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Riformista-Basta con le teorie sulla maggioranza silenziosa Lavoriamo insieme per (ri)dare voce alle università

APPELLO 1. AL CLUB DEI DODICI '#56256;'#56452; DI LUCIANO MODICA Basta con le teorie sulla maggioranza silenziosa Lavoriamo insieme per (ri)dare voce alle università Un appello per la rif...

14/04/2005
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Il Riformista

APPELLO 1. AL CLUB DEI DODICI '#56256;'#56452; DI LUCIANO MODICA
Basta con le teorie sulla maggioranza silenziosa Lavoriamo insieme per (ri)dare voce alle università

Un appello per la riforma dell'università è stato recentemente pubblicato sul sito della Fondazione Magna Carta da dodici autorevoli professori universitari, diffuso e commentato dal Riformista e sottoscritto da alcune centinaia di docenti. Sotto il titolo "Ridare voce all'Università" l'appello sostanzialmente lamenta l'assenza di proposte politiche costruttive sulle necessarie riforme dell'università di fronte ai tanti no "senza se e senza ma" pronunciati da una minoranza del mondo universitario sui provvedimenti legislativi proposti da tutti i ministri negli ultimi trent'anni. Secondo i firmatari occorrerebbe invece passare a dire sì a scelte profondamente riformatrici, i cui contenuti l'appello rinvia però a interventi ancora da preparare.
Detto così, verrebbe quasi voglia di sottoscrivere quest'appello. Certamente l'università italiana ha bisogno di profonde riforme. Certamente un approccio di larga convergenza politica in questo settore cruciale della società sarebbe auspicabile e forse irrinunciabile. Ma più di un dettaglio dell'appello lascia invece dubbiosi per non dire sconcertati. E il diavolo, si sa, si annida tra i dettagli.
L'accenno ai no "senza se e senza ma" riguarda sicuramente anche l'opposizione al disegno di legge Moratti su un nuovo stato giuridico dei docenti universitari. Ma si può definire di minoranza il parere del Consiglio universitario nazionale, della Conferenza dei rettori, del coordinamento delle conferenze dei presidi di facoltà e di decine e decine di organi elettivi di rappresentanza dei docenti, degli studenti e del personale tecnico-amministrativo delle università? Ha senso rispolverare la vecchia teoria della maggioranza silenziosa che vorrebbe le riforme rispetto a una minoranza chiassosa che invece le ostacola?
È curioso inoltre che, usando un fuorviante artificio retorico da cui purtroppo siamo quotidianamente martellati, reclamino voce in capitolo persone che ne hanno già un'enorme disponibilità sui giornali, in televisione e persino nelle sale riunioni del ministero. Tra i sottoscrittori dell'appello troviamo opinionisti che vanno per la maggiore sui quotidiani nazionali e autorevoli consulenti del ministro. Essi pretendono addirittura che si tolga la parola a chi osi contraddirlo. Il rischio serio che questi yes-men corrono è che, in mancanza di quelle proposte concrete che essi stessi reclamano, possano essere immediatamente arruolati, spero a torto, tra coloro che dicono sì anche a recenti provvedimenti sconsiderati del ministro Moratti.
Ma vogliamo credere nella migliore buona fede dei sottoscrittori dell'appello e accoglierli invece tra noi, tra coloro che di proposte concrete, seriamente e profondamente riformatrici, ne hanno avanzate da tempo molte e nuove. Possiamo chiedere loro di leggere sul sito del bollettino Università ' Ricerca l'appello "Diamo voce alle università" che fu sottoscritto nel novembre scorso da oltre 1.500 universitari e di dire che cosa ne pensano? Quell'appello - a parte il titolo tanto simile che in altra situazione farebbe persino sospettare un plagio - non si limita affatto a contrastare le proposte riformatrici della Moratti ma elenca con precisione e concretezza tutta una serie di riforme importanti e urgenti per l'università: migliorare il nostro sistema didattico senza rinunciare ai suoi capisaldi innovativi; superare il vecchio stato giuridico dei docenti con procedure di reclutamento e promozione dei talenti allineate con gli standard internazionali; ripensare i diritti di cittadinanza degli studenti; dare al sistema e ai singoli atenei efficienti forme di governo e di valutazione della qualità; far rifiorire la libera ricerca come sorgente di ogni avanzamento culturale e di ogni innovazione tecnologica; soprattutto, riaprire il reclutamento per i giovani più brillanti prima che sia troppo tardi per evitare la loro fuga da un'università chiusa che invecchia ogni giorno di più.
Non si tratta solo di un indice da scorrere perché a esso corrispondono pure capitoli di approfondimento: vere e proprie proposte spesso già mature per un articolato legislativo. Quelle, ad esempio, che avanzarono i Ds in un convegno che si tenne il 3 febbraio 2004 e i cui atti sono stati pubblicati, quelle che si possono trovare nelle analisi dei quaderni della Fondazione TreeLLLe, quelle testimoniate nei molti documenti prodotti dai vari think-tank italiani, piccoli e grandi, noti e meno noti, di giovani appassionati o di esperti navigati.
Siamo convinti che si debba discutere con l'obiettivo comune di far riprendere all'università italiana un percorso di crescita e di innovazione che è stato interrotto negli ultimi anni. Ma non si può continuare a farlo producendo periodicamente proclami generici. Si deve discutere con serietà e nelle forme appropriate a un dibattito politico e culturale di grande rilevanza. Proponiamo per questo una grande Conferenza nazionale sull'università. Solo dal confronto approfondito tra proposte e buone pratiche, nate in contesti diversi, sarà possibile generare una sintesi politica condivisa e la base di una nuova agenda per le riforme dell'università.

Senatore ds, ex presidente della Crui


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