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Ritorno in classe, lite sul plexiglass Orari flessibili e didattica nei musei

Scontro alla Camera sulle regole per la maturità e per i concorsi, striscione della Lega: «Azzolina bocciata». Ma entro domani è atteso il sì al decreto In settimana dovrebbero arrivare nuove soluzioni sul rientro a settembre

06/06/2020
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Corriere della sera

Gianna Fregonara

Il decreto scuola che contiene le regole per la maturità e le nuove disposizioni per i concorsi arranca alla Camera per l’ostruzionismo delle opposizioni: potrebbe essere votato oggi o al massimo domani dopo due notti di seduta ad oltranza, litigi, rivendicazioni, persino uno striscione leghista («Azzolina bocciata») srotolato in Aula in una bagarre che non risparmia nessuno. È l’ultimo atto prima della chiusura di quest’anno scolastico, ma segna lo stato dei rapporti tra maggioranza e opposizione in vista delle scelte per l’avvio del prossimo. La definizione delle regole per il ritorno in classe a settembre è faticosa: la settimana prossima il ministero dell’Istruzione dovrebbe pubblicare le linee guida per i diversi scenari sanitari e avviare i «tavoli regionali» per preparare le soluzioni pratiche per la riapertura.

Aggiustamenti

Rispetto alle prime indicazioni dei giorni scorsi ci sono già molte precisazioni e anche cambiamenti: la ministra Lucia Azzolina vorrebbe tentare di non dividere più le classi in due o più gruppi come si era ipotizzato. I presidi potranno usare la flessibilità della lunghezza delle lezioni — che potrebbero ridursi fino a 40-45 minuti — e lo scaglionamento degli ingressi a scuola, soprattutto alle superiori: nelle scuole ci saranno così meno studenti in contemporanea. E in classe, per far stare tutti gli alunni in un’aula anche se sono più di 15, si potranno sistemare i divisori in plexiglass, di cui la ministra ha parlato nella riunione a Palazzo Chigi l’altra sera. Una soluzione alla coreana, già pronta in alcune scuole, come l’artistico Manzù di Bergamo che ha allestito i banchi con tre pareti divisorie: la «scatola» di plexiglass potrebbe diventare alternativa all’uso della mascherina in classe, che ha già suscitato molti dubbi. Permetterebbe di ridurre il distanziamento tra i ragazzi — ora previsto ad almeno un metro — e di usare in sicurezza i banchi doppi che ci sono in moltissime scuole. Lunedì il Comitato tecnico scientifico del ministero della Sanità, che ha già informalmente fatto sapere che sono una buona alternativa alle altre misure di distanziamento, metterà nero su bianco le sue indicazioni. Poi l’Inail dovrà spiegare come, di che forma e misure, dovranno essere i divisori.

Esperti divisi

Ma intanto l’idea ha diviso psicologi, esperti e politici. Se Salvini parla di «follia», sono dubbiosi anche i componenti della Commissione Bianchi, instituita al Miur poco più di un mese fa per fare proposte sul riavvio della didattica: «Spero sia una soluzione pensata per livelli di emergenza molto alti — dice Giulio Ceppi, ricercatore del Politecnico di Milano —. È una proposta del Comitato tecnico-scientifico, non nostra. Noi, come commissione, abbiamo suggerito di giocare su tre piattaforme parallele a seconda del rischio. Di fronte al virus ci vuole un modello di didattica dinamico, flessibile non il plexiglass». Meglio altre scelte secondo la Commissione Bianchi, che Azzolina vedrà nei prossimi giorni anche per provare a stemperare l’irritazione degli esperti, che non hanno avuto per ora riscontro del lavoro svolto. Tra le loro proposte c’è quella di ridurre l’orario (e i programmi formali) e accogliere gli studenti anche fuori da scuola «per una didattica integrativa in musei, cortili e altri spazi».

Contro i divisori tra bambini sono anche psicoterapeuti dell’età evolutiva del calibro di Alberto Pellai:«Pensare ai bambini dentro a gabbie di plexiglass mi fa rabbrividire, è come vederli al guinzaglio o con la museruola». Più possibilista Maria Rita Parsi, psicoterapeuta e componente dell’Osservatorio per infanzia e adolescenza: «È un rimedio. Se veicolato responsabilizzando i ragazzi al rispetto delle regole e rendendo i giovani protagonisti dell’incarcerazione e abbattimento del virus, non è negativo». Anche i presidi, per bocca del presidente dell’Anp Antonello Giannelli, sostengono l’idea delle «mini pareti in plexiglas», ma contemporaneamente chiedono «più investimenti e più assunzioni».

Lo sciopero

Il plexiglass o altri dispositivi per il distanziamento come la visiera per i docenti non sono la soluzione per tutti i problemi. I sindacati — che hanno confermato lo sciopero di lunedì — continuano a chiedere assunzioni. Non ci saranno piani straordinari, ma al ministero si comincia a fare qualche conto sulla possibilità di aumentare l’organico in materne e elementari e per l’assunzione dei bidelli.


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