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Repubblica-Scuola, il governo vara la riforma

Il consiglio dei ministri ha approvato la legge delega del ministro Moratti. Comincia ora il lungo iter per l'applicazione Scuola, il governo vara la riforma In classe a 5 anni e mezzo, ...

02/02/2002
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la Repubblica

Il consiglio dei ministri ha approvato la legge delega del ministro Moratti. Comincia ora il lungo iter per l'applicazione
Scuola, il governo vara la riforma
In classe a 5 anni e mezzo, lingue in prima elementare
MARIO REGGIO


ROMA '#8212;Letizia Moratti ce l'ha fatta. Ieri il Consiglio dei Ministri ha dato il via libero ai sei articoli del decreto che affida la delega per la riforma della scuola italiana. Ora il testo passerà all'esame delle commissioni parlamentari, verrà discusso dalla Conferenza unificata StatoRegioni. Poi andrà in aula, Camera e Senato, per diventare legge. L'opposizione annuncia battaglia. La maggioranza si dice sicura di farcela. Una volta diventata legge, il governo avrà due anni per emettere i decreti legislativi necessari, ed altri sedici mesi per eventuali correzioni. Entro 90 giorni dal probabile via libera delle Camere, il ministro Moratti dovrà presentare al Consiglio dei ministri il piano programmatico degli interventi finanziari su una serie di punti: riforma degli ordinamenti scolastici, sviluppo delle tecnologie informatiche, valorizzazione professionale dei docenti, rimborso delle spese di autoaggiornamento degli insegnanti, dispersione scolastica e adeguamento delle strutture edilizie.
"La prima vera riforma dopo quella di Gentile" ha commentato il premier Silvio Berlusconi con aria soddisfatta, suscitando non poche perplessità tra i partecipanti alla conferenza stampa che si è svolta a Palazzo Chigi. "Così la scuola sarà più libera, seria, flessibile e rigorosa", ha affermato il ministro Letizia Moratti. Vediamo ora cosa cambia e cosa resta. Una premessa. Lo schema di riforma, elaborato dalla commissione Bertagna in sei mesi, è stato gettato alle ortiche dopo la verifica con i partiti di maggioranza. La commissione di esperti aveva raccomandato al ministro di evitare gli ingressi anticipati alle materne e alle elementari, consigliava di ridurre a quattro anni le scuole superiori, aveva ipotizzato i cicli biennali e tra questi uno ponte tra la quinta elementare e la prima media. Niente di tutto questo.
Iniziamo dagli anticipi. A partire dal prossimo anno scolastico i bimbi che compiono 3 o 6 anni entro il 28 febbraio potranno iscriversi al primo anno della materna e della elementare. Dopo una verifica il ministro deciderà se ampliare il periodo al 30 aprile. La Moratti ha promesso di riaprire le iscrizioni a materne ed elementari appena la legge delega verrà approvata. Passiamo alle scuole superiori: gli anni restano, o tornano, a cinque. Le proteste di gran parte dei partiti di maggioranza ha convinto il ministro a fare retromarcia. Niente biennio ponte tra la quinta elementare e la prima media. Con un artificio matematico i bienni vengono spostati in nome di una separazione netta tra elementari, cinque anni, medie di tre anni e superiori di cinque. Passiamo alle bocciature: il sottosegretario Valentina Aprea aveva annunciato che le verifiche si faranno ogni due anni, e chi non ce la fa si ferma un anno. Anche alle elementari. Perplessità diffusa. Ieri il ministro Moratti l'ha smentita in conferenza stampa: le bocciature partiranno dalle scuole medie. Come succede adesso. Torna il 7 in condotta, un provvedimento già preso dal ministro Moratti. Scompare l'obbligo scolastico, nasce il "dirittodovere" all'istruzione e alla formazione che lo Stato dovrà assicurare per 12 anni. La prima lingua straniera si comincerà a studiare in prima elementare, la seconda a partire dalla prima media. Salta l'esame di quinta elementare, resta quello di terza media. A questo punto lo studente dovrà scegliere tra i licei, divisi in otto indirizzi (classico, artistico, economico, linguistico, scientifico, tecnologico, musicale, scienze umane) e la formazione professionale (che prevede stage in azienda dopo i 15 anni). Chi sceglie i primi seguirà un corso di studio di 5 anni, prima di arrivare alla maturità, e le commissioni saranno formate solo da docenti interni alla scuola. Chi opta per la formazione professionale studierà per quattro anni, poi ha due strade: ancora un anno, l'esame e l'istruzione tecnica superiore. Oppure un anno integrativo, la maturità e l'università. Gli studenti potranno passare dai licei alla formazione e viceversa. Chi gestirà la formazione professionale? La Costituzione e la riforma del titolo V delegano l'intera materia alle Regioni. Il decreto prevede, invece, una delega al governo, "ferme restando le prerogative dei governi regionali". Una scelta che ha già provocato una levata di scudi da parte delle regioni. I programmi di studio di licei, medie ed elementari avranno una quota nazionale ed una riservata alle regioni.


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