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Repubblica-Esami, la maturità facile che piace al ministro

Esami, la maturità facile che piace al ministro CORRADO AUGIAS G entile dottor Augias, è al¬le porte il fatidico esame di Stato. Capita a molti insegnan¬ti come me d'interrogarsi su...

13/06/2003
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la Repubblica

Esami, la maturità facile che piace al ministro

CORRADO AUGIAS

G entile dottor Augias, è al¬le porte il fatidico esame di Stato. Capita a molti insegnan¬ti come me d'interrogarsi sul senso di ciò che fanno. Il gover¬no attuale ha introdotto la com¬missione tutta interna, fatta ec¬cezione per la figura di un pre¬sidente che, non godendo del dono dell'ubiquità, si barcame¬na come può tra molteplici commissioni.
Essere esaminati dai propri in¬segnanti è visto come garanzia di valutazione oggettiva da par¬te di alunni e genitori. Il provve¬dimento è in realtà dettato da criteri di rispar¬mio e di "condiscendenza" verso le scuole pri¬vate. Ammesso che l'oggettività sia persegui¬bile in un'istituzione come la scuola, che ha a che fare con processi di crescita non quantifi¬cabili come i profitti di un'azienda, già la riforma del ministro Berlinguer aveva tenta¬to qualcosa di importante sostituendo il "giu¬dizio" del vecchio esame di "maturità" con il "punteggio" del nuovo esame di "Stato". D'al¬tra parte, cosa può aggiungere alla conoscen¬za che un insegnante si è fatto dei propri alun¬ni, un'altra prova scritta, un altro colloquio?
Una delle università italiane più prestigiose, la Bocconi di Milano, ha deciso di chiamare in aprile gli studenti a test d'ammissione, ren¬dendo così irrilevante il voto dell'esame di Stato.
Non vorrei che anche da provvedimenti gra¬diti a tutti come questo della commissione in¬terna, passasse l'ennesimo tentativo di svalu¬tazione della scuola italiana da parte di un mi¬nistro che ha cancellato l'aggettivo "pubbli¬ca" dal nome del suo ministero.
Paola Bordoni
ghismunda@tiscalinet.it
N on potendo abolire l'esame di Stato in quanto stabilito dall'articolo 33 della Costituzio¬ne, si è scelta la strada di svuo¬tarlo lentamente dall'interno in modo da renderlo inoffensivo e soprattutto di facilitare le scuole disposte a chiudere un occhio sulla preparazione degli alunni in cambio di sostanziosi contri¬buti. Si sono così blandite anche le preoccupazioni dei genitori nell'illusione di rendere a tutti la vita più facile. Illusioni appun¬to, demagogie, le stesse nelle quali erano già caduti altri go¬verni in anni anche lontani; per esempio quan¬do si liberalizzarono gli accessi per tutti a tutte le facoltà quale che fosse il tipo di scuola media di provenienza abbassando così di colpo il li¬vello della formazione universitaria.
La verità è che una selezione prima o poi arri¬va ed è possibile che sia tanto più dura quanto più è stata rinviata. Sarà l'esame di ammissio¬ne alle facoltà più serie, sarà una selezione aziendale, sarà il concorso pubblico (non truc¬cato), sarà la concorrenza nel posto di lavoro con i colleghi più preparati, ci penserà la vita insomma a dare una valutazione e in definiti¬va a scegliere. Questo per l'aspetto privato del¬la questione.
Poi c'è l'aspetto collettivo che riguarda il Paese: una scuola priva di mezzi è destinata a diven¬tare scadente, un ciclo di studi concluso da un esame sospetto di strizzare l'occhio è destinato a svalutarsi. Miseri accorgimenti che compro¬mettono il livello generale della preparazione e pregiudicano il futuro. Ovviamente si salve¬ranno come sempre i più fortunati, chi ha più denaro e chi ha più talento. Ma il sogno di una scuola come strumento forte e generale di ele¬vazione per tutti, quello temo che per ora ce lo possiamo scordare.


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