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Panorama-caro Ministro, liberi la scuola

caro Ministro, liberi la scuola Il preside di un famoso liceo mette a nudo i problemi dell'istruzione. E, nonostante tutto, non smette di sperare nel cambiamento. di DANIELE STRANIE...

14/09/2002
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Panorama

caro Ministro, liberi la scuola

Il preside di un famoso liceo mette a nudo i problemi dell'istruzione. E, nonostante tutto, non smette di sperare nel cambiamento.

di
DANIELE STRANIERO 13/9/2002

Signora ministro, la scuola italiana ha grande fiducia in lei per due motivi: in primo luogo perché è donna, e donna sensibile ai problemi della scuola; in secondo luogo perché ritiene che lei abbia non solo la volontà di migliorarla, ma anche il supporto politico adeguato per un'operazione di cambiamento. Non si tratta di fare proclami, ma di fare. E la prima cosa da fare per la scuola è liberarla.

Libertà d'iniziativa
La scuola italiana, si sa, è governata dal centro. È il ministero che, attraverso le sue disposizioni, ne regge le sorti. Eppure, sin dal 1997 c'è una legge sull'autonomia. Legge che però in questi anni ha inciso molto poco. Bisogna avere il coraggio di darla veramente questa autonomia alle scuole, perché solo allora tra di esse la competizione diventerà l'elemento che farà scattare la qualità.

Libera circolazione degli insegnanti
Ci sono due tipi di libertà negate nell'attuale sistema: i docenti incardinati in modo immodificabile nello stesso tipo di scuola in cui sono inseriti e l'impossibilità di cambiare istituto se non per trasferimento. Oggi un insegnante di scuola materna rimane, salvo poche eccezioni, a insegnare nella materna. La situazione si è conservata immutata negli ultimi 70 anni, togliendo agli insegnanti la possibilità di un minimo di sviluppo di carriera. A questo progresso si oppongono quanti sostengono la "unicità della funzione docente".
Quelli cioè che ritengono che insegnare alle elementari o alle superiori, ginnastica o filosofia sia la stessa cosa. Ciò è vero dal punto di vista della dignità della funzione, ma non dal punto di vista dei destinatari, cioè gli allievi, né da quello della preparazione richiesta agli insegnanti.

Cambiare scuola e libertà di assunzione
Con l'attuale sistema un insegnante ha la possibilità di cambiare scuola solo se si rende disponibile un posto per trasferimento, per limiti di età o per decesso del titolare. Il merito e la qualità di un insegnante non contano. L'ottimo e il pessimo sono sullo stesso piano.
E anche il cambiamento di scuola avviene sempre e solo per comodità dell'interessato: o perché si avvicina alla propria residenza o perché "in quella scuola si sta meglio". Questa situazione determina negli insegnanti appiattimento dell'impegno e mancanza di stimoli.

Cessazione dello scandalo dei distacchi
In Italia ci sono 18 mila insegnanti che, invece di insegnare, fanno altro. Si tratta di sindacalisti, di "infilati" nelle università, nelle associazioni, nei distretti scolastici, negli archivi, nei ministeri, nelle fondazioni, a fare i portaborse.
Uno scandalo enorme. Una vergogna che costa oltre 25 milioni di euro all'anno (senza contare gli oneri riflessi: previdenziali, assistenziali e fiscali). Uno scandalo anche perché non ha solo riflessi negativi economici, ma anche didattici, se si tiene presente che la cattedra del distaccato è custodita nella scuola (e regolarmente affidata a un supplente che cambia tutti gli anni) fino a quando il distacco non sarà terminato. Non è raro che il distacco duri fino alla maturazione della pensione del distaccato, il quale, tra l'altro, avrà lo stesso trattamento pensionistico degli altri.

Incapaci e fannulloni
Che nella scuola ci siano incapaci e fannulloni non c'è dubbio. Essi sono conosciuti da tutti. I primi ad accorgersi della loro inettitudine sono gli allievi, i quali talvolta ci scherzano su, tal'altra mal tollerano in silenzio la situazione.
Subito dopo sono i genitori. Anche questi, il più delle volte, tacciono o, al massimo, avanzano qualche rimostranza con il preside; non è raro però il caso in cui anch'essi facciano finta di niente; oppure, nei casi più gravi, chiedano l'intervento di un ispettore. Questi però, fatta la sua bella visita, fatto qualche richiamo o dato qualche suggerimento al fannullone o all'incapace, al massimo lo induce a presentare domanda di trasferimento, sperando che, in un nuovo ambiente, la situazione possa cambiare. Spesso il male è trasferito da un istituto a un altro e le cose restano come prima.
La giustificazione più diffusa per tollerare la tranquilla esistenza di tale situazione e di questi personaggi è che la scuola non è molto diversa da tutte le altre professioni, e che quindi un certo numero di questi insegnanti bisogna metterli nel conto senza scandalizzarsi. Qualche altro fa notare che, forse, in percentuale ce ne siano nella scuola anche meno rispetto ad altri settori. E, tutto sommato, si può anche essere d'accordo con tali riflessioni.
Ma ciò concesso, basta. Rimane il fatto grave che, una volta incappati in simili personaggi, la scuola non ha alcuno strumento per liberarsene o, almeno, per renderli innocui. Non c'è scuola che abbia trovato il sistema per sanare questa situazione.
L'unica cosa, quando riesce, è mandarli in biblioteca o nei provveditorati, cioè a ingrossare le file dei tanto deprecati distaccati. Ma il caso più comune è tenerseli in servizio per anni. In questi casi i presidi diventano i parafulmini della situazione.
Annaspando, inducono o consigliano incapaci e fannulloni a fare la domanda di trasferimento (ma la sollecitazione raramente va a buon fine), oppure li cambiano di sezione ("Un po' per uno non fa male a nessuno"), quando proprio la loro fama negativa non si sia troppo diffusa. Ma se, nella nuova sezione, il cattivo nome ha già preceduto il personaggio, per il preside sono problemi non indifferenti, perché dovrà affrontare mamme e papà, più o meno inferociti ("E perché dovremmo cuccarci noi quel professore?").

Liberare la scuola dagli sconfinamenti della politica
C'è un'altra libertà che la scuola rivendica: la libertà dalle ingerenze della politica. Da tante parti si legge che avremo un autunno non caldo ma rovente. Non è difficile immaginare manifestazioni, contestazioni, occupazioni, autogestioni. So che lei, signora ministro, al riguardo potrà fare molto poco. Ma qui dovrebbe essere la coscienza di tutti, e dell'opposizione in primo luogo, a capire che si deve smettere di usare la scuola per fini che con la scuola non hanno quasi niente da spartire.


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