FLC CGIL
Contratto Istruzione e ricerca, filo diretto

https://www.flcgil.it/@3856499
Home » Rassegna stampa » Rassegna stampa nazionale » Repubblica: Ma sì, buttiamo via bimbo e acqua sporca

Repubblica: Ma sì, buttiamo via bimbo e acqua sporca

Mario Pirani

01/12/2008
Decrease text size Increase text size
la Repubblica

Vi sono alcuni modi di dire che andrebbero proibiti per pubblica decenza come, ad esempio: «Si tratta di alcune mele marce ma vanno individuate, senza fare di ogni erba un fascio», dove fili d´erba e pomi col baco appaiono fenomeni così marginali da indurre a benevola compassione nei loro confronti. Peggio l´altro assioma che viene sparato ad ogni pié sospinto quando si azzarda una critica: «Stai rischiando di buttar via il bambino con l´acqua sporca!». Al che vengo ormai colto dall´irrefrenabile impulso di rispondere: «Ma buttiamolo una buona volta via questo mitico bambino; che finisca anche lui con la sporcizia che si è appena tolta di dosso!». Scherzi a parte, questo è stato l´argomento che taluni autorevoli ambienti accademici hanno opposto al mio ultimo articolo sulla Università ("Repubblica" del 22 novembre) per sostenere, in sostanza, che le critiche potevano anche esser giuste, a condizione che non si traducessero in «una rozza campagna denigratoria nei riguardi dei docenti universitari, indicati come persone di basso profilo culturale, inclini al tradimento dei loro doveri, dedite all´intrigo, votate alla difesa di privilegi e al presidio del provincialismo che li alimenta» (dal Manifesto in difesa della dignità dell´Università di un gruppo di Direttori di Dipartimento della Sapienza).
Potrei rispondere citando messaggi altrettanto autorevoli di appoggio alla mia analisi ma preferisco entrare nel merito, premettendo che non ho mai pensato di mettere in dubbio l´affermazione dei firmatari circa il fatto che «svolgono con passione e affetto per gli studenti le lezioni, alle quali non arrivano mai in ritardo e durante le quali espongono quanto di meglio si incontri allo stato attuale delle conoscenze grazie al continuo aggiornamento dovuto alla ricerca scientifica». Non c´è alcun dubbio che quasi ovunque ci siano oasi di eccellenza, professori meritevoli, ricercatori bravissimi. Lo prova, ad esempio, la lettera che abbiamo pubblicato del prof. Marinucci, direttore del Dipartimento di Matematica a Tor Vergata, sui successi di livello internazionale raggiunti nella sua Facoltà. Ma la questione da me sollevata è un´altra: le condizioni globali della nostra Università presentano caratteristiche negative talmente incardinate nelle sue strutture che, ferme restando le molte eccezioni positive, denunciano la impermeabilità di una degradazione sistemica considerata ineluttabile, dovuta a una collusione di interessi tra mondo accademico, classe politica e sindacalismo di categorie. Indicavo quattro punti decisivi: I) il reclutamento e la promozione clientelare, familiare, partitocratica e, infine, anagrafica (vince il più vecchio) del corpo docente realizzato attraverso «chiamate» e concorsi pilotati, il cui esito è scontato in partenza e le qualifiche scientifiche classificate internazionalmente, tenute in non cale. II) La moltiplicazione patologica delle sedi universitarie, delle filiali distaccate, delle materie di insegnamento (180.000), dei corsi di laurea (5.500), delle cosiddette università telematiche e delle molte private, senza qualificazione scientifica ma egualmente dotate della possibilità di mettere in cattedra personaggi del mondo partitico e della Amministrazione, prive di curriculum accademico. III) Il permanere della pratica delle convenzioni per consentire il rilascio di lauree con lo sconto grazie alla concessione di crediti cui non corrispondono esami superati.
L´elenco potrebbe proseguire ma mi fermo qui perché la materia del contendere mi sembra comunque chiarissima. Si tratta di capire perché, di fronte ad un simile scandalo, le proteste di studenti e docenti si appuntino attorno ad altri temi e non entrino mai nel merito. Se questa volta alla gogna sono i tagli di bilancio si potrebbe almeno eccepire che essi andrebbero eseguiti con la precisione della micro chirurgia per estirpare i nodi metodologici della corruttela. Non difendendo i finanziamenti a pioggia per numero di iscritti. Comunque andrebbero sostenuti i segni di cambiamento che sotto il peso delle manifestazioni, ma anche delle critiche dei mass-media, sono stati introdotti al decreto Gelmini. Soprattutto non credo che i docenti bravi, le oasi di eccellenza, le «mele senza baco», che hanno subito finora senza fiatare le vergogne in atto, possano ritenersi esenti da responsabilità, così come il movimento studentesco e sindacale che oggi se la prende con la Gelmini ma nel 1997 e ´98, col centro sinistra al governo bloccava le piazze e occupava le scuole, per impedire al ministro Berlinguer di riformare gli esami e di introdurre un po´ di meritocrazia nel giudizio sugli insegnanti.


La nostra rivista online

Servizi e comunicazioni

Seguici su facebook
Rivista mensile Edizioni Conoscenza
Rivista Articolo 33

I più letti

Filo diretto sul contratto
Filo diretto rinnovo contratto di lavoro
Ora e sempre esperienza!
Servizi assicurativi per iscritti e RSU
Servizi assicurativi iscritti FLC CGIL