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Prof italiani nel mirino “Pubblicazioni inutili”

L’ACCUSA: SCRIVONO SU RIVISTE NON SCIENTIFICHE

24/09/2012
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La Stampa

Secondo voi «Yacht Capital» è una rivista di un certo peso nel mondo della ricerca scientifica internazionale? E «Etruria Oggi?» E «Suinicoltura»? La risposta è fin troppo ovvia ma l’università italiana - già non troppo quotata nel mondo - è oggetto di scherno sul web da quando il sito Roars ha dato uno sguardo un po’ approfondito alla lista delle riviste scientifiche sulle quali i docenti pubblicano i loro lavori per i settori non bibliometrici, vale a dire scienze umane e sociali, pubblicata dall’Anvur. L’Anvur è l’Agenzia prevista dalla riforma Gelmini dell’università per mettere a punto il sistema di valutazione del mondo universitario e della ricerca. A quasi tre anni dalla sua nascita sta ancora mettendo in piedi la struttura che poi permetterà di far funzionare il sistema. A giugno il ministro Profumo ha chiesto di accelerare i tempi con un decreto.

Da quel momento i componenti dell’Agenzia hanno dovuto lavorare a ritmi serrati, come lamentano in una lettera del Consiglio Direttivo del 14 settembre in cui rispondono alla pioggia di critiche con cui è stato accolto il loro lavoro, specificando che si è trattato di «tempi strettissimi che hanno costretto a operare con urgenza nei mesi estivi (tutto agosto compreso)».

Insomma un’estate intera tra calcoli non semplici per riuscire a rispettare le scadenze, e alla fine il risultato per i settori come scienze umane e sociali è la lista incriminata dove appaiono elevate al rango di scientificità riviste come «Evangelizzare», mensile per animatori di catechesi o «FFweb magazine», periodico legato a Futuro e Libertà non più online dal 2011.

Andrea Graziosi, uno degli «Alti esperti di valutazione» dell’Anvur, ha provato a difendere sul sito Roars il lavoro suo e degli altri che hanno compilato l’elenco: «Facile fare dell’ironia, ma c’è da piangere. Quel che vedete è quanto è stato immesso per anni da tantissimi professori e ricercatori italiani delle scienze umane e sociali nelle banche dati del Cineca, anzi la sua parte migliore (per questo c’è da piangere ancora di più). Almeno per l’area 11, quella di cui rispondo, le Società e il Gruppo di Lavoro hanno infatti ripulito le liste, e credo che abbiano tagliato quasi il 50% delle “riviste” su cui dicono di aver pubblicato. Aggiungo che sulla base di queste pubblicazioni molte università hanno distribuito i soldi ai dipartimenti per anni». Forse anche su questo sarebbe utile un approfondimento