abbastanza l'Italia. Facendo base 100 nel 1995, si osserva infatti che soltanto Canada e Repubblica Ceca hanno fatto peggio di noi, mentre grandi progressi sono stati compiuti da Stati che partivano da situazioni svantaggiate, come Turchia e Grecia, ma anche da nazioni con sistemi educativi avanzati, come Australia, Svezia, Olanda e Gran Bretagna. In particolare, il grafico mostra come diversi Paesi abbiano aumentato la quota di spesa in rapporto al Pil, cosa che non è invece avvenuta da noi. LUIGI PAINI


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