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Scuola, il capo dei presidi: "Stare chiusi è una sconfitta. Dai trasporti ai supplenti, ecco le nostre condizioni”

L'intervista ad Antonello Giannelli

22/11/2020
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la Repubblica

Ilaria Venturi

Chiede il ritorno tra i banchi dei ragazzi di medie e superiori, perché più di 3 milioni di studenti a casa «sono una sconfitta per il Paese». Ma a tre condizioni: supplenti, trasporti e tracciamento veloce dei contagi nelle scuole. Antonello Giannelli, presidente dell’associazione nazionale presidi, incalza il governo: "Si faccia in fretta".

Giannelli quando prevede che le superiori e le medie nelle regioni rosse possano tornare in presenza?
"Con la didattica a distanza si potrà andare avanti per un po’, specie con i ragazzi più grandi. Ma non è pensabile di finire l’anno scolastico così, sarebbe un prezzo altissimo".

Si aspetta, allo scadere del Dpcm, un rientro nelle aule?
"Forse si arriverà a dopo le vacanze di Natale. Non vorrei essere frainteso: tutti noi vogliamo la scuola in presenza, ma questo deve avvenire senza pregiudicare la salute. Per questo dico che intanto bisogna darsi da fare, altrimenti non ci saranno le condizioni per la riapertura o finiremo per aprire e tornare subito dopo a chiusure localizzate".

Quali sono le condizioni che ponete?
"Partiamo da quella che compete al ministero all’Istruzione: vanno garantiti i supplenti. In molte scuole manca ancora il 30% dei docenti, con la conseguenza di una riduzione dell’orario scolastico. Le graduatorie informatizzate hanno creato problemi: insegnanti chiamati, ma poi sostituiti perché il loro punteggio era sbagliato, una giostra che dura da settimane. E poi c’è il problema di chi dal Sud fatica ad accettare incarichi al Nord perché con lo stipendio da supplente non riesce a pagarsi un appartamento a Milano, ma anche per paura di restare bloccato o di ammalarsi lontano dalla famiglia".

Poi c’è lo scoglio più grosso, quello su cui è saltata la scuola dei più grandi e non per proprie responsabilità: i trasporti.
"Trovo inaccettabile questo ping pong tra Governo e Regioni: con la capienza dei mezzi al 50% si dice che non ce la si fa, se è all’80% si diffonde il contagio. Una situazione di stallo che deve finire. Bisogna comprare più mezzi e assumere autisti. E integrare il sistema pubblico con i privati che ora non lavorano, penso ai bus turistici. Sia l’occasione per mettere in piedi un sistema di trasporto scolastico che in Italia non c’è mai stato, la Germania ce l’ha, ha anche investito 500 milioni per l’aerazione delle scuole. Noi lo abbiamo chiesto".

E come è andata a finire?
"Nessuna risposta. Per areare le aule l’unico sistema è aprire le finestre. Tra Covid o freddo, meglio il male minore, stare cioè in classe col cappotto. Ma si usino i fondi del Recovery Fund anche per intervenire sulle 400mila aule e il Cts definisca meglio i parametri sui i tempi e i modi di apertura delle finestre. Ora siamo alle libere interpretazioni".

La terza condizione che ponete è sulla sanità. Che cosa chiedete?
"La sanità territoriale deve essere messa in condizione di intervenire con rapidità nelle scuole, dalle materne alle superiori. Abbiamo presidi che scrivono alle aziende sanitarie senza ricevere risposte per oltre una settimana: così diventa ingestibile, non riusciamo a fare lezione. Chiediamo che tra diagnosi e tracciamento passino solo due giorni. E poi, quando arriveranno i tamponi veloci per una seria campagna di screening? La nostra proposta è di un organico Covid dedicato alle scuole: almeno 5mila assunzioni. Non stiamo cercando cardiochirurghi, ma persone con un minimo di competenze per gestire i tracciamenti nelle scuole. Ora le Asl stanno chiedendo ai presidi di farli, non può essere".

Ma se non si è fatto tutto questo in sei mesi, come pensa che si possa risolvere tutto ora?
"Ce la si può fare, ma con un cambio di mentalità. Bisogna correre e certo non con i tempi dell’ordinaria burocrazia".

Come guarda gli studenti del movimento No-Dad, i Fridays for school ?
"I ragazzi pongono il problema, danno un segnale che dobbiamo cogliere. Li capisco, ma dico loro di pazientare, di rendersi conto della gravità della pandemia e che non ci sono soluzioni facili. Dire: torniamo a scuola va benissimo, lo faccio anche io. Ma occorre che il governo e le Regioni prendano in mano la situazione e agiscano velocemente".