FLC CGIL
Contratto Istruzione e ricerca, filo diretto

https://www.flcgil.it/@3773253
Home » Rassegna stampa » Rassegna stampa nazionale » Repubblica-Le emergenze del cavaliere-di C.Maltese

Repubblica-Le emergenze del cavaliere-di C.Maltese

Le EMergenze del cavaliere CURZIO MALTESE IL grandioso dibattito sul presidenzialismo, lanciato da Berlusconi come moda della stagione 2003, rischia di ripercorrere la parabola dell'altre...

06/01/2003
Decrease text size Increase text size
la Repubblica

Le EMergenze del cavaliere
CURZIO MALTESE
IL grandioso dibattito sul presidenzialismo, lanciato da Berlusconi come moda della stagione 2003, rischia di ripercorrere la parabola dell'altrettanto storico obiettivo dell'anno scorso: la riforma dell'articolo 18. Sembra insomma un altro ottimo sistema per bloccare il Paese intorno a un falso problema, logorarlo con mesi di caotico bla bla e chiudere con un bel nulla di fatto, mentre l'economia va a rotoli e le vere riforme rimangono nel cassetto.

Ricordate? In fondo non è passato un secolo da quando un Berlusconi trionfante annunciava, nella solita conferenza di fine anno, che il 2002 sarebbe stato l'anno della grande riforma del lavoro, "con o senza il contributo dell'opposizione". L'Ulivo naturalmente si spaccò subito fra sedicenti riformisti disponibili al dialogo e i cosiddetti estremisti, contrari. Seguirono mesi di guerriglia ideologica, con accuse mortali a sindacato, scioperi a valanga e tensioni sociali. Tutto per poi accorgersi, l'altro giorno, che si trattava di una "riforma irrilevante". E infatti l'articolo 18 non c'entrava nulla nella crisi che intanto ha mandato a gambe all'aria la prima industria manifatturiera del Paese, la Fiat. Nell'indifferenza del ceto politico che era distratto dalla lotta alla Cgil.
A distanza di un anno il Cavaliere ci riprova. Il tema è diverso ma lo schema di gioco è lo stesso. Stavolta al centro dell'offensiva non vi sono lo statuto dei lavoratori e il ruolo del sindacato, quanto piuttosto la Costituzione e il ruolo di controllo del presidente Ciampi. La nuova emergenza nazionale è giungere al presidenzialismo presto, anzi subito, a ogni costo, "con o senza l'opposizione". I media al seguito del padrone strombazzano la nuova campagna. Se gli italiani parlano soltanto di inflazione, i telegiornali li rincorrono con il dibattito sulla grande riforma. La reazione della sinistra, qui la storia non è maestra, si replica nei dettagli con le stesse divisioni e accuse di allora. Uguali perfino gli slogan: "Non basta dire di no". Il tutto nel segno dell'eterno clima da '48. Nessuno che si chieda se agli italiani serve e interessa davvero il presidenzialismo, soprattutto se lo considerano così urgente. E' curioso dover ricordare a politici che citano un sondaggio al minuto come nell'opinione dei cittadini la riforma istituzionale figuri agli ultimi posti nell'elenco delle emergenze. Accanto, guarda caso, alla devolution. Prima, molto prima per gli italiani vengono la crisi economica e le riforme di sanità, scuola, fisco, burocrazia, pensioni. Ora, è comprensibile che Berlusconi, in serie difficoltà nel governare l'economia, cerchi di distrarre il popolo col miraggio della grande riforma e che per questo usi la grancassa delle sue televisioni. E' invece un mistero la ragione per cui l'opposizione, dovendo scegliere tra l'agenda di Berlusconi e quella dei cittadini, si inchini alla prima e accetti di fare del presidenzialismo la grande questione dell'anno.
Tanto più che Berlusconi, oltre al tema, impone il metodo e lo stile di discussione. Entrambi improntati a un fiero analfabetismo costituzionale. Così ogni giorno destra e sinistra si inventano mirabolanti progetti e citano a sproposito modelli stranieri che non conoscono, spacciando per presidenzialismo "all'americana" o "alla francese" (oppure per premierato alla tedesca o all'inglese o alla israeliana) trovate che risultano piuttosto tutte "all'italiana". Ovvero una serie di ignobili pasticci contro i quali da anni lancia i suoi strali l'eccellente ma inascoltato professor Sartori.
Berlusconi chiede nuovi poteri ma ha già più poteri di quanto ne dispongano Bush e Chirac, Blair o Schroeder, perché è padrone dell'informazione ed è padrone della sua coalizione. Se poi questo immenso potere il premier non lo usa per il bene del Paese ma per farsi approvare leggi su misura o per licenziare ministri e giornalisti Rai come fossero maggiordomi, questi sono letteralmente affari suoi "e purtroppo, anche un po' nostri". Nelle condizioni attuali, il presidenzialismo non sarebbe una riforma destinata a durare nel tempo ma soltanto la malattia senile del berlusconismo. Il definitivo stravolgere la storia e la democrazia italiana per adeguarli alla biografia di un uomo, al megalomane titanismo del Cavaliere di Arcore.
Detto questo, se l'opposizione vuole sedersi al tavolo delle trattative, dopo la prima infausta esperienza della Bicamerale, si accomodi pure. Non saranno i dubbi di un regista o di in impiegato della Pirelli a impedire la storica impresa. Certo, non è facile far dimenticare agli elettori dell'Ulivo un anno e mezzo di insulti e abusi di potere da parte della maggioranza, l'arroganza incivile del linciaggio ai sindacati e alla magistratura indipendente, lo squallore della lottizzazione selvaggia in ogni settore, a cominciare dalla Rai, con la scusa dello spoils system. Senza contare che fra un anno Berlusconi potrebbe liquidare anche questa grande riforma con un mezzo sorriso. E scoprire di colpo che era "irrilevante" .


La nostra rivista online

Servizi e comunicazioni

Seguici su facebook
Rivista mensile Edizioni Conoscenza
Rivista Articolo 33

I più letti

Filo diretto sul contratto
Filo diretto rinnovo contratto di lavoro
Ora e sempre esperienza!
Servizi assicurativi per iscritti e RSU
Servizi assicurativi iscritti FLC CGIL