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Repubblica-E' scontro tra Maroni e sindacati

Polemica su bilanci e iscritti di Cgil,Cisl e Uil .Oggi le parti si vedono per il Piano sull'occupazione E' scontro tra Maroni e sindacati Il ministro: "Odiosi privilegi". Epifani: "Una intimidazi...

22/04/2002
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la Repubblica

Polemica su bilanci e iscritti di Cgil,Cisl e Uil .Oggi le parti si vedono per il Piano sull'occupazione
E' scontro tra Maroni e sindacati
Il ministro: "Odiosi privilegi". Epifani: "Una intimidazione"

Il titolare del Welfare: il Parlamento approvi la legge di riforma delle organizzazioni
Pezzotta: "Sia più quieto. Questa non è una buona prova di dialogo"
ALDO FONTANAROSA

ROMA - A pochi giorni dallo sciopero generale, Roberto Maroni, ministro del Welfare, chiede di togliere ai sindacalisti alcuni "odiosi privilegi", economici e previdenziali. Cgil, Cisl e Uil non prendono bene l'idea, che cade nel pieno del confronto sulle nuove modalità di licenziamento (l'articolo 18) e alla vigilia della prima riunione, oggi, sul Piano per l'occupazione. "E' una maldestra intimidazione", dice Epifani, vice di Cofferati alla Cgil. E bene farebbe il ministro a stare "un po' quieto", aggiunge il capo della Cisl Savino Pezzotta.
Intervistato dal Giornale, il ministro Maroni dice che i sindacati ("rispettabilissime associazioni private") eludono "qualsiasi dettame costituzionale e non hanno nessun obbligo". In pratica, "rastrellano soldi pubblici, centinaia di milioni di euro, attraverso i Caf e i patronati, eppure non devono presentare bilanci". Maroni punta il dito, poi, contro "chi percepisce i cosiddetti distacchi sindacali e, in buona sostanza, decide di non lavorare più" in azienda per prestare la sua opera "in un'associazione privata, quale è il sindacato. Non si capisce perché", per il periodo di distacco, i contributi ricadano sullo Stato "e non sul datore di lavoro". "Quando qualcuno va al patronato o al Caf per avviare la pratica di pensione - contesta infine Maroni - gli viene subito chiesto di iscriversi al sindacato. Risultato? In tutti i sindacati la percentuale dei pensionati supera il 60% degli iscritti". Per rimediare a tutto ciò, il Parlamento farebbe bene a votare - si augura Maroni - la proposta di legge già depositata che riporterebbe il sindacato nel suo "alveo naturale" di associazione privata".
"Nel governo", replica Guglielmo Epifani della Cgil, "c'è chi usa la carota e chi, come Maroni, il bastone. Uno scenario anomalo, anche perché lui, che fa di mestiere il ministro dei lavoratori, dovrebbe farsi carico di uno sforzo di mediazione, invece di attaccare ogni giorno". Alla fine, "la proposta Maroni è il maldestro tentativo di condizionare il confronto sull'articolo 18. Tengo a fargli sapere, nel merito, che i bilanci della Cgil sono pubblici e che i contributi del lavoratore, quando distaccato al sindacato, vengono calcolati su retribuzioni minime. Insomma, chi prestare opera nel sindacato fa un preciso sacrificio personale".
Intervistato da Emilio Fede al Tg4, il capo della Cisl Pezzotta invita Berlusconi a "dire ai suoi ministri di stare un po' quieti. Le parole di Maroni non sono una buona prova di dialogo". "Di autentico delirio" parla Sergio Betti, segretario organizzativo della Cisl: "Il ministro punta a ridurre storiche conquiste dei sindacalisti ed è molto impreciso. I contributi previdenziali figurativi? Li contesta ai sindacalisti ma, se è per questo, li incassano anche i politici". Ecco Adriano Musi, numero 2 della Uil: "Dobbiamo capire quando Maroni era sobrio: se a Modena quando ha parlato di disponibilità al dialogo o ieri, quando ha dato certe interviste".
Oggi, alle 11, i sindacati andranno al ministero del Welfare per prendere visione del Piano nazionale per l'occupazione, scritto sulla base degli indirizzi dell'Unione europea. Un appuntamento che dirà se il