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Nuova Sardegna-Professionali alla Regione Che disastro!

Professionali alla Regione Che disastro! a.re. SASSARI. Dopo il sì di Camera e Senato alla Riforma Moratti, il pianeta scuola è nella bufera più totale e i molti contrari al nuovo panorama de...

16/03/2003
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Nuova Sardegna

Professionali alla Regione Che disastro!

a.re.

SASSARI. Dopo il sì di Camera e Senato alla Riforma Moratti, il pianeta scuola è nella bufera più totale e i molti contrari al nuovo panorama delineato vedono prendere gradualmente forma concreta tutti le novità che già avevano destato la grande mobilitazione contro l'avvio della sperimentazione partita a settembre del 2002.
Fra gli indirizzi scolastici di istruzione maggiormente penalizzati si colloca quello professionale.
Una volta emanati gli attesi decreti attuativi, la competenza in materia di formazione professionale passerà alle regioni.
In altre parole, l'amministrazione e la gestione di tutte le scuole secondarie professionali farà capo alla Regione di appartenenza e questi istituti entreranno a far parte della grande scatola della "formazione professionale" già di competenza territoriale.
"In questo modo - spiega il professor Sandro Ruiu, docente di Italiano e Storia presso l'istituto professionale Alberghiero di Sassari - viene abolita l'istruzione professionale di Stato. Ciò significa, di fatto, un declassamento che da un'istruzione professionale che aveva fatto molti sforzi per cercare di allinearsi ai livelli degli altri indirizzi superiori, fa scivolare verticalmente ad una formazione professionale regionale in molti casi come la Sardegna, poco qualificata e comunque non pronta dal punto di vista degli strumenti".
La preoccupazione del docente appare quanto mai avallata dalla prospettiva che, quando chiamati a scegliere, gli studenti optino per le brevi e ben finanziate vie dei corsi regionali, che in poco tempo rilasciano qualifiche professionali.
E, al contrario di quanto sostenuto da Bertagna, l'istruzione professionale sembra proprio allontanarsi dalla richiamata seria A, retrocedendo alla C.
"In questi anni la scuola si stava gradualmente riformando, a piccole parti e dall'interno - continua Ruiu -. Ora, questo intervento dall'esterno, tanto verticizzato, sta vanificando qualunque azione. Da oltre 10 anni, con il "Progetto'92", l'istruzione professionale nelle scuole statali aveva operato un innesto di materie culturali, accostando alle discipline pratiche, molte materie teoriche, fino ad arrivare ad un orario che prevede 9 ore settimanali di cultura generale. In quest'ottica l'istruzione professionale ha già anticipato da tempo alcuni dei punti della nuova legge, che sono poi quelli che la riforma porterà nei licei. Non è ancora chiaro il motivo per cui la Moratti abbia voluto cancellare questa parte della scuola pubblica".
E quella degli istituti professionali è in realtà una parte davvero vasta del sistema scolastico complessivo, che va a rappresentare quasi un quarto del numero totale degli studenti delle scuole superiori italiane. Rimane poi il problema del passaggio delle competenze alle Regioni in una griglia nazionale che mette in evidenza come alcune siano pronte sotto il profilo della formazione e possano essere in grado di garantire buoni livelli qualificanti, mentre altre mostrano forti deficit qualitativi. Per tutte vale inoltre il problema strutturale riferito agli strumenti e alle risorse finanziarie attraverso le quali esercitare la competenza attribuita dalla legge. Occorrerà attendere l'emanazione dei decreti attuativi per sapere che cosa davvero succederà e quale sarà il destino di migliaia di studenti e del loro futuro.


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