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Referendum4-Liberazione-estendere i diritti fa bene a tutti

Primo maggio a Torino, "vince" il sì ai referendum "Estendere i diritti fa bene a tutti" Michele Costa C'è sempre qualche sorpresa, nel tradizionale corteo del 1° maggio a Torino. Quest'...

04/05/2003
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Primo maggio a Torino, "vince" il sì ai referendum
"Estendere i diritti fa bene a tutti"
Michele Costa
C'è sempre qualche sorpresa, nel tradizionale corteo del 1° maggio a Torino. Quest'anno è stata una sorpresa cromatica. La folla festosa di oltre 50mila lavoratori, che per diverse ore ha attraversato il centro della città, si è tinta di giallo. Il colore dei pettorali che il Comitato per il "sì" ai referendum del 15 giugno ha distribuito in migliaia di pezzi ai partecipanti alla manifestazione ed a coloro che si assiepavano lungo il percorso. Due lembi di tela gialla, con le bretelle per appenderli alle spalle, con un grande "sì" rosso al centro e slogan efficaci, del tipo "+ 18 uguale + diritti per tutti".
Una semplice idea dal successo incredibile. Il corteo è diventato una fiumana gialla sotto un mare di bandiere rosse e vessilli multicolori. "E' come per le bandiere arcobaleno della pace - commenta un compagno del Comitato - che sono comparse anche su finestre dove non ci saremmo aspettati di vederle. In pochi minuti abbiamo vuotato scatoloni di pettorali. Ce li hanno chiesti persino donne anziane, distinti signori che non hanno l'aspetto di lavoratori dipendenti...".

Basta guardarlo sfilare, il corteo, per capire l'aria che tira. Decine di macchie gialle in testa, dietro lo striscione unitario Cgil-Cisl-Uil. Roba da far venire un attacco di bile a Pezzotta. Pettorali gialli anche tra coloro che portano le bandiere a strisce verdi della Cisl. Vecchi compagni diessini, con l'"Unità" infilata bene in vista nella tasca della giacca ed il "sì" appeso sul petto: spettacolo poco gradevole agli occhi di Fassino. Ed ancora tanti, tantissimi emblemi gialli nei complessi dei metalmeccanici, dei chimici, degli autoferrotranviari, tra i pensionati... I pensionati? Cosa c'entrano i pensionati con un articolo contro i licenziamenti arbitrari? Mica si possono licenziare i pensionati. "Se Berlusconi e D'Amato prenderanno un bel ceffone sull'articolo 18 - risponde il primo che interpelliamo - poi ci andranno più cauti anche nel mettere le mani sulle pensioni. Estendere i diritti fa bene a tutti". La stessa cosa, più o meno con le stesse parole, dicono i molti giovani che incontriamo, assunti a termine, a part time, co. co. co (collaboratori coordinati continuativi), contratti di formazione e via precarizzando: "Se pensano di metterci contro i nostri padri che hanno un lavoro più o meno garantito, si sbagliano. I problemi dobbiamo risolverli tutti assieme".

Proprio in coda al lunghissimo corteo, che deve ancora partire quando la testa è già arrivata nella centrale piazza Castello, il complesso più numeroso, quello di Rifondazione comunista, con il compagno Fausto Bertinotti in prima fila. Il più numeroso e il più applaudito, anzi praticamente l'unico applaudito, visti i tiepidi battimani che accolgono le altre formazioni politiche, quando non partono sonore contestazioni, come capita ai Ds per la posizione assunta sull'invio degli alpini in Iraq. Cresce ancora strada facendo, il complesso di Rifondazione comunista, perché molti di coloro che sono già sfilati con i complessi sindacali tornano indietro ad ingrossarlo, anche se non sono militanti di Rc, magari solo per sfogarsi a gridare gli slogan sul "Sì" ai referendum. Si avvicina una zingara al camioncino con gli altoparlanti di Rifondazione. Chiede ed ottiene di parlare al microfono dei suoi dieci figli che non ottengono il permesso di soggiorno, che non possono andare a scuola, che vorrebbero sistemarsi in Italia ma non trovano lavoro. Altrettanto fanno un lavoratore sudamericano, un immigrato marocchino. Anche loro hanno capito chi si batte per i diritti di tutti coloro che non ne hanno.


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