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Nella scuola post-riforma più arte e più matematica

Ovviamente, tutto «nei limiti delle risorse umane, strumentali e finanziarie disponibili a legislazione vigente, senza nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica».

11/07/2015
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Il Messaggero

LA DIDATTICA
ROMA Italiano, arte, musica, ma anche social network, intercultura, auto-imprenditorialità. Sono le materie con le quali a breve si troveranno a fare i conti gli studenti, a seguito dell'approvazione della riforma della Buona Scuola. Protagonisti della legge, almeno nelle dichiarazioni della maggioranza politica, i giovani saranno i primi a testare la qualità di un provvedimento studiato pure per renderli più competitivi sul mercato del lavoro, a partire da quello internazionale. L'ammodernamento prende il via dalla didattica. A essere potenziate saranno le competenze linguistiche. Più attenzione sarà dedicata all'italiano per gli studenti stranieri e, per tutti, all'inglese e ad altre lingue dell'Unione Europea. Nuove le modalità di insegnamento. Si punterà sul “Content Language Integrated Learning”, evoluzione del sistema di immersione linguistica, che estende l'uso della lingua straniera all'insegnamento di altre discipline.
LE COMPETENZE SCIENTIFICHE
A essere sviluppati saranno pure le competenze matematiche e logico-scientifiche, l'arte e la musica tra teoria e pratica, nonché il cinema e, più in generale, le tecniche di produzione e diffusione di immagini e suoni. Sui banchi arriverà il mondo digitale, a partire dall'«utilizzo critico e consapevole dei social network e dei media», senza trascurare i «legami con il mondo del lavoro». Insegnamenti rivolti a facilitare i colloqui di domani e a far maturare una maggiore coscienza di sé e degli altri, in un percorso di responsabilizzazione, che è, o dovrebbe essere, requisito imprescindibile per la tanto decantata autonomia, che rivoluzionerà le scuole ma vedrà in primo piano anche gli studenti. I ragazzi saranno chiamati a riflettere sull’attualità, attraverso l'educazione a intercultura, pace e dialogo, il potenziamento delle conoscenze giuridiche e dei principi della "vecchia" educazione civica ringiovanita sotto forma di cittadinanza attiva. Valorizzate le discipline motorie, che comprenderanno la scienza dell'alimentazione e i principi di corretti stili di vita. Insomma, un processo chiaro - seppure ancora da precisare attraverso i decreti attuativi, prima, e i piani formativi degli istituti, poi - che mira a trasformare i neo-diplomati in giovani adulti competitivi. Saranno accresciute le attività laboratoriali, per sviluppare insegnamenti pratici. Quest'ultimo è anche il fine dell'aumento dell'alternanza scuola-lavoro: almeno 200 ore nei licei e 400 nell'ultimo triennio di tecnici e professionali, da svolgere in azienda, enti pubblici, musei, pure all'estero. Alle superiori, il curriculum dei ragazzi diventerà flessibile. Ogni scuola potrà attivare corsi sulla base delle esigenze e le attività, anche extrascolastiche, svolte dagli studenti saranno inserite nei loro curricula digitali.
IL RAPPORTO CON I PROFESSORI
Ogni competenza sarà valutata. A dare i voti, però, saranno per la prima volta i giovani, che passeranno dall'altra parte della cattedra, per giudicare la qualità dei percorsi effettuati e, per i membri dei Comitati di valutazione, per contribuire a “promuovere" o meno gli insegnanti. Il rapporto professori-studenti è altro tema innovativo: la stabilizzazione dei precari della Scuola dovrebbe garantire continuità all’insegnamento, consentendo un maggiore approfondimento delle discipline e del rapporto con la classe. A favorire ulteriormente la relazione tra cattedra e banchi sarà il nuovo modo di gestire gli istituti, aperti pure in orario pomeridiano, e con riduzione del numero di alunni per classe. La scuola diventerà una sorta di comunità, alla cui vitaprenderanno parte le famiglie. Ovviamente, tutto «nei limiti delle risorse umane, strumentali e finanziarie disponibili a legislazione vigente, senza nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica». Prima lezione, creatività.
Valeria Arnaldi


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