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Retescuola-CHI NON HA TEMPO NON ASPETTI TEMPO

CHI NON HA TEMPO NON ASPETTI TEMPO di Roberto Ferro C'erano un tempo un campo di grano pronto per la mietitur...

28/08/2003
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Retescuole

CHI NON HA TEMPO NON ASPETTI TEMPO

di Roberto Ferro

C'erano un tempo un campo di grano pronto per la mietitura ed una quaglia che vi aveva fatto il nido ed allevato i pulcini.
Un giorno il proprietario del campo disse ai propri figli: 'Andate a chiamare gli amici perché è tempo di mietere e poi di fare festa!'. I pulcini udendo queste parole s'impaurirono e implorarono la madre di portarli via da lì ma la quaglia li tranquillizzò. Infatti, il giorno convenuto non si presentò nessuno.
Il proprietario ordinò allora ai figli: 'Andate a chiamare i vostri cugini perché la mietitura è ritardata ed è giusto che facciano loro quello che gli amici hanno disertato e poi festeggeremo tutti assieme!'. I pulcini inquieti si strinsero attorno alla madre ma questa li calmò ancora una volta. La convocazione andò, infatti, deserta per la seconda volta.
L'uomo turbato e deluso disse allora ai ragazzi: 'Dobbiamo affrettarci altrimenti rischiamo di rovinare il raccolto!'. A questo punto la quaglia disse ai pulcini: 'Figli miei, è proprio ora di andare via subito da questo campo!' '#8211; e così fece.

Morale:' Chi ha tempo non aspetti tempo'. Oppure:' Chi fa da sé fa per tre!'

Nel prendere in considerazione le difficoltà attuali incontrate da quanti si oppongono alla cosiddetta 'riforma' Moratti, viene spontaneo chiedersi: 'Perché semplicemente opporsi alla 'riforma'?; 'Perché si osserva una delega di massa di quanti sono insoddisfatti delle scelte ministeriali nei confronti di pochi volenterosi?'
Se scorro con lo sguardo i nomi di quanti s'impegnano pubblicamente tramite articoli, interpretazione tecnica dei Decreti Ministeriali e preparazione del materiale da distribuire ad insegnanti, genitori e cittadini interessati, constato che essi assommano al massimo a poche centinaia, un numero certamente sproporzionato ad un'organizzazione scolastica che coinvolge, direttamente od indirettamente, milioni di cittadini. E' indispensabile identificare nuove strategie destinate a moltiplicare con maggior facilità gli 'apostoli' disposti a giocarsi in prima persona a favore della scuola pubblica laica e aconfessionale.
La pura e semplice azione oppositiva senza proposte di migliorie sia pure parziali all'organizzazione attuale esercita un effetto di breve durata! Mentre sul piano della chiarezza della comunicazione intercorrente tra tecnici e pubblico relativa agli effetti peggiorativi delle circolari ministeriali si sono compiuti dei notevoli progressi, il numero di quanti si stanno impegnando in difesa dell'istruzione pubblica non è aumentato in proporzione. Che fine hanno fatto tutti i professionisti che nel corso degli ultimi decenni sono intervenuti e si sono impegnati nell'ambito della scuola pubblica? In che misura sarà possibile rintracciare quanti hanno supportato per decenni (giustamente) l'idea di un'istruzione laica ed aconfessionale accessibile a tutti i cittadini?
E' del tutto inadeguato o dannoso chiudersi nel proprio 'particulare' in attesa di tempi migliori o addirittura iniziare a pensare o (peggio) ad agire come conservatori scettici nei confronti dei giovani. I corridoi del Ministero dell'Istruzione risuonano dei passi di tanti tecnici 'convertiti' in pochi anni alle 'novità' del Ministro Moratti. Dobbiamo tenere a mente che se a causa del continuo peggioramento dell'organizzazione scolastica pubblica il sistema Italia declinerà, tutti perderanno, anche coloro i quali in questo momento si chiamano fuori del dibattito e dall'impegno concreto!
Il nostro Paese si trova in una situazione delicata. Nel corso di pochi anni si giocherà il destino dell'intera comunità nazionale ed è quindi necessario riacquistare rapidamente coraggio e desiderio di porsi nuovamente in gioco.
Proprio perché hanno sempre dovuto affrontare da oltre 150 anni le situazioni più difficili (analfabetismo di massa, capitalismo primitivo, scarsa propensione dei cittadini a partecipare alla vita politica e culturale, solo per fare alcuni esempi) le forze progressiste sono più che legittimate dalla propria storia a proporre strategie didattiche che possano soddisfare le nuove esigenze imposte dal progresso. L'abbandono di un certo atteggiamento burocratico e abitudinario da parte di quanti sono fiduciosi nel futuro del sistema Italia, può trarre ispirazione dalle esperienze volontaristiche che hanno consentito di cumulare un capitale fondamentale di memorie e d'esperienze. Questo capitale andrebbe fatto conoscere e fatto fruttare ora, quando tanti docenti e genitori avvertono il disagio per la contrazione di risorse ed il disinteresse sostanziale della classe politica per il destino della scuola pubblica laica e aconfessionale.
Il 'prezzo' del rinnovamento, se mi è permesso utilizzare questo termine, risiede nel recupero della 'memoria' storica. E' indispensabile rivisitare molte esperienze del passato non per rinchiudersi in un malinconico e passivo "già visto' od in autocelebrazioni (questa è invece la speranza dei conservatori) ma per un duplice ordine di motivi:

