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Repubblica: Il miraggio scolastico che appare e scompare

Nei giorni scorsi è stato presentato con qualche enfasi un accordo tra il ministero della Pubblica istruzione e la Regione Campania per la realizzazione da questo anno scolastico di Percorsi Alternativi Sperimentali integrati di istruzione e formazione

12/12/2007
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la Repubblica

FRANCO BUCCINO

Nei giorni scorsi è stato presentato con qualche enfasi un accordo tra il ministero della Pubblica istruzione e la Regione Campania per la realizzazione da questo anno scolastico di Percorsi Alternativi Sperimentali integrati di istruzione e formazione. I Pas - così sono stati denominati - sono di durata biennale e finalizzati, nell´ambito della lotta alla dispersione scolastica, all´assolvimento dell´obbligo scolastico e al conseguimento di una prima qualifica professionale da parte dei ragazzi fuorusciti dal sistema scolastico. Dopo il biennio dei Pas, i giovani interessati potranno accedere al terzo anno degli Ofis, i "tradizionali" percorsi triennali, per ottenere una qualifica regionale più pesante; successivamente potranno frequentare il quarto e quinto anno di un istituto superiore per arrivare al diploma.
Parliamo di ragazzi che a scuola già ci sono stati, ma poi o li hanno mandati via o se ne sono andati spontaneamente. È difficile immaginare per questi ragazzi tanti passaggi: dallo stato di dispersi ai Pas, agli Ofis, alla scuola superiore. Comunque, tutto il percorso, anche se vede il coinvolgimento degli enti di formazione e delle aziende, si svolge sostanzialmente nello stesso luogo fisico, cioè la scuola. Niente di nuovo sotto il sole. Dal momento che nessuno dei nodi problematici dei percorsi integrati triennali è stato sciolto e nessuna verifica è stata fatta delle ragioni del loro sostanziale fallimento, è molto probabile che i Pas faranno la stessa fine degli Ofis.
La novità dei Pas consiste nel fatto che i docenti impegnati nel progetto saranno sostituiti da supplenti chiamati dalla graduatoria del provveditorato e pagati con i soldi della Regione. Ogni corso biennale dei Pas, destinato a 15 allievi, costerà 76 mila euro più 100 mila euro nei due anni per pagare i supplenti che sostituiscono i docenti titolari impegnati nei corsi.
La lotta alla dispersione scolastica merita ogni impegno e sforzo economico, perché la dispersione scolastica è un grave problema sociale al pari della disoccupazione, della povertà, dell´immigrazione clandestina, della mortalità infantile, dell´emergenza rifiuti, della malavita. La Regione Campania da subito ha scelto per il disperso scolastico un percorso integrato che miri alla sua educazione e a una dotazione di competenze generali, a fronte di altri sistemi regionali che consegnano il disperso in toto alla formazione professionale, ritenendo per motivi ideologici che al disperso si addica la qualifica di basso livello.
Ma la Regione Campania i significativi principi ai quali si ispira non li sa mettere in pratica, non li sa attuare, neppure nell´ultima versione dei percorsi integrati, i Pas appunto.
Innanzitutto perché non riconosce nei fatti l´autonomia delle scuole. Riconoscerla significa mettere a disposizione delle scuole disinteressatamente e senza vincoli risorse per l´organico e per tutte le esigenze materiali, cioè per le loro attività ordinarie, lotta alla dispersione compresa. Riconoscerla significa che l´assessore, anziché interessarsi solo di formazione professionale, curi anche l´istruzione togliendola dalle mani di collaboratori, i quali pensano che solo i "loro" corsi sono a valenza "fortemente" innovativa rispetto alla didattica tradizionale che si consuma nelle scuole, o che tra i circa centomila docenti della scuola pubblica ce ne sono solo novecento pronti a operare con soggetti a rischio: quelli che hanno seguito un corso di formazione specifico organizzato da loro con delibera regionale. Così si creano solo contrapposizioni e dualismi all´interno della scuola.
Ancora, la Regione non sa applicare i principi ai quali si ispira, perché, in questa esperienza di integrazione, non ha un sistema della formazione professionale da far interagire con il sistema dell´istruzione: non c´è. Le scuole dovrebbero poter lavorare e collaborare con enti di formazione secondo i loro tempi e le loro necessità. Nei progetti non ci sono gli enti di formazione, ma agenzie che con continui ricorsi alla legge 30, al di là di ogni orientamento politico, reclutano "esperti" dappertutto, magari anche all´interno della stessa scuola. D´altra parte, diciamocelo con franchezza, in genere non sono coinvolte neppure le scuole nella loro interezza, spesso solo un gruppo molto esclusivo, formato da preside, segretario e alcuni docenti. A volte non ci sono neppure gli allievi, o meglio sono come Angelica nell´Orlando Furioso: un miraggio che appare e che scompare.
Terzo, la Regione tratta da dilettante norme di legge e materie demandate alla contrattazione sindacale, anche per la compiacenza dell´Amministrazione scolastica. Parla di riconoscimento del servizio dei supplenti e della continuità dei docenti di ruolo coinvolti nel corso, affida ai dirigenti scolastici il potere di reclutare i docenti per i corsi, consente che le agenzie formative reclutino esperti all´interno della scuola, interviene sulla formazione dei docenti, ignora il ruolo del personale amministrativo, tecnico e ausiliario nelle attività della scuola, non prevede alcun momento di contrattazione d´istituto. I sindacati ebbero modo di farle presenti queste cose quando l´assessore illustrò il suo progetto, che allora era solo un´idea. E il direttore scolastico Bottino a quel tavolo era ancora più critico dei sindacati. Poi, quando ha saputo che il ministro Fioroni avrebbe firmato l´accordo, il direttore si è convertito ai Pas, mentre l´assessore Gabriele ha pensato bene di non chiamare più i sindacati se non dopo la firma.
Spero di essere smentito dai fatti, ma temo che assisteremo presto a un copione già visto. Esce il bando, i soliti noti che partecipano, le difficoltà a reperire gli allievi in corso d´opera, un po´ di casini con la nomina dei supplenti ad anno inoltrato. Scuole abuliche che apprendono di tutte le loro iniziative ormai dalle targhe che si aggiungono all´ingresso a quella della denominazione dell´istituto, come nastrini di un veterano pluridecorato: scuole aperte, scuole in commercio, progetto aree a rischio, fondi sociali europei…
A proposito dei fondi europei, non capisco perché non si sono messe assieme le grandi quantità di soldi destinati alla dispersione e al disagio scolastico dal Pon del ministero e dal Por della Regione con queste altre risorse, in un unico grande progetto pluriennale che avesse l´obiettivo di permettere alle scuole di potenziare il proprio organico, e quindi il tempo scuola e l´offerta formativa. Ma, come si sa, dei fondi europei nei dettagli si è restii a parlare. Mi auguro, come la maggioranza dei cittadini, che tante risorse non siano sprecate e che lascino benèfici e permanenti effetti. Almeno quelle destinate all´istruzione e alla formazione.


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