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Repubblica-La maternità e l'insegnamento religioso

La maternità e l'insegnamento religioso CORRADO AUGIAS E gregio signor Augias, lei ha scritto che "nel caso della signora Simonetta, allontanata dall'insegnamento perché incinta senza es...

15/03/2003
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la Repubblica

La maternità e l'insegnamento religioso

CORRADO AUGIAS

E gregio signor Augias, lei ha scritto che "nel caso della signora Simonetta, allontanata dall'insegnamento perché incinta senza essere sposata, la prescrizione della Chiesa contrasta con principi umanitari e giuridici di fondo: è violazione clamorosa". Ne dubito. Per esempio, un giornalista conviene con il suo editore di redigere servizi in accordo con la linea del giornale. Ma dopo un po' questo signore fornisce servizi ispirati a una linea editoriale opposta. Costui non va allontanato? La professoressa non si era impegnata a insegnare l'etica cristiana? E per farlo, non si era anche impegnata a tenere una condotta conforme a quella moralità? Trovatasi in situazione non conforme, non era più dignitoso rassegnare il mandato per aver ridicolizzato il suo insegnamento e per aver tradito la fiducia del vescovo? E il suo insegnamento, se mantenuto, non diventava una buffonata? È uno scandalo? O invece il vescovo doveva perdere lui la dignità, col consentire la buffonata e lo scandalo? È per evitare simili incresciose situazioni che il Concordato, rinfrescato dal laicissimo Craxi, assegna al vescovo la facoltà di revocare le nomine. Quale dignità è stata violata? Quali principi giuridici sono stati calpestati? La Cassazione ha risposto: nessuno.
Nicola Di Blasi, Caltagirone
ndilasi@katamail.com
C aro Augias, scrivo a proposito dell'allontanamento di una insegnante di religione cattolica perché incinta senza essere sposata. È ovvio che la chiesa cattolica controlli chi insegna la sua dottrina e possa allontanare dall'insegnamento chi non ritiene più adeguato. Ma è anche giusta la legge dello Stato che non permette si licenzi una lavoratrice incinta. Allora? Il punto è che l'insegnamento di una religione nelle scuole pubbliche non dovrebbe esserci. Dovrebbe essere attività di volontariato, quindi non stipendiata, svolta dalle famiglie nelle case e dal parroco, o da suoi aiutanti volontari, nelle parrocchie. Se nelle scuole pubbliche si insegna la religione cattolica, perché non c'è anche l'insegnamento di tutte le altre religioni e quello delle concezioni atee del mondo? Se una scuola chiedesse a me, segretario della "Unione degli atei e degli agnostici razionalisti" (www.uaar.it), di organizzare lezioni di ateismo per gli alunni di famiglie atee, troverei chi lo fa bene, gratis e con soddisfazione dei genitori. I genitori cattolici, quelli di religioni minoritarie e gli atei, hanno gli stessi diritti, o no?
Giorgio Villella
villella@tin.it
N on mi riesce francamente di capire come una donna che vuole un bambino, anche se non sposata, possa dare scandalo. A chi? Resta comunque che una delle leggi della Repubblica che valgono come principio fondamentale è che non si licenzia una donna incinta. La Cassazione ha dovuto piegare questo principio a un trattato internazionale (Concordato con lo Stato del Vaticano). I pasticci nascono quando uno Stato che dovrebbe essere laico e non "etico" e dovrebbe esigere obbedienza solo alle sue leggi fa sua la moralità di una religione che è tutt'altra cosa. Mi piacerebbe che vigesse anche in Italia quel principio della Carta dei Diritti degli Stati Uniti che dice: "Il Congresso non emanerà alcuna legge che riguardi l'istituzione di una religione o ne impedisca il libero esercizio". Semplice e chiaro.


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