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Repubblica-Napoli-UNA RIFORMA CHE SOTTRAE I SOLDI AL SUD

UNA RIFORMA CHE SOTTRAE I SOLDI AL SUD MASSIMO VILLONE* In Senato, si avviano in Commissione la legge finanziaria, e in aula la devolution che consente alle regioni di autoattribuirsi potes...

21/11/2002
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la Repubblica

UNA RIFORMA CHE SOTTRAE I SOLDI AL SUD
MASSIMO VILLONE*
In Senato, si avviano in Commissione la legge finanziaria, e in aula la devolution che consente alle regioni di autoattribuirsi potestà esclusiva in materia di sanità, istruzione, polizia locale. Due iniziative singolarmente parallele nel comune segno antimeridionalista. Ed è subito battaglia durissima.
È ormai dichiarato lo scambio tra i pochi spiccioli in finanziaria per il Sud e la modifica della Costituzione secondo il Bossi-pensiero. Un piatto di lenticchie oggi contro il futuro, nostro e dei nostri figli. La devolution divarica, e rende un miraggio l'eguaglianza dei diritti in settori rilevantissimi, come l'istruzione e la salute. Il baratto, pur scellerato, vince. E dunque si vuole approvare la devolution prima che la finanziaria vada in aula il 9 dicembre. Il centrodestra strangola il dibattito e forza il regolamento parlamentare. I centristi della maggioranza hanno forse tentato una frenata. Questa intenzione era emersa non più di qualche giorno addietro, nel forum tra Mancino, D'Onofrio e chi scrive, pubblicato su queste pagine. Ma i nostri eroi non sono riusciti ad evitare il peggio. E i buoni propositi si sono sciolti come neve al sole.
La ragione è semplice. Bossi è all'ultima spiaggia. In affanno per il consenso calante, sepolta da settecentomila regolarizzazioni di extracomunitari e da continui sbarchi di clandestini, dalle rapine nelle ville e da una politica economica che danneggia anche le brumose valli padane, la Lega si dispone alla battaglia finale. Vincere o morire sulla devolution. E dunque la minaccia bossiana di crisi di governo non è fatta per motivi di puro teatro. Il centrodestra è in grave difficoltà.

Ormai è chiaro che al Sud questo governo porta male, anche con la finanziaria in discussione.
L'ultima è nell'articolo 3 della finanziaria, che punta alla regionalizzazione del reddito delle imprese, su spinta ancora una volta della Lega. È evidente che se regionalizziamo un'imposta oggi nazionale, riferendola alla sede o alla presenza produttiva sul territorio, ne può venire solo male per il Mezzogiorno, perché il tessuto delle imprese è fitto al Nord, rado al Sud. Si segnala anche il taglio dei fondi per il reddito minimo di inserimento e per l'integrazione del canone locativo. Gli effetti sono devastanti, a partire da Napoli, per molte migliaia di famiglie meridionali.
In generale, il blocco della spesa pubblica e il taglio dei trasferimenti a regioni ed enti locali recano i maggiori danni nel Sud, in specie alle politiche sociali. Su tutto cala la devolution che sfido chiunque ad affermare sia in favore del Mezzogiorno.
Le teste pensanti del centrodestra sono preoccupate. Il Sud è stato decisivo nel 2001 per la loro vittoria. Tanti elettori in buona fede hanno creduto alle promesse di Berlusconi. Ma ormai molti vedono di stare peggio di prima, e non solo per malasorte. Berlusconi si affanna a sostenere che gli impegni sono stati mantenuti. Ma dalla buona fede alla stupidità ci corre.
Il punto è che la Lega ha tuttora un irresistibile potere di ricatto sul governo. Lo scellerato patto elettorale che ha consentito la vittoria nel 2001 è stato ripetutamente posto all'incasso da Bossi, ed ha moltiplicato il peso già notevolissimo del segmento nordista della maggioranza. Sono flebili le proteste degli altri. Anzi, più si mostrano moderati i centristi di Casini e più Berlusconi è spinto verso l'ala estrema. Se i centristi si rendono autonomi, i leghisti diventano ancor più indispensabili. E che di ricatto si tratti lo vediamo con chiarezza considerando che non solo la sinistra cattiva è risolutamente avversa alla devolution, ma persino Confindustria: e dunque il primo grande elettore del governo in carica.
Berlusconi aveva vinto sull'onda della promessa che tutti saremmo stati più ricchi e felici. E invece porta oggi il paese allo scasso, passando attraverso l'allegra finanza di Tremonti, il falso in bilancio, le rogatorie internazionali, il conflitto di interessi, il legittimo sospetto ed oggi la devolution. Ricordate il presidente imprenditore, operaio, impiegato e quant'altro? Piuttosto, l'imprenditore della barzelletta.
MASSIMO VILLONE, *SENATORE DS


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