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rEPUBBLICA-Devolution, il Polo tira dritto Bossi: voto entro l'8 dicembre

IL CASO Da oggi parte l'iter al Senato. L'Ulivo: senza senzA uno slittamento, 4000 emendamenti alla Finanziaria Devolution, il Polo tira dritto Bossi: voto entro l'8 dicembre Ma l'ultima pa...

20/11/2002
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la Repubblica

IL CASO
Da oggi parte l'iter al Senato. L'Ulivo: senza senzA uno slittamento, 4000 emendamenti alla Finanziaria
Devolution, il Polo tira dritto Bossi: voto entro l'8 dicembre

Ma l'ultima parola spetta alla conferenza dei capigruppo di stamattina
GIOVANNA CASADIO

ROMA - Nessuno slittamento: l'esame parlamentare della devolution partirà da stamani nell'aula del Senato sotto i peggiori auspici. Il braccio di ferro tra i Poli sulla riforma che Bossi ha definito "la ragione della permanenza della Lega al governo", entrerà subito nel vivo con la valanga di 70 iscritti a parlare; 1.300 emendamenti; la pioggia di pregiudiziali.
L'ultima parola per la verità spetta alla conferenza dei capigruppo convocata per questa mattina, ore 9, voluta dal presidente di Palazzo Madama, Marcello Pera. Si era mostrato possibilista Pera su un rinvio del dibattito, raccogliendo l'allarme lanciato dall'Ulivo: "Non si può discutere per logica di schieramento di una riforma costituzionale che ha un'incidenza sul piano ordinamentale e sul piano della spesa pubblica, durante i lavori della Finanziaria", aveva detto Nicola Mancino, ex presidente del Senato, della Margherita.
Il centrosinistra compatto aveva posto già la settimana scorsa la necessità di un rinvio, che ieri diventa un ultimatum: "O slitta la devolution o presenteremo 4 mila emendamenti alla Finanziaria", annunciano Verdi e Margherita. Con la devolution si sta facendo come con la Cirami", commenta il presidente dei senatori Ds, Gavino Angius. Per l'opposizione non è pensabile che il "federalismo hard" dei lumbàrd - in base la quale si dà alle Regioni la competenza esclusiva in fatto di scuola, sanità e polizia locale - sia esaminato "nei ritagli di tempo" lasciati dalla legge finanziaria.
Ma Bossi non ha voluto sentire ragioni; e i colloqui dei capigruppo della Casa delle libertà tra lunedì e ieri con il presidente Pera si sono conclusi con la presa d'atto del diktat del ministro delle riforme. Di devolution e federalismo fiscale i capigruppo della Cdl hanno parlato ieri anche con Tremonti. "Noi contiamo di votare la devolution al Senato entro l'8 di dicembre, prima che la legge finanziaria arrivi in aula", commenta il capogruppo della Lega, Roberto Calderoli. Scontata la corsia veloce, ignorando la contrarietà dell'opposizione.
Più tempo a disposizione sarebbe servito agli alleati della maggioranza per mettere meglio a punto l'emendamento "salva patria". Sarà il governo a presentarlo (già oggi il sottosegretario Brancher potrebbe proporne una bozza), e dovrebbe mettere al riparo la riforma di Bossi dall'accusa di essere una secessione camuffata. La modifica "salva patria" - sollecitata dai centristi dell'Udc con Francesco D'Onofrio ma anche da An - dovrebbe garantire gli standard nazionali, non essendoci un meccanismo di ridistribuzione delle risorse dalle regioni alto reddito verso quelle più povere nei tre settori "devoluti" alle Regioni. E qui, scatta l'intreccio con la Finanziaria e l'impegno per il federalismo fiscale.


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