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Scuola, salta l'accordo nella maggioranza

Dietrofront del Pd sul concorso a crocette dopo l'estate. L'esecutivo potrebbe mettere la fiducia al Senato

27/05/2020
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La Stampa

È durata 24 ore l'intesa sulla scuola. Da ieri la maggioranza si è di nuovo spaccata su quello che nella notte tra domenica e lunedì era stato annunciato come un grande accordo ma su cui già lunedì mattina i sindacati esprimevano forti perplessità.
Ieri mattina anche il Pd ha capito di aver commesso un errore ed è arrivata la marcia indietro. Francesco Verducci, senatore Pd e vicepresidente della commissione Cultura, che sta esaminando il Decreto scuola su cui è in corso lo scontro, ha spiegato che l'accordo è «assolutamente insoddisfacente» aprendo ufficialmente la frattura nella maggioranza. Alle critiche del Pd si è unito anche Leu. Verducci ha ripresentato in commissione un emendamento che propone l'assunzione per un anno dei precari in base a titoli e servizio e un orale selettivo alla fine. Un'ipotesi che M5s aveva giudicato una «sanatoria» che non privilegia «il merito».
Tutto da rifare, quindi, sull'intesa con cui il presidente del Consiglio sperava di riuscire a far approvare il decreto che cancellava i quiz a crocette dalla prova scritta e rinviava il concorso a dopo l'estate e, nel frattempo, prevedeva l'assunzione di 32 mila docenti a tempo determinato scegliendoli attraverso le graduatorie di istituto.
L'approdo nell'aula di palazzo Madama previsto per ieri è slittato a oggi ed è probabile che il governo ponga la fiducia sul provvedimento che scade il 7 giugno e dovrà andare alla Camera dopo il voto del Senato.
Si registrano le proteste anche di sindacati e movimenti studenteschi. Hanno formalmente proclamato lo stato di agitazione i cinque maggiori sindacati del comparto scuola. Flc-Cgil, Cisl scuola, Uil scuola Rua, Snals Confsal e Gilda Unams si dicono del tutto insoddisfatti delle mediazioni politiche raggiunte fra i gruppi di maggioranza e hanno inviato ai ministeri competenti una richiesta di svolgimento del tentativo di conciliazione. Gli studenti di decine di scuole romane sono pronti a scendere in piazza giovedì 28 con un presidio davanti al ministero dell'Istruzione sponsorizzato dal Fronte della Gioventù Comunista (Fgc). Al centro delle proteste la contrarietà alla gestione della scuola nella crisi e la questione maturità. Anche gli insegnanti delle scuole paritarie sono in fibrillazione, perché si considerano penalizzati dalla proroga di soli 5 mesi del trattamento di cassa integrazione in deroga. E il Comitato tecnico-scientifico, dal canto suo, ha bocciato l'ipotesi del ritorno in classe per un ultimo giorno di scuola all'insegna dei saluti, avanzata dalla viceministra dell'Istruzione, Anna Ascani. Il coordinatore del Comitato Agostino Miozzo ha spiegato che le scuole non sono attrezzate. La viceministra ha insistito, spiegando che «almeno all'aperto si può». fla.ama.


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