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Parlare e parlare, dire quello che sta succedendo nella scuola

di Giuseppe Caliceti

19/10/2014
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Fuoriregistro

Il centrosinistra fa "riforme" di destra
Il cosiddetto patto educativo del governo Renzi, che poi rappresenta l'ennesima falsa riforma della scuola a cui ci ha abituato ogni cambio di governo, è il tentativo di portare a termine il disegno di distruzione della scuola pubblica italiana iniziato dal governo Berlusconi. Leggi la Buona Scuola e pensi: non c'è meglio che un governo cosiddetto di centrosinistra per portare avanti politiche scolastiche di destra.
Che fare? Come comportarsi quando chi dovrebbe difendere la qualità della scuola e il lavoro dei docenti, fa esattamente l'opposto? Come devono comportarsi i sindacati?

Sbloccare il contratto
Beh, intanto bisogna salutare con favore almeno una buona cosa, forse l'unica, che i sindacati stanno facendo: una raccolta di firme per sbloccare il contratto dei docenti, fermo da quasi dieci anni e che, secondo Renzi, resterà bloccato fino al 2019. Diciamolo: era ora. Diciamolo di nuovo: ma c'era bisogno di aspettare così tanto prima di fare una cosa così semplice come una raccolta nominale di firme dei docenti italiani che sono contro questo blocco infinito di contratto e vogliono che sia sbloccato? Pare proprio di sì.

Ma sbloccare il contratto non basta, qui si continua a tagliare
Ma sbloccare il contratto non basta, perché qui la Politica, con ostinazione da ormai quasi vent'anni, sta cercando di cambiare i connotati alla scuola pubblica italiana e al ruolo docente. Prima, col governo Berlusconi, ciò avveniva insultando i docenti chiamandoli fannulloni e nullafacenti. Col governo Renzi la tecnica è più perfida e sinistra: si dice che scuola e docenti sono una priorità, si dice che si investe sulla scuola, a parole, ma poi nei fatti si continua a tagliare. Insomma, si inganna il già flaccido e martoriato corpo docente.
Soprattutto, si cerca di dividerlo. Questo infatti è il vero scopo di tutta l'enfasi portata dal governo sul merito che, basta leggersi bene il documento, in realtà non è un modo per dare qualche soldo in più a tutti i docenti italiani - che sono i più sottopagati d'Europa - ma per decurtare di 2/300 euro circa lo stipendio di un terzo dei docenti: i cosiddetti docenti immeritevoli, che dovranno risultare comunque immeritevoli, matematicamente, perché non ci sono più i soldi per pagare tutti neppure la miseria che siamo pagati ora.
Lo scopo di tutto questo? Non solo risparmiare soldi sulla pelle dei docenti italiani già sottopagati - altro che salario medio europeo! - ma soprattutto frantumarli: dato che infatti sarà la dirigenza scolastica insieme ad altri suoi collaboratori scelti tra i docenti a dover scegliere, attraverso una speciale commissione di valutazione, il terzo dei docenti da sottopagare.

Restare fermamente uniti
E' facile aspettarsi che la guerra dei poveri non tarderà a scoppiare. Docenti che devono dire a loro colleghi: amica mia, avrai 300 euro in meno di me. E' chiaro che il vero scopo è allora proprio rompere la già precaria unità del corpo docente italiano. Trasformare ogni collegio docenti in un'assemblea in stato di guerra permanente per non finire tra gli immeritevoli. E questo, con tanti saluti ai tanti ingenui che in questi anni, anche a Sinistra, hanno creduto che parlare di merito potesse voler dire qualche soldo in più per sé.
La storia insegna che diritti e contratti non umilianti si ottengono solo restando fermamente uniti, non dividendosi o abboccando alle sirene del merito individuale. Ma credo che quella prova di forza, oltre che di compattezza, oggi assolutamente necessaria, i docenti italiani non sapranno darla neppure questa volta. Intendo uno sciopero vero, come quello che hanno fatto lo scorso anno i docenti di alcuni Paesi europei.

Che fare, oltre a rimanere uniti come docenti?

Rapporto con famiglie e studenti
C'è un'altra cosa da fare, ormai non più rimandabile, legato a un altro errore dei docenti: recuperare un forte rapporto con i genitori e le famiglie degli alunni, con gli studenti. Che non sono solo un'utenza di un servizio, perché la scuola è un'istituzione e non un servizio. Che non sono solo i clienti di un'azienda. Ma sono o dovrebbero tornare ad essere, per ogni docente, i propri compagni di viaggio nel percorso di educazione dei loro figli. Mentre spesso in questi anni i docenti per primi sono stati zitti, non hanno fatto quella necessaria opera di controinformazione rispetto ai media telecomandati, che parlavano di riforma, mentre invece era in atto una controriforma. E ancora adesso tacciono, magari temendo reprimende, penalizzazioni, riduzioni di stipendio. Perché una cosa è certa: i docenti che non sono a favore della Buona Scuola, ben difficilmente faranno parte del 66% di meritevoli a cui non sarà tagliato lo stipendio.

Raccontare ciò che sta avvenendo
Raccontare in prima persona quello che sta avvenendo a scuola in questi anni. Documentarlo. Esserne testimoni. Riportarlo su libri o in articoli di giornale. Spiegare almeno ai genitori dei nostri alunni e dei nostri studenti che in tv i politici dicono che per loro la scuola è la cosa più importante e i nostri figli sono il nostro futuro, ma che in realtà stanno continuando a tagliare il futuro perché a loro, dei figli che non sono i loro, non interessa nulla. D'altra parte, è ormai cosa nota che nei periodi di regressione e di crisi economica, esiste solo la scuola di qualità per pochi che se la possono pagare.
Ebbene, noi nella nostra Costituzione abbiamo un'idea di scuola bellissima. Peccato che la scuola di oggi non sia più quella di cui si parla nella nostra Costituzione. I docenti dovrebbero sapere bene perché. I docenti che lo sanno, dovrebbero avere il coraggio di dirlo ai loro studenti e ai genitori e alle famiglie dei loro alunni. Almeno per una questione di coscienza. Poi accada quello che accada, compreso il nulla pneumatico che tutto copre in cui siamo oggi immersi. Ma almeno avranno fatto fino in fondo il loro dovere di formatori.


https://lapoesiaelospirito.wordpress.com/2014/10/06/vivalascuola-179/#4

 


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