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Retescuole: Il modello lombardo fa Scuola

Mario Piemontese

04/08/2008
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Retescuole

Obbligo scolastico.
In Lombardia, per effetto della legge regionale approvata un anno fa, l’obbligo di istruzione si assolve non solo a scuola, ma anche nella formazione professionale. Nel 2006 il governo Prodi ha introdotto l’obbligo a 16 anni, ma ha deciso di permettere ancora per due anni l’iscrizione a un corso professionale prima del compimento di tale età. La decisione però non escludeva che in seguito l’obbligo potesse diventare esclusivamente scolastico. Il governo Berlusconi invece in pochi mesi ha deciso di applicare il modello lombardo in tutto il Paese. L’obbligo scolastico è così tramontato ancor prima di nascere.
La formazione professionale, a differenza della scuola superiore, non rilascia diplomi e preclude quindi l’accesso all’università. Anche se per legge si potrebbe passare dal canale professionale a quello scolastico, nella realtà questo non avviene, il divario è incolmabile. Nella formazione professionale vanno invece a finire gli studenti, provenienti da scuole medie o superiori, ritenuti dai loro insegnanti inidonei allo studio.
In Lombardia fin dal 2002 è possibile iscriversi, dopo la terza media, a un corso professionale di durata triennale. In questi anni chi è giunto al termine del percorso, nella stragrande maggioranza dei casi, ha deciso di cercarsi un lavoro, non ha seguito quindi corsi di formazione superiore, né tanto meno ha pensato di tornare a scuola. Per molti giovani quindi la scelta della formazione professionale si è rivelata irreversibile e fortemente canalizzante verso un’attività lavorativa dequalificata e di basso profilo.
Il principio della “quota capitaria”
Il modello lombardo fa Scuola non solo per quanto riguarda l’obbligo, ma anche per quanto riguarda i criteri per l’attribuzione da parte delle regioni, a scuole e centri di formazione professionale, delle risorse finanziarie pubbliche.
In Lombardia, per effetto della stessa legge regionale, l’attribuzione dei finanziamenti avviene sulla base del criterio della “quota capitaria”. Si è passati quindi dal principio del finanziamento dell’offerta a quello della domanda. Lo strumento scelto per realizzare il progetto si chiama “dote”. Esistono la “dote formazione" e la “dote istruzione”.
Dote formazione
Chi vuole iscriversi a un corso professionale di durata triennale deve richiedere la “dote formazione”, deve cioè richiedere alla Regione di versare nelle casse dell’ente prescelto il finanziamento necessario a garantire la sua frequenza. La Regione quindi non finanzia gli enti accreditati rispetto all’offerta formativa, ma rispetto all’indicazione che le viene data dagli utenti. Si è aperto così il mercato della formazione professionale: gli enti definiscono l’offerta formativa e i “clienti” decidono liberamente a chi rivolgersi, e di conseguenza a chi far pervenire i finanziamenti. Se un ente non ha iscrizioni chiude, quindi per sopravvivere non può far altro che orientare la sua offerta formativa nella direzione in cui va la domanda.
La “dote formazione” può essere di 2.500€ oppure di 4.500€ a seconda che l’iscrizione venga fatta in un centro di formazione professionale pubblico oppure privato. Per l’a.f. 2008/2009 la Regione Lombardia ha deciso di utilizzare la “dote formazione” solo per le iscrizioni al primo anno del triennio e al quarto anno successivo al triennio, in tutto sono stati stanziati circa 40 milioni di euro. Nell’a.f. 2009/2010 la “dote formazione” sarà prevista per tutti gli anni di corso. Le “doti” messe a disposizione sono in numero limitato, per il prossimo anno ne sono state rilasciate circa 8.600. Il criterio utilizzato per l’assegnazione è l’ordine cronologico di presentazione della domanda, in altri termini chi tardi arriva male alloggia. Infatti per ogni classe il massimo numero di doti è 20, il numero di allievi può arrivare invece fino a 25, ma per gli ultimi 5 niente dote, se vogliono frequentare il corso se lo devono pagare direttamente loro senza nessun tipo di rimborso.
Dote istruzione
La “dote istruzione” invece è di diversi tipi: dote per la libertà di scelta, dote per la permanenza nel sistema educativo e dote per il merito. Naturalmente la “dote istruzione” può essere richiesta solo da studenti residenti in Lombardia.
Dote per la libertà di scelta
