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Repubblica/Parma: Scuole superiori a rischio caos - "All'Ipsia classi da 40 alunni"

La riforma della scuola secondaria di secondo grado (le superiori) targata Gelmini non è ancora legge, ma, se nel 2010 lo diventasse, sarebbe normale, per esempio, avere classi di quasi 40 studenti.

26/09/2009
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la Repubblica

di Irene SandeiLa riforma della scuola secondaria di secondo grado (le superiori) targata Gelmini non è ancora legge, ma, se nel 2010 lo diventasse, sarebbe normale, per esempio, avere classi di quasi 40 studenti. A Parma sta già succedendo: “C’è da mettere in conto anche la dispersione scolastica, in ogni caso – sono sbottate alcune insegnanti dell’Ipsia – da noi quest’anno ci sono classi di 39 ragazzi”.

Ecco uno degli effetti del risparmio di 8 miliardi di euro sull’i struzione pubblica. È facile immaginare la ricaduta di questi numeri sulla qualità della didattica e sul rapporto insegnante-studente. La situazione della scuola secondaria è più complessa di quella della primaria, in ballo non ci sono questioni ‘ semplici’ come il maestro unico/prevalente e la soppressione/riduzione del tempo pieno, che l’anno scorso di questi tempi hanno fatto mobilitare, oltre che il mondo della scuola, anche numerose famiglie. “Grande è la confusione sotto il cielo” delle scuole superiori, distinte nella macro ripartizione ‘classica’ di licei, istituti tecnici e istituti professionali, ma anche nelle diverse micro differenziazioni proprie degli specifici indirizzi, per cui, ad esempio, non è possibile individuare, tra i sei licei previsti dalla riforma, un’area comune, per impostazione oraria e disciplinare, nemmeno nei bienni iniziali.

“Ciò che accomuna la riforma delle diverse scuole superiori e la assimila a quella della scuola primaria e delle medie – ha sottolineato Maria Brigida, segretaria nazionale Flc-Cgil – sono i tagli, alle ore di lezione, ai laboratori e agli organici. Per i licei è previsto un orario settimanale di appena 27 ore (che diventano 32 per il musicale e il coreutico, 34 per i licei artistici). Per gli istituti tecnici di 32 ore, con una riduzione di circa il 25 % delle attività di laboratorio rispetto a quelle attuali”. L’altro elemento di criticità è rappresentato dall’a umento della flessibilità didattica o curricolare, in particolare negli istituti tecnici (circa il 30 % da sommare alla quota del 20 % prevista dalla normativa sull’autonomia) e professionali (25 % in prima e seconda, 35 % in terza e quarta, 40 % in quinta, aggiuntivi alla quota del 20 % ), che implica un sistema a “geometria variabile” secondo il territorio, un’offerta formativa legata agli accordi con le diverse Regioni, anziché garantita in modo uniforme su tutto il territorio della Repubblica italiana. “Il sistema scolastico ha bisogno di una vera riforma – ha ribadito la Brigida – non di tagli: in questo modo si uccide un malato grave.

L’importante è capire che, per ora, la ‘riforma’ Gelmini è solo una bozza, il Cnpi [Consiglio nazionale pubblica istruzione] ha richiesto ulteriori elementi per una valutazione e si esprimerà ad ottobre, le commissioni parlamentari lo faranno a novembre. Se, nel frattempo, il mondo della scuola tace, il silenzio varrà come assenso”. Dall’animato dibattito che ne è scaturito è emersa chiara la necessità, ribadita da Roberta Roberti ("La scuola siamo noi" - Coordinamento Scuole Parma), di mobilitarsi intorno a parole d’o rdine comuni, per superare la frammentarietà che contraddistingue la galassia delle scuole superiori, in nome della difesa comune dell’istruzione pubblica


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