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«Precari e con 1500 euro al mese: così lavoriamo noi fisici dell’Infn»

Ernesto Filoni, 47 anni, lavora all’Istituto di fisica nucleare, sede di Torino, da vent’anni: «Oggi siamo tutti felici per la scoperta, tra due o tre giorni ci ricorderemo di stipendi e precarietà, e ricominceremo la nostra battaglia per la sopravvivenza»

12/02/2016
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Corriere della sera

di Valentina Santarpia

Sette anni di stipendi bloccati, nessuna possibilità di carriera, personale precario a rischio di licenziamento, salario accessorio più basso rispetto agli altri enti di ricerca e finanziamenti che arrivano col contagocce. Nel giorno della conferma sperimentale della scoperta delle Onde gravitazionali, la cui esistenza Albert Einstein aveva previsto 100 anni fa grazie alla teoria della relatività generale, c’è solo spazio per l’entusiasmo. Eppure tra qualche giorno il sorriso si spegnerà, di fronte alle difficoltà pratiche della battaglia quotidiana. Ne è convinto Ernesto Filoni, 47 anni, fisico da venti anni tecnico di ricerca all’Infn di Torino, sindacalista Flc Cgil:
«Oggi nessuno si ricorda dello stipendio, c’è un grande entusiasmo. Ma basta soffermarsi sul fatto che nessuno dei fisici coinvolti nel progetto avrà alcun riconoscimento, né di carriera né economico, che l’allegria si smorza. In qualsiasi altro Paese europeo sarebbe diverso».

Quanti sono i precari?
«Più di 300 su 1900 persone che lavorano nelle 24 sedi sparse per l’Italia. Molti hanno contratti a tempo determinato da 12 anni, e finché la Corte costituzionale non si pronuncerà per sancire l’illegalità della reiterazione dei contratti, sulla scia di quanto detto dalla Corte di giustizia europea, potranno andare avanti a oltranza. Non si bandiscono nuovi concorsi perché dal 2010 c’è il turnover tagliato, ogni due ricercatori che vanno in pensione se ne può assumere uno solo, ma c’è ancora una vecchia graduatoria a cui attingere. Quando io sono stato assunto, nel 1998, a tempo indeterminato, pensavo di aver atteso molto: ora sono niente rispetto ai precari di oggi».

E il personale tecnico amministrativo?
«La situazione è anche peggiore, non ci sono posti in pianta organica per poterli assumere, e se ci fossero andrebbero al personale delle Province dismesse: cioè impiegati che non hanno alcuna idea delle rendicontazioni dei progetti per l’Europa, del dialogo con gli altri enti di ricerca internazionale, di quel tipo di competenze che hanno i nostri amministrativi, per capirci. E che sono fondamentali per coadiuvare i progetti di ricerca».
La precarietà è difficile, ma vuol mettere la soddisfazione di lavorare in un ente di ricerca che è tra i primi per importanza in Italia...
«Sì, siamo al primo posto tra gli enti, ma i tecnici e i ricercatori sono quelli che guadagnano di meno rispetto a quelli degli altri enti, abbiamo il salario accessorio più basso di tutti».

Cosa significa: in soldoni, quanto guadagnate?
«I tecnici neo assunti sui 1300-1400 euro, i ricercatori sui 1500 euro: circa la metà rispetto ai nostri colleghi europei. E visto che negli ultimi anni il fondo ordinario per la ricerca è stato sempre tagliato, i nostri fisici cercano disperatamente dei finanziamenti all’esterno per i loro progetti. Ma quando lo trovano, non hanno alcun riconoscimento, nessun premio di produttività, come accadrebbe in qualsiasi azienda. Nessun avanzamento di carriera, perché le carriere sono bloccate».

Ma la Giannini ha detto che sono in arrivo due miliardi per la ricerca nel 2017...
«Vogliamo vederli, e soprattutto vogliamo vedere le assunzioni. L’ultima legge di Stabilità ha messo 300 milioni su tutto il Pubblico impiego. Scoraggiante».

Questo influisce anche sul lavoro, sui progetti di ricerca?
«Devo dire che il clima è ottimo, siamo tutti convinti di fare il lavoro più bello del mondo, e andiamo avanti con spirito di sacrificio e abnegazione. Ma qualcosa comincia a scricchiolare. Ora siamo in mobilitazione ma quando a fine gennaio abbiamo convocato un’assemblea in videoconferenza abbiamo sentito che qualcosa sta cominciando a scricchiolare».