Unità-Patrimonio artistico-di Vittorio Emiliani

L'approccio sarà magari fin troppo tradizionale ("l'immenso patrimonio artistico e monumentale") e però soltanto il fatto di aver offerto ai maturandi la possibilità di parlare del Bel paese rappresenta un titolo di merito. È vero che una delle prime, se non la prima, fra le chiavi proposte è di tipo "economicistico", e cioè i beni culturali quale "primaria risorsa economica per il turismo e per il territorio". Però, a guardar bene, sia pure con qualche enfasi di troppo, essi vengono presentati prima di tutto come "importantissima testimonianza della nostra storia", vale a dire come quel connotato essenziale della identità italiana di cui ha parlato due giorni fa il presidente Ciampi ribadendo così, volutamente, il valore in sé del patrimonio storico-artistico-paesistico. Ben prima di quel "valore d'uso", cioè commerciale, che allo stesso attribuisce il tanto contestato decreto Tremonti sulla privatizzazione del patrimonio "disponibile e indisponibile" dello Stato (con la lettera del presidente della Repubblica a rimarcare che il patrimonio indisponibile tale rimane, anche se dovesse cambiare il suo contenitore).
C'è un altro aspetto del tema proposto, sottolineato nella seconda parte dell'enunciato, che mi auguro abbia attratto più del primo, cioè del patrimonio come "primaria risorsa economica", ragazze e ragazzi: il rapporto con l'ambiente in cui essi vivono e i tratti più evidenti della cura ( o dell'incuria) con cui quei beni sono trattati. All'inizio del testo si parla correttamente di "paesi e città dell'Italia" ad evidenziare il carattere diffuso, capillare di quelle testimonianze di cultura e d'arte che fanno, alla fine, il paesaggio del Bel Paese, nel quale tutto si tiene. Come, in modo illuminato, previdero i costituenti (articolo 9 della Costituzione, in cui si parla di patrimonio storico e artistico e di paesaggio) e come si cerca invece di far dimenticare. Anche in questi giorni.