FLC CGIL
Contratto Istruzione e ricerca, filo diretto

https://www.flcgil.it/@3957848
Home » Rassegna stampa » Rassegna stampa nazionale » «Privilegiati gli atenei del Nord serve un riequilibrio per il Sud»

«Privilegiati gli atenei del Nord serve un riequilibrio per il Sud»

Riequilibrare il gap tra i territori e riportare condizioni di vita più eque: sono tra le linee guida di Benessere Italia, la cabina di regia voluta dal premier Conte, e presieduta da Filomena Maggino, docente di Statistica sociale all'Università La Sapienza di Roma.

30/08/2020
Decrease text size Increase text size
Il Messaggero

Riequilibrare il gap tra i territori e riportare condizioni di vita più eque: sono tra le linee guida di Benessere Italia, la cabina di regia voluta dal premier Conte, e presieduta da Filomena Maggino, docente di Statistica sociale all'Università La Sapienza di Roma.
Professoressa, in tema di riequilibrio del territorio, come pensa il gruppo di lavoro di intervenire per colmare le disparità decennali tra Nord e Sud?
«L'emergenza Covid-19 potrà rappresentare veramente l'occasione per mettere fine a queste differenze. Il Sud è in difficoltà da tanti anni, non lo scopriamo oggi. E il divario è evidente nelle infrastrutture e in ambito sanitario».
Strade, alta velocità, ospedali, è un terreno sconfinato sul quale sarebbe necessario investire con decisione.
«La questione delle infrastrutture al Sud è molto importante, e infatti sono tante le iniziative in cantiere da parte del governo, a cominciare dai servizi territoriali alla persona. E parliamo di sanità, di supporto alla famiglia, di opere».
Da troppo tempo i governi promettono e non mantengono, e il Meridione si sta depauperando, anche in termini di capitale umano: i giovani fuggono al Nord in cerca di opportunità. Quando cambierà qualcosa?
«Negli ultimi decenni c'è stata una politica che ha continuato ad accentrare i finanziamenti in poche e grandi università che sono concentrate per la maggior parte nel Nord, e per questo motivo, le stesse università hanno rappresentato poli di attrazione maggiore. Una scelta che si è rivelata non corretta e comunque non lungimirante, perché ha depauperato i territori. Ed è venuta meno tutta quella economia che ne deriva».
Maggiori finanziamenti garantiscono anche una didattica migliore.
«In questo momento c'è una riflessione profonda riguardo alla questione. L'intenzione è di valorizzare maggiormente il sistema universitario, a cominciare proprio da quello del Sud. Questo vuol dire un miglioramento nelle zone di chi abita o vive in condizioni disagiate e che non possono affrontare le spese delle grandi città universitarie. È una visione diversa che richiede investimenti non solo nelle strutture ma anche nei docenti. Il ministro Manfredi mi è sembrato molto disponibile a trattare la questione. L'università italiana negli ultimi decenni è stata molto prosciugata». 
Città come Milano si stanno svuotando, chi proviene dal meridione ha scelto in questi mesi estivi quello che è stato battezzato south working. La pandemia può cambiare qualcosa? 
«Una delle riflessioni che si stanno facendo è che chi lavora in smart working al Sud, spende meno, e quindi dovrebbe avere lo stipendio ridotto. È una cosa sulla quale dissento totalmente, perché è esattamente il contrario. Il lavoro va retribuito per il lavoro e non per dove si svolge. E poi, altra riflessione che non si sta facendo, è che il costo della vita è variabile nello spazio ma anche nel tempo. E quindi se si fa aumentare in maniera positiva il costo della vita al Sud, quelle zone diventeranno immediatamente più attrattive e interessanti dal punto di vista economico».
La Svimez ha ricordato che il Covid rischia di allargare i divari mettendo a rischio 300 mila posti al Sud. La risposta continuerà a essere solo nei sussidi? 
«I divari sono presenti nel nostro paese da decenni e l'emergenza che abbiamo vissuto può aggravarli anche se dovremmo tenere conto che la vera emergenza sanitaria causata dall'epidemia si è di fatto presentata al Nord dove, però, sono emerse delle evidenti criticità nel modo in cui è stata affrontata. Dovremmo cercare di riflettere su un fatto: la dualità Nord-Sud esiste in quanto esiste un'altra dualità che è quella tra aree urbane e aree interne. Se non si tiene conto anche di questo gli interventi strutturali potrebbero essere vani in quanto potrebbero confluire prevalentemente verso le aree urbane».
Quali misure sta studiando il governo? 
«Misure che consentano di affrontare da una parte interventi emergenziali, dall'altra interventi più strategici e sistemici. Per ricucire il paese occorre rimettere al centro delle decisioni sia individuali che collettive il benessere equo e sostenibile. Questo vuol dire fare una sorta di rivoluzione copernicana nel pensiero che ha guidato le decisioni (più orientate alla quantità che alla qualità)».
Di che benessere c'è bisogno in questa epoca così complicata?
«Prima di tutto, le persone devono sentirsi sicure e ricominciare a curarsi. Incoraggiamo i cittadini a farlo perché è possibile farlo in sicurezza: sono più di 12 milioni gli esami diagnostici che non sono stati fatti, più di 20 milioni le analisi del sangue, 600 mila gli interventi chirurgici rimandati, e di questi 50 mila sono interventi oncologici. E poi bisogna prestare più attenzione allo stile di vita, a cominciare dall'alimentazione: consente al corpo di reagire a eventuali epidemie. In Italia sono in aumento i bambini con il diabete, se non si interviene con uno stile di vita sano, tra qualche anno, il sistema sanitario nazionale rischierà di collassare: tutto il budget dovrà essere investito lì».
Cristiana Mangani