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Messsaggero-In Cgil qualcuno vuole il partito dei lavoratori

In Cgil qualcuno vuole il partito dei lavoratori di GIANNI GIOVANNETTI ROMA '#8212; Sono due i passaggi politicamente più significativi di un documento che giorni fa è stato attribuito all...

24/11/2002
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Il Messaggero

In Cgil qualcuno vuole il partito dei lavoratori
di GIANNI GIOVANNETTI

ROMA '#8212; Sono due i passaggi politicamente più significativi di un documento che giorni fa è stato attribuito alla mente e alla penna di un gruppo di dirigenti di spicco della Cgil. Un documento ancora riservato, un vero e proprio appello per la costruzione di un nuovo partito dei lavoratori, cioè a sinistra della sinistra storica italiana, che (e questo è il primo passaggio interessante) "superi le attuali condizioni di passività o di delega" e ponga la questione di una "partecipazione democratica dei lavoratori anche a livello politico". Dopo un'analisi critica sul fallimento dei partiti storici a rappresentare compiutamente le "istanze di cambiamento e di partecipazione del mondo del lavoro", il documento si conclude con il richiamo esplicito (qui sta il secondo rilevante passaggio) "a impegnarsi per la ricostruzione di una partecipazione dei lavoratori alla vita politica attraverso un loro impegno diretto". L'appello porta la firma di Claudio Sabbatini, Fulvio Perini, Gianni Rinaldini, Gian Paolo Patta e Paola Agnello '#8212; i primi tre dell'area di sinistra "LavoroSocietà" della Cgil, gli altri due membri della segreteria nazionale, molto vicini a Cofferati '#8212; e, nell'intenzione dei suoi estensori, dovrebbe uscire allo scoperto nelle prossime settimane per avviare un dibattito diffuso dentro e fuori il sindacato di Corso d'Italia.
Insomma un bel fulmine sulla sinistra politica italiana, ma anche sulla testa di Sergio Cofferati che ha sempre dichiarato, anche dalla sua più recente postazione alla Pirelli, di non voler sentir parlare di nuovi partiti. E poi '#8212; ma questo l'ex leader Cgil non ancora lo dichiara apertamente '#8212; essendo impegnato alla prospettiva di una sua, personale leadership del centrosinistra (quindi "di tutti"), quest'idea del partitino dei lavoratori finirebbe per non giovare neanche un po' alla causa. Da qui il fastidio (pare) con cui Cofferati ha accolto lo scoop dell'AdnKronos e il silenzio "rumoroso" che ne ha fatto discendere. Non solo. Giusto ventiquattr'ore dopo quel lancio di agenzia, Gian Paolo Patta '#8212; il più cofferatiano dei cinque firmatari '#8212; si è premurato di precisare che non di "partito" ma di "movimento politico" si tratterebbe, cioè una sorta di gruppo di pressione esterno che non si pone l'obiettivo di una forma organizzata e antagonista.
Ai piani alti di via Nazionale, tuttavia, nè la prima nè la seconda versione fanno fare salti di gioia. Certo è, però, che l'idea di una divisione nel campo cofferatiano sull'ipotesi di un nuovo partito e l'imbarazzo dello stesso Correntone rispetto a questa, neanche inducono la maggioranza della Quercia a stracciarsi le vesti. Anzi. Viene ricordato che Sabbatini e Rinaldini non sono nuovi a ipotesi del genere e citano un discorso dell'ex capo della Fiom a un convegno Cgil al Residence Ripetta: Sabbatini in quell'intervento evocò il 1906, cioè l'anno in cui il sindacato si interrogò se diventare "partito del lavoro" dopo la svolta revisionista di Turati. Allora non ebbe alcun seguito quella provocazione, ma il fatto che oggi la "provocazione" si tramuti in appello, con in calce la firma di autorevoli membri della segreteria Epifani, rende paradossalmente più complicato e più semplice insieme il confronto tra i Ds e il "proprio" sindacato. Ma questa volta tocca a Cofferati rompere il silenzio e magari offrire qualche chiarimento in più.


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