'#61623; Riacquistare l'orgoglio per quanto la cultura progressista ha realizzato in un Paese così impermeabile alla cultura e poco partecipe alla vita sociale. Questa riflessione aiuterebbe certamente a sconfiggere la sensazione d'inferiorità (in particolare nei confronti dei rappresentanti della cultura cattolica conservatrice) evidente in molti dibattiti pubblici. Ad ascoltare questi interlocutori sembra che i conservatori siano sempre stati favorevoli all'istruzione aconfessionale e libera mentre moltissime indicazioni obiettive depongono a loro sfavore. Le informazioni liberamente disponibili dimostrano che, salvo poche e lodevoli iniziative 'laiche', la maggior parte delle organizzazioni educative non pubbliche siano sempre state gestite da cattolici e che, al loro interno, malgrado tante affermazioni contrarie manca spesso la libertà di docenza garantita dalla Costituzione al sistema educativo pubblico. Questa 'invadenza onnipresente' ha prodotto danni ben identificabili il principale dei quali risiede nell'assenza di competizione tra scuole non pubbliche ancor prima che tra scuole pubbliche e private. Per comprovare questa affermazione sarebbe sufficiente consultare gli archivi dei giudici del lavoro (TAR, pretori, giudici di pace, patronati sindacali) per identificare centinaia di casi di contenziosi 'di coscienza.
'#61623; Consentire una verifica ed un riadattamento delle esperienze del passato alle mutate condizioni culturali e sociali del Paese. 'Passato' non significa necessariamente inutile, desueto o addirittura arretrato. Mentre la maggioranza governativa sta utilizzando questa argomentazione per imporre tagli indiscriminati ai finanziamenti e limiti sempre maggiori alla scuola pubblica, è invece necessario ampliare la prospettiva operativa e leggere i dati secondo una prospettiva nuova.

E' necessario rendersi partecipi del destino di tanti insegnanti che rischiano concretamente il posto di lavoro (oltre 200000, un numero enorme di destini strettamente intrecciati a quelli dei nostri figli)! Anche se quello dell'insegnante è uno dei 'mestieri impossibili' (assieme a quello di genitore e di politico) ogni azione legislativa che comporti il (pericolo) di licenziamento di tanti professionisti rappresenta un vulnus mortale al futuro della nostra società.
Malgrado questo e per non combattere costantemente 'contro' ma anche 'a favore' della qualità dell'insegnamento, è decisivo riscoprire il piacere della sperimentazione (non della 'pseudo sperimentazione' tanto cara al Ministro Moratti). Solo così sarà possibile riprendere slancio e rendere concrete per l'opinione pubblica le nuove frontiere sociali. In via puramente indicativa propongo alcune aree d'interesse:

'#61623; L'abbandono scolastico non per disagio sociale ma per 'successo economico' in alcune (floride) Regioni Italiane.
'#61623; La comunicazione sociale e didattica delle scoperte scientifiche.
'#61623; L'analfabetismo di ritorno specie tra le casalinghe ed i lavoratori non qualificati.
'#61623; L'eccessiva burocratizzazione dell'attività didattica.

Basti pensare che per molti anni la sperimentazione condotta dalle forze progressiste e sindacali era centrata prevalentemente sulla pedagogia con adulti (150 ore, scuole di auto mutuo aiuto, corsi serali, corsi universitari e scolastici sperimentali), esperienze queste quasi dimenticate o rese marginali.
L'urgenza di questi problemi e di molti altri ancora dovrebbe incoraggiare un maggior impegno nello sperimentare su base volontaristica e nel porre maggiormente in gioco quanti sono interessati alla preservazione del ruolo dell'istruzione laica e aconfessionale. L'associazionismo 'laico' non confessionale fondato sul principio della 'cittadinanza attiva' deve acquisire visibilità e svolgere un ruolo decisivo nel contenimento e nella riduzione della passività e della delega sociale imperanti nell'organizzazione scolastica Italiana. Anche se il termine può risultare 'sgradevole' a molti si rende indispensabile un'attività 'volontaristica', ben sapendo che certi impegni in Italia richiedono un surplus di fatica e di delusioni rispetto a quanto possa accadere in altri Paesi Europei.
Concludo questo contributo con una nota di speranza. Un'ulteriore controprova della scarsa lungimiranza all'origine del decadimento del sistema scolastico italiano è data dal fatto che recentemente nel Regno Unito il governo Blair, per tentare di combattere l'elevatissima mortalità scolastica osservabile, ha reintrodotto dopo oltre quindici anni dalla decisione della Tatcher la gratuità della frequenza scolastica (esattamente il contrario del trend in atto in Italia). Sarà mai possibile fare marcia indietro in tempo facendo tesoro di quest'esperienza o dovremo attendere anche noi tre lustri? Ai posteri l'ardua sentenza!


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