Per cortesia, evitate l'ossimoro

I  mezzi di comunicazione hanno dato risalto alla presentazione di uno studio del Censis relativo alla perdita da parte del sistema scolastico della capacità di fungere da ascensore sociale. Un titolista spiritoso ha scritto che ormai si tratta di un ascensore “che va solo in discesa”. È scontato, ovviamente, che un ascensore possa salire e scendere. Ciò che non è scontato è che si possa chiamare ascensore qualcosa che va solo in discesa. Bisognerebbe introdurre un’altra parola, per esempio discensore. Il mio, tuttavia, non è un dissenso solo lessicale o retorico, prodotto dal fastidio per l’ossimoro. Ciò che mi lascia perplesso è che l’ascesa sociale sia fatta coincidere col livello dei profitti che si possono ottenere attraverso un’attività per svolgere la quale la scuola abbia fornito le conoscenze necessarie. Purtroppo è la scadente pedagogia che si è affermata in questi ultimi decenni ad accreditare questa convinzione. Un maestro, un ricercatore, un prete (e tanti altri) si sono impegnati in lunghi e faticosi percorsi di studio, ai quali il più delle volte corrispondeva (e continua a corrispondere) solo un modesto ritorno economico. Ma questo non era un argomento per svalutare l’impegno nello studio: la conoscenza, e non la quantità del denaro, qualificava il profilo delle persone.

Mi chiedo se alla base della crisi dei sistemi educativi non ci sia proprio la sostituzione di un traguardo per il lungo periodo (la conoscenza) con uno contingente, subalterno agli umori del mercato (non dico all’economia per il gran rispetto che ho nei confronti di Smith, che era lontano le mille miglia dalle banalità di cui è intriso il senso comune dilagante).