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Precari della scuola, ultimatum Ue

La Commissione minaccia il ricorso alla Corte di giustizia se non cessa la discriminazione in materia di contratti

21/11/2013
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Avvenire

GIOVANNI MARIA DEL RE

Stop alle discriminazioni nei confronti dei precari della scuola pubblica. La richiesta giunge dalla Commissione Europea, che minaccia di portare l'Italia di fronte alla Corte di giustizia Ue. Bruxelles già nell'ottobre 2012 ha aperto una procedura di infrazione contro l'Italia e ieri ha inviato alle autorità italiane un parere motivato, l'ultimo passo prima del deferimento di fronte ai giudici di Lussemburgo. La procedura in realtà è un ampliamento di un'altra, avviata nel 2009, che si riferiva però al solo personale precario non docente mentre ora si parla di tutti i dipendenti scolastici precari, insegnanti inclusi. Al centro è la direttiva Ue sul lavoro a tempo determinato del 1999, che vieta che i dipendenti assunti a tempo determinato siano soggetti a un trattamento peggiore dei colleghi che hanno invece un contratto a tempo indeterminato solo sulla base di una differente durata del contratto. Secondo la normativa europea, per tali differenze devono esserci «motivazioni giustificate e obiei i ive». La diretti \ a impone agli Stati membri di indicare quali ragioni obiettive _possano portare al rinnovo di contratti a termine al posto di normali assunzioni, la durata massima totale di questi contratti e infine il numero massimo possibile di rinnovi. Ebbene, si legge in una nota, «la Commissione Europea ha ricevuto numerose denunce che indicano come il personale assunto a tempo determinato sia trattato in modo meno favorevole del personale permanente». Bruxelles lamenta che i precari della scuola «vengono utilizzati attraverso una serie di contratti a tempo determinato per vari anni, lasciandoli nel precariato sebbene stiano svolgendo compiti da personale permanente». La Commissione afferma inoltre che «la legge nazionale non fornisce misure efficaci per prevenire tali abusi», inoltre i precari «ricevono stipendi più bassi del personale permanente con simile carriera professionale». Ecco perché per Bruxelles l'Italia viola la direttiva Ue. Roma avrà adesso due mesi per notificare alla Commissione le misure intraprese, altrimenti si pronuncerà la Corte Ue. L:Italia, a dire il vero, già nel 2011 in una lettera a Bruxelles aveva addotto il decreto legge n.70 del 13 maggio di quell'anno (convertito in legge nel luglio successivo), che introduce una eccezione alla direttiva per «esigenze imprescindibili di erogazione del servizio scolastico e compensata da un piano di immissioni in ruolo», argomento ritenuto valido dalla Cassazione. La Commissione, invece, non lo accetta, e il diritto Ue prevale su quella nazionale. Ora i precari della scuola hanno qualche speranza in più.


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