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Scuola, domani si riparte senza le superiori Ira di presidi e studenti

Ieri la ministra ha scaricato la sua irritazione innanzitutto sulle Regioni che non hanno minimamente preso in considerazione i suoi appelli

06/01/2021
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La Stampa

flavia amabile

roma

Domani torneranno in classe gli studenti di elementari e medie in quasi tutta l'Italia. Gli studenti delle superiori ancora una volta dovranno accontentarsi di lezioni a distanza. Quelle in presenza scivolano di nuovo in avanti in questo gioco dell'oca in corso da mesi dove esiste la casella del rinvio ma non quella del rientro.

Secondo il governo le superiori dovrebbero rientrare in classe «a partire dall'11», come ha precisato il presidente del Consiglio Giuseppe Conte al termine del consiglio dei ministri di lunedì sera quando si è consumato l'ennesimo scontro terminato con una sonora sconfitta della ministra dell'Istruzione Lucia Azzolina, e soprattutto degli studenti.

Ieri la ministra ha scaricato la sua irritazione innanzitutto sulle Regioni che non hanno minimamente preso in considerazione i suoi appelli. «Le Regioni hanno la competenza per assumere la decisione» di posticipare il rientro a scuola, ha ammesso. «Se si hanno contagi altissimi posso anche capire, ma allora se si chiude la scuola si deve chiudere tutto il resto, anzi la scuola dovrebbe essere l'ultima a chiudere». Al contrario, ha osservato la ministra, «se i contagi non sono alti, la scuola deve restare aperta: decisioni

diverse non sarebbero comprese».

E invece le decisioni diverse sono arrivate, e ieri è persino aumentato il fronte delle Regioni che ha deciso di posticipare il rientro. Torneranno in classe non prima del 1° febbraio gli studenti delle superiori di Veneto, Friuli Venezia Giulia, Marche, e anche della Calabria, ultima regione ad aggiungersi ieri alla lista. Aspetteranno fino al 25 gennaio gli studenti della Campania e fino al 15 o al 18 gennaio gli studenti di Piemonte, Puglia, e probabilmente anche Sardegna.

E non è ancora sicuro che le Regioni che invece hanno deciso di tornare l'11 lo faranno davvero. Tutto dipende dalla situazione dei contagi. I dati verranno forniti venerdì, solo allora si saprà davvero se le lezioni a distanza continueranno per tutti oppure riprenderanno davvero in presenza, come lascia capire la sottosegretaria alla Salute Sandra Zampa: «Se non ci sono le condizioni, inutile riaprire per poi chiudere di nuovo».

Come accade da settimane, tutto è ancora da decidere. Stanchi e infuriati i presidi. «Fatico a capire le motivazioni di questo tira e molla continuo tra Regioni e governo. Come possono le loro visioni essere così distanti se si basano sugli stessi dati? Riprendere la frequenza il 7 o l'11 gennaio non cambia la situazione di contagi, scuole e trasporti», rileva Antonello Giannelli, presidente dell'Associazione nazionale presidi.

Arrabbiati e pronti alle proteste gli studenti. «Siamo stanchi di essere merce di scambio e arma impropria nel dibattito politico. Si tratta dell'ennesima beffa. Siamo pronti a mobilitarci se la situazione non dovesse cambiare e se non dovessero arrivare delle risposte adeguate», commenta Federico Allegretti, coordinatore nazionale della Rete degli studenti edi.Proteste sono in preparazione innanzitutto a Roma. «Il governo non ha la minima idea di come affrontare la pandemia. Scarica tutto su di noi da mesi, siamo molto preoccupati e pronti ad azioni di protesta con gli altri licei», spiega Gaia, 17 anni, una delle rappresentanti d'istituto del liceo Tasso della capitale.—


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