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Repubblica-Il condominio-Italia e l'eclissi della politica

Il condominio-Italia e l'eclissi della politica GIORGIO BOCCA L'anno nuovo, di cui si è parlato nella conferenza stampa del capo del governo, si presenta come una tirannia mediocre, quanto ...

03/01/2003
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la Repubblica

Il condominio-Italia e l'eclissi della politica

GIORGIO BOCCA

L'anno nuovo, di cui si è parlato nella conferenza stampa del capo del governo, si presenta come una tirannia mediocre, quanto a dire una forma sociale umiliante sia per chi la dirige, sia per chi la sopporta. L'anno che si apre è stato presentato come l'anno delle riforme che invece di aprire l'animo dei sudditi alle speranze lo aprono alle incertezze, perché non si sa se saranno riforme per il meglio o per il peggio, per una giustizia più imparziale o per una più asservita all'esecutivo, se per pensioni più ricche e sicure o se rinviate e tagliate, se per una riduzione del peso fiscale o un suo mantenimento e peggioramento in vari modi giustificati.
La tirannia mediocre segna l'eclisse della politica come discussione sul bene comune. Se tu affermi che la popolarità del despota è in calo e lui ti risponde che al contrario è in crescita come affermano i sondaggi alla sue dipendenze che dici, che rispondi? Taci o accetti un ridicolo gioco a rimbalzino.
Nella tirannia mediocre la discussione politica diventa una sfida a chi grida più forte, a chi le spara più grosse. "L'ottanta per cento della carta stampata - dice il despota - è avversa al mio governo e anche le mie televisioni, fatta eccezione per Emilio Fede, sono piene di birichini (leggi comunisti o disfattisti)". Che rispondi a uno capace di rovesciare la frittata con tale disinvoltura? Taci, ti affidi all'intelligenza dei cittadini che nella politica dei numeri, delle masse è quasi sempre sommersa dall'irrazionale. Se devi discutere con gli Schifani o con gli altri mentitori e diffamatori di professione, che fai? Gridi e menti a tua volta? È una partita in cui le persone serie sono sconfitte in partenza: indicare i difetti della tirannia mediocre senza avere la forza di cancellarli è un modo della politica che non giova a nessuno, che umilia tutti ma che va benissimo a chi lo impone.
Tirannia mediocre ma bonaria, si dice, sempre meglio di quella feroce e assassina: quando Stalin convocava la direzione del Comintern nessuno degli invitati al Cremlino era sicuro di uscirne libero o vivo, ma gli invitati oggi a un confronto con il despota bonario devono adattarsi alla mediocrità, non hanno il riscatto del terrore e del martirio, lo ascoltano fra le risate servili e i silenzi della paura. Era pieno alla conferenza stampa di facce un po' tese, di domande un po' controllate, la mia domanda "birichina" l'ho fatta, ma non insisto, risponda pure quel che vuole.
Affrontare una conferenza stampa sul presente e sul futuro del paese Italia, dell'azienda Italia è una impresa proibitiva, ma più adatta ai mentitori nati o a pagamento che non alle persone serie. Chi può seriamente prevedere che cosa sarà la devoluzione, se una maggiore autonomia e articolazione o una moltiplicazione di privilegi burocratici, una maggior difficoltà nel farli convivere? Chi può seriamente prevedere gli effetti del globalismo, del capitalismo sfrenato, delle guerre preventive, dell'imperialismo risorgente, delle risposte terroristiche? Nessuno, ma serve poco tirarsene fuori, appellarsi, demagogicamente all'ottimismo, come se di fronte al nazismo Churchill avesse invitato gli inglesi a far festa invece che a prepararsi alle lacrime e al sangue.
Dà un grande fastidio che il despota bonario invece di usare un linguaggio fermo e tagliente adatto ai tempi calamitosi ne usi uno da oratorio con gli interventi buonisti o del fiducioso buon senso di mamme e di zie timorate di Dio. In una messinscena dove il despota si comporta come il direttore di un condominio, con carta e penna biro a prender nota di tutte le richieste e le lamentele, dimentico che l'occhio della televisione arriva anche fra fogli su cui stai tracciando linee e ghirigori. E per tener bonariamente buoni tutti deve confessare che un governo non c'è, che il vero impegno del capo di governo è di mediare fra gli interessi clientelari perché il bene comune viene sempre dietro alla autoconservazione di un potere perennemente condizionato e limitato. Nel suo linguaggio da oratorio e da ragioniere condominiale il razionale, il realista cedono continuamente il campo al fantastico e al megalomane. Le folle di ogni regione italiana dimenticano al suo apparire le disgrazie sociali o naturali da cui sono afflitte e lo seguono in processione come un santo, non del tipo severo e profetico-apocalittico, ma ottimista, da chiedergli subito una grazia o un miracolo.
E come i santi non sbaglia mai, piuttosto sopporta gli sbagli altrui; cittadini, voi non sapete le fatiche che faccio a tirare la carretta, a pagare per gli altri, non c'è difficoltà economica o criminale o stradale che non sia imputabile ai precedenti governi. I difetti del despota forte e severo vengono pantografati nella tirannia bonaria: se si fanno degli sbagli la colpa è dei ministri che però non vengono rimossi perché il despota è paterno, se la corruzione si impone come fatto normale, se nel nuovo regime viene sistematicamente coperta per opporsi al giustizialismo persecutorio dei comunisti, meglio non muovere un dito per non disturbare l'alleanza di potere.
La tirannia mediocre esige dei prezzi sempre più alti, delle omissioni e delle complicità sempre più forti, delle censure e degli inganni sempre più diffusi. L'invito all'ottimismo, ripete quello di Mike Bongiorno all'allegria.


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