La dote per la libertà di scelta corrisponde al vecchio “buono scuola” che da anni, non solo in Lombardia, viene utilizzato per finanziare indirettamente con fondi pubblici le scuole private. Per il prossimo hanno sono stati messi a bilancio circa 45 milioni di euro che saranno distribuiti tra 45.000 studenti che frequentano esclusivamente scuole private, mediamente 1.000€ a testa. Una famiglia composta da due genitori, entrambi lavoratori, e due figli, se dichiara un reddito non superiore a 124.000€ può chiedere un rimborso pari al 25% della retta fino a un massimo di 1.050€, se invece dichiara un reddito inferiore a 23.000€ il rimborso previsto è del 50%. Per l’accesso alla dote non viene richiesto l’ISEE, ma la “situazione reddituale”, in altri termini non si tiene conto del patrimonio, ma solo del reddito. Per le famiglie il cui ISEE è inferiore a 15.500€ è previsto un ulteriore rimborso forfetario che varia tra 500 e 1.000€. Con la scusa di permettere anche ai più “poveri” di mandare i figli in una scuola privata, la Regione non fa altro che distribuire soldi a benestanti evasori fiscali.
Dote per la permanenza nel sistema educativo
La dote per la permanenza nel sistema educativo riguarda studenti che frequentano scuole statali. La Regione Lombardia per il 2008 non ha messo a bilancio neppure un euro, ci sono solo circa 10 milioni di euro residui. Gli studenti che frequentano una scuola statale in Lombardia sono circa 480.000, quindi per loro sono messi a disposizione in media circa 21€ a testa. Per accedere alla dote è necessario avere un ISEE inferiore a 15.500€, e il rimborso può variare tra i 120 e i 320€.
Dote per il merito
La dote per il merito riguarda gli studenti, di scuole statali o private, che frequentano la terza media o le superiori e che hanno conseguito risultati eccellenti. A bilancio per il 2008 sono stati messi 3 milioni di euro. Per accedere alla dote è necessario avere un ISEE inferiore a 20.000€, e il premio può essere di 500 o 1.000€.
Progetto di legge Aprea
Nel progetto di legge presentato dall’onorevole Valentina Aprea nel mese di maggio, in discussione presso la VII Commissione Istruzione della Camera, si fa riferimento al criterio principale della quota capitaria a proposito della distribuzione delle risorse finanziarie pubbliche alle istituzioni scolastiche. Ecco come il modello lombardo ancora una volta farà Scuola. Scuole e enti di formazione, pubblici o pribati, entreranno in regime di concorrenza per accaparrarsi denaro pubblico in funzione della domanda. Inoltre, così come previsto dallo stesso progetto di legge, le scuole potranno trasformarsi in fondazioni e ricevere in questo modo finanziamenti da privati. Finanziamenti che saranno comunque necessari se una scuola vorrà garantirsi una stabile permanenza nel mercato dell’istruzione. Per le scuole sarà quindi inevitabile cambiare stato giuridico e spalancare così le porte alla privatizzazione del sistema di istruzione statale.
Reclutamento dei docenti
Non è finita. Nel citato progetto di legge si introduce anche il reclutamento dei docenti da parte dei dirigenti scolastici, così come previsto dalle legge regionale lombarda. Il rischio quindi che un insegnante venga assunto non per diritto, ma per conoscenza, è più che reale.
Che fare?
Per più di un anno, gli effetti che il modello lombardo avrebbe potuto produrre sia a livello regionale che a livello nazionale sono stati sottovalutati. Già all’atto dell’approvazione della legge regionale l’opposizione si era divisa: da una parte l’astensione del Partito Democratico, dall’altra il voto contrario di Italia dei valori e delle forze politiche che da lì a poco avrebbero costituito la Sinistra Arcobaleno. Il fronte sindacale allo stesso modo si è separato: solo la CGIL e il sindacalismo di base hanno espresso la loro netta contrarietà alla legge. Anche il movimento, che negli anni precedenti si era opposto con determinazione alla riforma Moratti, nell’occasione ha svolto un ruolo di semplice testimonianza. Il ricorso contro la legge presentato da Fioroni alla Corte Costituzionale, anche se estremamente debole, non si sa bene che fine abbia fatto. Non si sa neppure che fine abbia fatto la raccolta di firme promossa contro la legge dalla FLC – CGIL Lombardia.
In ogni caso a questo punto varrebbe la pena che tutte le forze che hanno dichiarato, a diverso titolo, la loro contrarietà alla legge regionale si facessero promotrici di una prima iniziativa di lotta a Milano nel mese di settembre, per cercare di allargare al più presto a livello nazionale il fronte di opposizione, visti i devastanti effetti che le politiche sia di Formigoni che di Berlusconi potrebbero produrre sull’intero sistema di istruzione nazionale.
Milano, 4 agosto 2008


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