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Nuova Sardegna-Chi vuole togliere ruolo alla scuola pubblica?

Chi vuole togliere ruolo alla scuola pubblica? Un convegno all'università sulla Moratti riaccende il dibattito sull'istruzione "Gerarchie nell'accesso al sapere in una scuola impoverita, ridotta a ...

09/10/2002
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Nuova Sardegna

Chi vuole togliere ruolo alla scuola pubblica?
Un convegno all'università sulla Moratti riaccende il dibattito sull'istruzione
"Gerarchie nell'accesso al sapere in una scuola impoverita, ridotta a una sola dimensione"

a.re.

SASSARI. Un convegno centrale nel dibattito in corso nella scuola sassarese. Il diritto all'istruzione nell'ottica dei nuovi scenari prospettati dalla Riforma Moratti, con una scuola che corre su due binari differenziati: da una parte quella privata, destinata all'elite, alla riproduzione dei candidati ai ruoli dirigenziali, e dall'altra quella pubblica ridotta all'avviamento al lavoro dei ruoli subalterni. E poi la delega al governo per la realizzazione del progetto Bertagna.
È il progetto di cui tanto si discute e sul quale si polemizza in tutta Italia, quello che introduce la scelta a 14 anni fra il percorso di studio e quello della formazione professionale; ma si è parlato anche dei provvedimenti sulla scuola contenuti nella finanziaria con i tagli ai dei finanziamenti e al personale, la delicata questione dei precari e il riconoscimento ed il sostegno alla scuola privata. Sono stati questi i temi al centro della discussione durante l'incontro dibattito organizzato dal Comitato "Per la scuola della Repubblica". Nell'Aula magna dell'università di Sassari, la questione su "L'istruzione non è più un diritto?", ha richiamato la partecipazione di associazioni e singoli cittadini, insegnanti, studenti, intellettuali e uomini di cultura di Sassari ma anche del resto della Sardegna, tutti mossi dalla condivisione della necessità di una difesa del ruolo istituzionale della scuola pubblica e di una scuola di qualità per tutti.
Ad aprire la discussione il professor Manlio Brigaglia, che ha brevemente tracciato il quadro di ciò che dovrebbe essere un'istruzione equa ed uguale per tutti i cittadini, partendo dall'articolo 33 della Costituzione ovvero quello che sancisce il diritto e la garanzia per tutti all'istruzione statale d'ogni ordine e grado. Una scuola che, per la sua funzione istituzionale, deve essere pluralista e che deve fare capo ad un sistema scolastico di carattere unitario nazionale con una gestione democratica a tutti i livelli attraverso l'autonomia, precondizione necessaria di un effettivo pluralismo della scuola pubblica. Dall'attenta osservazione della nuova politica che va a colpire il ruolo istituzionale della scuola pubblica, si è mosso il richiamo alla contrapposizione di un forte schieramento unitario, impegnato a riaffermare la centralità della scuola statale, autonoma e pluralista, insieme al suo ruolo insostituibile per lo sviluppo democratico della società secondo i principi affermati proprio dalla Costituzione.
Da queste considerazioni è partita la relazione dell'onorevole Alba Sasso, parlamentare Ds Ulivo e componente della VII Commissione Istruzione e cultura della Camera. Partendo dall'idea di Delors dell'istruzione intesa come sviluppo di una educazione permanente, la Sasso ha messo in evidenza l'attualità della proposta francese del 1993, che ha gettato le basi per tutte le successive riforme. "In una società imperniata sul progresso tecnologico - ha sottolineato la deputata - la sfida della globalizzazione si misura su distanze inedite che sono quelle del terreno culturale sul quale si inserisce il progresso stesso. La scuola di oggi - ha aggiunto - deve aiutare ad essere più forti culturalmente, deve accrescere la qualità culturale della grande maggioranza della popolazione, non soltanto dell'elite, altrimenti il progresso finirà per creare più profonde gerarchie nell'accesso al sapere. La scuola riformata della Moratti è invece a una dimensione, è una scuola povera ed impoverita, che rimette in discussione tutto quello che è stato fatto dai precedenti governi. Occorre perciò riprendere le redini della riforma che stava procedendo in direzione di una scuola che capace di promuovere il sapere critico e la multicultura dei saperi, una scuola capace di fornire bussole, punti cardinali. Nel ragionare di scuola - ha concluso Alba Sasso - bisogna ragionare sul progetto della società, su un progetto per il futuro, lanciando la scommessa dell'impegno propositivo".
All'incontro di lunedì scorso hanno aderito l'Arci Nuova associazione, il Cidi (Centro di iniziativa democratica degli insegnanti, la Cgil scuola, il Circolo "Progetto progressista", Città mia, PolEtica, Legambiente Magistratura democratica e Codacons. Tutti hanno dato un importante contributo nell'animazione del dibattito che ha visto gli interventi di insegnanti, alcuni dei quali provenienti da Cagliari, di giovani studenti e docenti precari, dello scrittore Salvatore Mannuzzu, della segretaria territoriale della Cgil scuola Lalla Odoni, a testimonianza del grandissimo fermento e del momento critico che la scuola sta oggi vivendo.

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