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Senza lavoro il 37% dei giovani: top dal 1992

Ue: in Italia trappola povertà. Crolla l’occupazione anche per gli uomini: è al 66,3%

09/01/2013
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la Repubblica

Luisa Grion

ROMA — Aumenta la disoccupazione dei figli, diminuisce l’occupazione dei padri e — avverte la Ue — rischiamo di cadere con tutti e due i piedi nella «trappola della povertà». Per quanto riguarda il lavoro, in Italia non ci siamo: la riforma — finora — non ha prodotto effetti, tantomeno fra i giovani. Gli ultimi dati forniti dall’Istat (novembre 2012) segnano infatti una certa stabilità per quanto riguarda il quadro generale, ma fanno notare un ulteriore peggioramento della condizione giovanile.
La disoccupazione, nel suo complesso, resta ancorata all’11,1 per cento, lo stesso livello registrato ad ottobre (rispetto ad un anno fa è invece aumentata di 1,8 punti), ma guardando alla fascia di ragazzi di età compresa fra i 15 e i 24 anni, il tasso ha raggiunto il record assoluto — almeno per gli ultimi venti anni — del 37,1 per cento.
In aumento dello 0,7 sul precedente mese e di 5 punti tondi
rispetto ad un anno prima. Una rapida «escalation» che condanna più di un giovane su tre a restare a spasso (l’Istat precisa che il rapporto considera i giovani «attivi», quelli che stanno cercando lavoro, non gli studenti quindi).
Restando in famiglia, le cose non vanno bene nemmeno per i padri: in Italia ci sono 641 mila giovani disoccupati (il 10,6 per cento della popolazione in quella fascia di età), ma i posti scarseggiano pure per i genitori. Negli ultimi cinque anni c’è stato anche un deciso crollo dell’occupazione fra gli adulti. Dal 2007 al 2012 gli uomini al lavoro sono diminuiti di 746 mila unità e il tasso di occupazione maschile è scivolato dal 70,8 al 66,3 per cento. Una quota così bassa non si vedeva dal 1992. Alle donne, nello stesso periodo, è andata un po’ meglio: hanno conquistato altri nuovi 220 mila posti di lavoro, ma bisogna considerare che si parte da un livello basso e da una busta
paga media che le penalizza. Buona parte della nuova occupazione delle donne è legata infatti a mansioni di medio-basso profilo (l’Istat aveva già fatto notare come sia aumentato, fra le italiane, il numero di colf e badanti).
Non solo: per il 2013 le previsioni non sono buone e questo preoccupa molto anche la Ue. A novembre l’Istat ha contato 2
milioni 870 mila disoccupati e il fatto che le previsioni dei prossimi mesi non siano positive fa sì che il Paese possa andare incontro ad un generale peggioramento delle condizioni di vita. Il Rapporto Ue 2012 su occupazione e sviluppi sociali è molto esplicito su questo punto, e avverte l’Italia che, con il peggiorare della crisi, sta andando incontro ad un «rischio elevato
» di cadere in una «enorme trappola della povertà»: una volta che una persona entra in difficoltà, è molto difficile che riesca ad uscirne. Per Bruxelles da noi, come in Grecia, Malta, Spagna e Paesi baltici, c’è un «drammatico aumento, nel lungo periodo, dei rischi di esclusione sociale» e «le prospettive stanno peggiorando perché le previsioni sono assai
cupe».
Dati ed analisi, queste, che preoccupano il sindacato. Per la Cgil la disoccupazione record è il «risultato delle politiche di solo rigore», secondo la Cisl «il lavoro deve essere il primo punto di qualsiasi programma elettorale»; la Uil sostiene la necessità di interventi » immediati» per fare fronte a quelli che l’Ugl definisce cifre
«allarmanti». Per Adusbef e Federconsumatori il dato «drammatico » era comunque «ampiamente prevedibile: non fa altro che dimostrare quanto sia stata controproducente la linea di politica economica adottata finora». L’unica possibilità per «uscire dall’asfissia» — secondo i consumatori — è «intervenire a favore del reddito fisso».


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