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Repubblica-Cl un anno dopo si raffredda ora il ministro deve difendersi

IL RETROSCENA Cesana, uno dei padri del Meeting, attacca sull'Università. Critiche per la riforma senza soldi Cl un anno dopo si raffredda ora il ministro deve difendersi Fallisce la protesta...

21/08/2002
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la Repubblica

IL RETROSCENA
Cesana, uno dei padri del Meeting, attacca sull'Università. Critiche per la riforma senza soldi
Cl un anno dopo si raffredda ora il ministro deve difendersi

Fallisce la protesta di un gruppo di studenti, il resto della platea non è certo tenera
DAL NOSTRO INVIATO
MICHELE SMARGIASSI

RIMINI - Il ragazzino magro col numero da carcerato-studente disegnato sulla maglietta s'aggrappa allo stipite dell'uscita di sicurezza e urla: "La Moratti sta rovinando la scuo...", ma uno schiaffo lo interrompe. Uno schiaffetto, per la verità. Unico contatto fisico in una sfida tutta fatta di coretti da stadio, gestacci e pernacchie tra due tifoserie: quella preponderante dei padroni di casa, un centinaio di ciellini agguerriti, e quella esigua ma coraggiosa degli studenti anti-ministro, una dozzina in tutto, quasi tutti emiliani più due o tre "tassisti" romani (nel senso di studenti del liceo Tasso) reduci dai girotondi e dai digiuni contro la riforma della scuola. Dietro al loro striscione, "Non siamo in vendita, no alla scuola-azienda", hanno raggiunto e pizzicato il loro odiato ministro anche qui, nella tana del lupo, al Meeting di Rimini, luogo particolarmente caro alla signora Letizia, tant'è che giusto un anno fa scelse proprio questa platea per anticipare le sue intenzioni e i suoi programmi ministeriali, armata di slogan pimpanti ("Vivere alla grande a scuola si può!") e accolta da acclamazioni entusiaste.
Questa volta, però, non è proprio un bis. La fanno parlare in una sala da mille posti, ben più piccola dell'anfiteatro dell'anno scorso. L'atmosfera non è certo ostile, tutt'altro, ma è palpabilmente meno calorosa se paragonata al trionfo di allora: perfino quando gli studenti di sinistra si alzano sulle sedie e tentano di declamare il loro comunicato, le voci che li zittiscono sono scarse, tocca alla Digos allontanare un po' bruscamente dalla sala i disturbatori, cacciati poi dal Palacongressi da militanti forse più irritati per l'invasione di campo che per l'oltraggio alla signora ministro.
Alla quale, non per nulla, loro stessi hanno preparato un'accoglienza mica rose e fiori. Uno dei padri storici del Meeting e di Cl, Giancarlo Cesana, fin dalla mattina imposta il tono della giornata su una chiave quasi apocalittica: "L'università italiana è alla frutta, è la peggiore del mondo sviluppato". Non sono cose carine da dire ad un ministro dell'Istruzione in carica. Alla quale, se non altro per dovere di ospitalità, va la "solidarietà" del Meeting, ma non ce n'è altrettanta per il governo di cui fa parte: "nel Dpef e nella Finanziaria non ci sono risorse", e allora con quali mattoni la vuole costruire la sua riforma, ministro? "Non esistono riforme a costo zero", e quindi qualcuno pagherà, probabilmente gli studenti e le loro famiglie, è il sospetto che comincia a serpeggiare perfino qui: "Ogni aumento delle tasse sarebbe una discriminazione in base al censo", ammonisce Alfredo Marra, che rappresenta gli studenti di area cl, dando la parola al ministro in modo perfino scortese: "Non vorrei che alle tre famose I se ne aggiungesse una quarta: Ignoranza per tutti".
Ma lei non dà cenno di aver notato il cambio di clima. Si presenta a Rimini con pochissime delle sue promesse di un anno fa già esaudite, col mondo della scuola in subbuglio, con i comuni irritati per la "sperimentazione" a sorpresa nelle elementari. Di più: si presenta quasi sotto schiaffo, minacciata di rimpasto da quella parte sempre più nervosa della maggioranza che è l'Udc, partito cattolico, il cui capogruppo alla Camera Luca Volontè, che pochi giorni fa le ha fatto capire che sulla sua poltrona di "ministro tecnico" bisogna fare un "ripensamento", è proprio lì in prima fila ad ascoltare quel che avrà da dire.
Eppure la signora non molla. "Io continuo a lavorare, io sto lavorando", è la sua risposta fissa a qualsiasi domanda sulle ipotesi di un suo defenestramento. Si diffonde su programmi di legislatura, investimenti a lungo termine, insomma fa capire che non è all'orizzonte neanche l'eventualità di sue dimissioni. Solo una volta le sfugge una specie di vaga irritazione: quando i giornalisti le chiedono che fine ha fatto la parità scolastica, leggi: buono-scuola, soldi alle private. "Non sono io che decido le priorità", taglia corto. Non proprio quello che vorrebbe sentirsi dire una platea come questa. Ma lei trova un guizzo per sfuggire anche a questa morsa: "E poi la parità scolastica c'è già, l'ha fatta il governo D'Alema".


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