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Repubblica-Napoli-Precari, mille posti a rischio

Precari, mille posti a rischio Corteo a Roma, assemblee a Napoli. "Non siano prof di serie B" Molti sono vincitori di concorsi e siedono in cattedra da anni, ma l'assunzione è a rischio La ...

18/02/2003
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la Repubblica

Precari, mille posti a rischio
Corteo a Roma, assemblee a Napoli. "Non siano prof di serie B"

Molti sono vincitori di concorsi e siedono in cattedra da anni, ma l'assunzione è a rischio
La polemica: "Manca la copertura finanziaria eppure per le private i soldi ci sono sempre"
BIANCA DE FAZIO

La rabbia e la protesta dei precari della scuola napoletana si dà appuntamento a Roma, dove domani (ore 12) si svolgerà la manifestazione generale. Sono oltre mille quelli che rischiano il posto di lavoro, anche se il loro pedigree è invidiabile. Ci sono vincitori di concorso (anche più di uno) e molti siedono in cattedra ormai da anni. Eppure per loro non sembra esserci più spazio nella scuola della riforma che verrà. E per partecipare al corteo di domani in tanti sono ricorsi a più d'un sotterfugio. Colpa del loro status di precari. C'è chi ha scambiato il giorno libero col collega disponibile al baratto, chi ha anticipato le ore di servizio nelle scorse settimane, chi non ha il problema di farsi rimpiazzare perché un lavoro non ce l'ha, chi investe uno dei pochissimi "permessi" pur di sfilare dinanzi al ministero della Pubblica istruzione, a Roma. Ma il loro è uno strano destino: bistrattati e sempre in bilico dal punto di vista occupazionale. Eppure senza di loro le scuole dovrebbero dare forfait.
Non si sentono prof di serie B, eppure nessuno sa, con matematica certezza, quanti siano. Solo a Napoli, negli elenchi di quelli che aspirano ad insegnare, se ne contano circa 70 mila, ma nella realtà sono di meno, poiché alcuni compaiono in più graduatorie (materne ed elementari, ad esempio). Li definiscono "precari". Rischiano di restarlo a vita, fino a fine carriera. Il ministero non ha intenzione di assumerli: i soldi non ci sono per pagare loro gli stipendi. Così li si assume, nel migliore dei casi, a tempo determinato. Con incarichi annuali, i più fortunati, o chiedendo loro di sedere in cattedra dal I all'ultimo giorno di scuola, in modo da risparmiare lo stipendio dei mesi in cui non si fa lezione.
Un calvario che dura da anni, ma, secondo loro, il governo non sembra volerli aiutare: bloccate le immissioni in ruolo, previsti nuovi tagli di personale. Solo per il prossimo anno scolastico salteranno 12.500 posti in tutta Italia, il 10 per cento dei quali localizzato in Campania.
Uno stato di cose che ha convinto i precari ad alzare la testa. Cgil Cisl e Uil hanno indetto la mobilitazione nazionale per domani, con una manifestazione unitaria, i Cobas saranno in piazza venerdì, ieri la Gilda ha raccolto i suoi iscritti in decine di assemblee. A Napoli s'è anche costituito un Comitato insegnanti precari (emanazione dei Cobas) che chiama a raccolta tutti i lavoratori della scuola in un'assemblea che si terrà giovedì alle 16 presso la sala Santa Chiara in piazza del Gesù e che oltre ad organizzare la mobilitazione generale per il giorno successivo sta mettendo in piedi l'ennesima manifestazione nazionale, a Roma, il 3 aprile, "contro i tagli degli organici e dei finanziamenti e per le immissioni in ruolo su tutti i posti disponibili".
Alla manifestazione di domani Napoli s'è accollata anche l'onere della coreografia: in pullman giungeranno a Roma alcuni docenti precari di Strumento musicale, e si faranno sentire a suon di banda. Ma insieme ai precari non mancheranno i prof già in ruolo, quelli che precari lo sono stati in passato - e solidarizzano con chi si trova oggi nelle sabbie mobili dell'incertezza lavorativa - e rivendicano, comunque, una politica scolastica che non faccia della scuola pubblica la cenerentola del sistema istruzione in Italia. La vicenda dei precari non è circoscritta solo a loro: in ballo c'è il futuro della scuola italiana, la qualità sempre più sacrificata, l'impossibilità di contare stabilmente su professionisti che in cattedra danno quanto di meglio. Anche per gli utenti, per gli studenti e le loro famiglie, la precarizzazione degli insegnanti è il contrario di una garanzia di qualità: il precario, per definizione, non è stabile in cattedra. Oggi c'è, il prossimo anno sarà altrove. Non scommette sui suoi studenti, perché domani non li vedrà più. Non investe in progetti che potrebbero ampliare l'offerta formativa, perché quei progetti, domani, chi se li accollerà (ammesso che l'istituto in cui lavora il precario di turno ne coltivi ancora, visto che non c'è come pagarli)?
Eppure solo qualche anno fa, con la Finanziaria 2002, il governo si impegnava ad immettere in ruolo 40 mila insegnanti in tre anni. Ancora l'anno scorso la Moratti aveva stretto i cordoni della borsa e quell'impegno si era dimezzato: "Assumeremo 21 mila nuovi docenti". Poi lo stop del ministro Tremonti. I tagli decisi dalla Finanziaria, la scure che cala sui docenti, ma anche sul personale amministrativo e sugli Ata (4 mila bidelli verranno rispediti a casa). Quanto basta perché il Comitato insegnanti precari scriva: "Oggi questo governo che nega la copertura economica degli impegni assunti dalla Finanziaria 2002 concede l'immissione in ruolo agli insegnanti di religione (già favoriti rispetto ai precari perché venivano loro riconosciute le progressioni di carriera, mentre un precario tale da 20 anni continua a percepire lo stipendio iniziale, ndr) e dirotta ingenti risorse economiche a favore della scuola privata: novanta milioni di euro in tre anni, sotto forma di sgravi fiscali per le famiglie che pagheranno rette alle scuole private".


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