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Repubblica-La rabbia di Cofferati

Sergio Cofferati: "Sulle scorte vergognoso silenzio" Pronto un esposto-denuncia: "Si faccia chiarezza" "Nel mirino c'è la Cgil ma sapremo difenderci" "Qualcuno ha voluto spaventare il professor B...

28/06/2002
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la Repubblica

Sergio Cofferati: "Sulle scorte vergognoso silenzio"
Pronto un esposto-denuncia: "Si faccia chiarezza"
"Nel mirino c'è la Cgil
ma sapremo difenderci"
"Qualcuno ha voluto spaventare il professor Biagi"
di MATTEO TONELLI

ROMA - Gli interrogativi restano sospesi a mezz'aria. Chi ha scritto le lettere con cui Marco Biagi mette nero su bianco le proprio paure per un attento terroristico? Perché la procura ne ha solo alcune? Perché escono solo oggi? Interrogativi ancora senza risposta certa che, però, servono a Sergio Cofferati per delineare uno scenario che vede al centro, nemico da colpire, la Cgil. Avanza un sospetto che suona come una certezza Cofferati, che le missive siano state "rese pubbliche anche per dare consistenza al tentativo di additare la Cgil e il suo segretario generale come responsabile dell'attivazione di forme di violenza". Un vecchio ritornello già udito. Non a caso il segretario ricorda, come unite da un filo rosso, "le accuse di alcuni ministri", il continuo tentativo del governo "di tramutare lo scontro sociale in altro, in qualcosa di contiguo alla violenza, per impedire che stia in campo".

Contro questo e per chiarire la vicenda delle lettere di Biagi, la Cgil ha già pronta la contromossa. Un pool di avvocati presenterà un esposto-denuncia che chiede di far luce sulla vicenda, "sulle calunnie del governo", sulle responsabilità "di coloro che operano nelle istituzioni", sulla decisione di levare la scorta a Biagi, nonostante i suoi timori così platealmente manifestati. L'attacco si sposta sul governo e sui "vergognosi" commenti dei suoi membri sulla vicenda. Si scalda Cofferati quando si chiede come mai "il tema delle scorte non venga nemmeno commentato". E anche oggi, a pubblicazione avvenuta, tutto ruota sulla Cgil e il suo segretario. Sulle scorte regna il silenzio: "Per questo, come privato citadino, mi aspetto che l'opposizione ne chieda conto in Parlamento all'esecutivo".

Ma è sulla questione dei timori di Biagi per la "criminalizzazione" di Cofferati, che il segretario vuole fare luce. E' forse questo l'aspetto dell'intera vicenda che più lo ferisce. Cofferati ricostruisce dall'inizio la vicenda. Prosegue evidenziando come all'epoca di quelle lettere "il governo Berlusconi non si fosse nemmeno insediato" e dunque "siamo di fronte ad atti che risalgono ad un tempo in cui la mia uscita dalla Cgil era lontana e non c'era nessun elemento di conflitto sociale. E' un'iniziativa che viene da lontano".

Quanto lontano? E da dove? Cofferati questo non lo dice o non lo sa, quello di cui però il sindacalista è convinto è che ci sia stato qualcuno che "si è preoccupato" di spaventare Biagi "attribuendomi intenzioni ostili nei suoi confronti. Ed invece io con lui non ho mai avuto alcuna polemica".

Il tutto in tempi non sospetti e nemmeno conflittuali, per intenderci. Poi è arrivato il momento del duro sociale con il governo, delle lettere di Biagi, del "loro uso strumentale". E delle troppe domande ancora senza risposta.

(28 giugno 2002)


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