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Scuola, prof contro e il merito non decolla

Dopo il flop della sperimentazione, sulla valutazione de docenti il clima si arroventa

05/02/2011
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Il Messaggero

di ALESSANDRA MIGLIOZZI

ROMA - Dopo il flop della sperimentazione, sulla valutazione dei docenti il clima si arroventa. La prossima settimana i sindacati dovranno confrontarsi con il ministero sul decreto di attuazione nella scuola della riforma Brunetta per la misurazione del merito del pubblico impiego. Ed è già polemica: la bozza finale del testo è arrivata tardi alle organizzazioni dei lavoratori, gli spazi di discussione sono risicati. «Peraltro- spiegano dalla Flc Cgil- il decreto stabilisce a monte che solo il 75% dei docenti può essere premiato per merito. Insomma si decide in anticipo che un quarto degli insegnanti sono fannulloni o non abbastanza meritevoli». I criteri per ottenere premi saranno decisi in un secondo momento, anche in base ai progetti di sperimentazione della valutazione messi in campo dal ministero. Progetti che, però, stanno arrancando nelle sei città campione (Cagliari, Pisa, Siracusa, Napoli, Torino e Milano): i prof stanno dando forfait. A giorni scadono le candidature per partecipare al progetto, ma restano scarse le adesioni. E ora si apre un nuovo fronte di contestazione: quello dei test Invalsi, le prove che misurano la preparazione degli alunni in matematica e italiano. I docenti si preparano a mettersi di traverso. Il ministero, nelle note inviate alle scuole, parla di prove da somministrare obbligatoriamente. Ma i Cobas non sono d’accordo: «Le circolari e le note ministeriali non sono leggi. Si possono non fare i test. Il collegio dei docenti può decidere, tranne che per l’esame di terza media, di non partecipare». I Cobas dicono no ai test Invalsi «perché è ormai chiaro che verranno utilizzati per agganciare a questi risultati la carriera dei docenti». A maggio quando si svolgeranno le prove gli insegnanti potrebbero rifiutarsi, o decidere di non digitalizzare i dati per poi spedirli all’Invalsi ma di mandare il cartaceo, o chiedere che sia l’Invalsi stesso a mandare personale per lo svolgimento dei test. La Flc Cgil lamenta che il Miur, con una serie di atti ministeriali, ha premuto l’acceleratore sulla «obbligatorietà delle prove arroventando il clima visto che non ci sono risorse in più per questo sforzo ulteriore». Dal Miur rispondono che «non giova a nessuno boicottare i test che servono alle scuole per autovalutarsi: così si rinuncia all’autonomia scolastica. Entro l’anno poi doteremo le scuole medie di lettori ottici per alleviare il peso della tabulazione dei dati visto che le prove ci sono anche all’esame».


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