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Repubblica-Genova-Parte dal D'Oria la rivolta contro la ginnastica dimezzata

Nella riforma Moratti sarebbero drasticamente ridotte le ore di educazione fisica Parte dal D'Oria la rivolta contro la ginnastica dimezzata Riuniti 110 docenti di 48 scuole i...

15/03/2005
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la Repubblica

Nella riforma Moratti sarebbero drasticamente ridotte le ore di educazione fisica
Parte dal D'Oria la rivolta contro la ginnastica dimezzata
Riuniti 110 docenti di 48 scuole in un comitato: parte una lettera al ministro
DANIELE GRILLO


Se la riforma Moratti passerà monteranno reti da volley in aula, fisseranno blocchi di partenza nei corridoi, organizzeranno allenamenti in cortile. Sono disposti a fare questo e altro, gli oltre centocinquanta professori di educazione motoria delle scuole superiori di Genova e provincia pur di non veder ridurre la loro materia a pura e semplice teoria. Da due a una le ore di educazione fisica, questo dice in sostanza uno dei punti dello schema di riforma della scuola media superiore. Abbastanza per far riunire 110 docenti di 48 scuole in un comitato e per scrivere una lettera a Letizia Moratti. "Onorevole ? scrivono i professori ? il suo operato, che appare volto solo al risparmio, è un pericoloso attacco al percorso formativo, alla crescita emotiva e all'arricchimento culturale dei nostri giovani". L' "attacco", unito alla cronica mancanza, a Genova, di strutture per lo sport vicine o interne alle scuole, significa la fine dell'educazione motoria nelle scuole. "Molte classi devono affrontare spostamenti che richiedono anche un quarto d'ora di tempo ? spiega Fulvio Rapetti, del Comitato Insegnanti di Educazione Fisica di Genova - così di un'ora di lezione rimarrebbero sì e no venti minuti effettivi di insegnamento. Troppo pochi".
Il taglio di ore porterà necessariamente a rivedere anche l'organico dei docenti, che risulteranno in esubero almeno del 40%. "Negli altri paesi europei le ore dedicate all'educazione motoria sono due, tre, in qualche caso cinque ? dice Rapetti - il fatto che i colleghi più giovani si troveranno a spasso è un problema grave, ma che molti dei nostri ragazzi non faranno più movimento lo è ancora di più". In Italia si fa "ginnastica" a scuola dal 1923, anno della Riforma Gentile che inserì l'educazione fisica nelle materie di insegnamento di medie e superiori. Una "new entry" che, pur arrivando agli albori del Ventennio, non mirava a formare soldati per la patria o sani corpi per il lavoro industriale, bensì a formare il carattere morale e la volontà di ciascun allievo. "La perdita più importante - dice l'assessore comunale allo sport Giorgio Guerello - sarà quella nel campo delle relazioni interpersonali tra gli studenti e nel processo di integrazione degli alunni stranieri".
Per recuperare l'ora cancellata dalla riforma (che colpisce anche altre materie fondamentali come il latino nei licei, l'educazione musicale e le lingue straniere), l'unica soluzione sarà quella di attingere dalle sei ore opzionali (facoltative e obbligatorie) previste dal nuovo orario. Una scappatoia che non convince il preside del liceo scientifico King Renato Dellepiane. "Le ore opzionali obbligatorie saranno richieste dai docenti di tutte le materie, e quindi difficilmente verranno dedicate all'educazione fisica ? osserva Dellepiane ? quelle obbligatorie invece dovranno essere pagate dagli istituti, e non tutti potranno permettersele". Salvatore Di Meglio, preside del D'Oria, allarga il discorso all'intera bozza di riforma. "Già quello studiato da Gentile era un impianto idealistico ancora tutto da realizzare. Con picconate di questo genere ci troveremo di fronte a una sorta di Colosseo difficile da tenere in piedi e far funzionare". "Per lo sport sarà una grande perdita ? è l'opinione di Carlo Antonio Nicali, presidente del Coni ligure ? anche se introdurre all'attività sportiva non è il principale obiettivo della scuola, è innegabile che ad oggi le medie e i licei siano il nostro più grande bacino di reclutamento". "Inoltre ? continua Nicali ? con l'obesità che aumenta ogni anno, non sarà un risparmio, ma un danno che ricadrà pesantemente sul sistema sanitario nazionale".


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