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Scuola, le Regioni contro gli esperti sul metro di distanza sui bus

Per ora il comitato di tecnici conferma: niente deroghe Ma sui trasporti la partita è aperta E dopo il caso Ricciardi Conte ordina: basta fughe in avanti

25/08/2020
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la Repubblica

Tommaso  Ciriaco

ROMA — Nessuna deroga al metro di distanza tra passeggeri a bordo dei mezzi del trasporto pubblico locale: a complicare il compito del governo in vista della ripartenza della scuola è l’orientamento della "sezione" del Comitato tecnico scientifico che si occupa del dossier. Un’indicazione — da confermare in una riunione del Cts al completo, prevista per domani — trapelata al termine di un incontro a cui hanno preso parte anche le regioni. Un paletto che varrebbe nonostante l’obbligo di mascherina su bus, metropolitane e tram. Criteri stringenti, che rischiano di trovare governo e regioni impreparati, senza mezzi a sufficienza (e attrezzati a dovere). Tanto da spingere la Toscana a scrivere a Palazzo Chigi per ipotizzare una deroga. È forse la grana più delicata con cui è alle prese in queste ore l’esecutivo. I contagi crescono, la ripartenza scolastica del 14 settembre stenta a decollare e Giuseppe Conte abbandona il low profile di agosto. Non può permettersi di fallire, a pochi giorni dalle elezioni regionali, banco di prova della maggioranza. Stronca quindi fughe in avanti (come quelle di Walter Ricciardi): «D’ora in poi — fa sapere — la comunicazione sulla riapertura sarà ufficiale e costante, per evitare che il moltiplicarsi di dichiarazioni di esperti o politici finisca per disorientare i cittadini e creare un clima di incertezza ». E agisce, il premier. In attesa di capire se Lucia Azzolina rientrerà in un rimpasto ad ottobre, come circola in queste ore, sposta la cabina di regia a Palazzo Chigi. Lanciando un messaggio ai suoi ministri: la scuola non è più solo un problema della titolare dell’Istruzione, ma un «imperativo categorico» del governo. «Siamo tutti in gioco per garantire un rientro nella massima sicurezza».

Il tema destinato a tenere banco nelle prossime ore, comunque, è quello dei trasporti. La scuola muove dieci milioni di persone, un’enormità. Il problema è che i bus sono pochi, rispetto al distanziamento previsto. Un rompicapo, per Paola De Micheli, stretta tra le ragioni sanitarie e la necessità di garantire i pendolari per studio o lavoro. La ministra dei Trasporti rischia di fallire, visto che nulla sembra in grado di rispondere fino in fondo ai criteri del Cts.

Così, almeno, sembra emergere dall’incontro preparatorio di ieri, nel quale gli scienziati hanno ribadito le linee elaborate tra marzo e aprile: oltre al metro di distanza e alle mascherine, è previsto lo scaglionamento degli ingressi a scuola, il coinvolgimento del trasporto privato, oltre ai separatori a bordo dei mezzi pubblici. Suggerimenti che saranno in buona parte accolti già oggi, nel corso di una riunione tra le Regioni e i ministri Boccia, Azzolina e Speranza. Consigli, però, che rischiano di non essere risolutivi. Non a caso, la Toscana chiede al governo «chiarimenti ed eventuali deroghe». E la Liguria è ancora più esplicita: «Il metro di distanza sui bus è inapplicabile ». L’esecutivo non sembra contrario a permettere alcune deroghe sul metro di distanza. Punta a linee guida condivise con le Regioni. Nel frattempo però, la Campan ia si muove in autonomia, annunciando l’acquisto di termoscanner da assegnare agli istituti per fare in modo che la temperatura degli alunni venga misurata all’ingresso, anche se le indicazioni del Cts affidavano ai genitori questo compito, a casa.

Non ci sono solo i trasporti a complicare la riapertura, ovviamente. Decisiva sarà l’efficienza con cui il responsabile scolastico per il Covid potrà comunicare alle Asl i contatti di un positivo, tenendo traccia dei registri delle lezioni, dei corsi speciali, della mensa. Quanto ai banchi singoli, il commissario Domenico Arcuri assicura che arriveranno in tre tranche, l’ultima entro fine ottobre.