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Messaggero-Le pagine di Primo Levi e il coro del Nabucco,così studenti e insegnanti ricordano lo sterminio

Le pagine di Primo Levi e il coro del Nabucco, così studenti e insegnanti ricordano lo sterminio di PIETRO M. TRIVELLI "Del Giordano le rive saluta, / di Sionne le torri atterrate": è il coro ...

29/01/2003
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Il Messaggero

Le pagine di Primo Levi e il coro del Nabucco,
così studenti e insegnanti ricordano lo sterminio
di PIETRO M. TRIVELLI

"Del Giordano le rive saluta, / di Sionne le torri atterrate": è il coro del Nabucco a chiudere in Campidoglio la cerimonia della 'Giornata della Memoria". Ancora più struggente, nell'esecuzione degli allievi del liceo scientifico "Majorana", subito dopo che l'austera Sala della Protomoteca, piena zeppa di studenti e insegnanti, era rimasta ammutolita. Un minuto di silenzio, scoccato alle 11,59: l'ora e i minuti in cui, il 27 gennaio 1945, si aprirono i cancelli di Auschwitz. Sull'abisso dell'orrore.
Anche Primo Levi, nella Tregua, ha scritto che era quasi mezzogiorno quando i primi a entrare nell'infame lager furono quattro giovani soldati a cavallo. Il nome e le citazioni di Levi sono risuonati spesso durante quella che Walter Veltroni, nell'intervento di apertura, non ha voluto considerare solo una cerimonia di circostanza. Di fronte alla memoria di un tremendo 'passato collettivo", "l'unico risarcimento - ha detto il sindaco - è quello di non dimenticare". Perché "l'ennesimo torto vero che si farebbe alle vittime e alle loro famiglie", è proprio quello di non conservarne il ricordo: scritto per sempre, ad esempio, nell'elenco delle prescrizioni contro gli ebrei che si conserva a via Tasso.
"Il difficile cammino della speranza": era il tema della celebrazione promossa dalla Proteo Fare Sapere (organismo si aggiornamento didattico) e dalla Cgil-Scuola. Una "verifica della vitalità della memoria storica", l'ha definita Massimo Rendina, esponente dell'Associazione partigiani. Più nell'esatto termine di Shoah (sterminio) che di 'olocausto" (che presuppone un rituale sacrificio volontario), come ha precisato il rappresentante dell'Unione delle comunità ebraiche, Saul Meghnagi, per una "identità ebraica non riconducibile soltanto a una religione".
"Non possiamo dire che l'Italia rimase fuori dal cono d'ombra della Shoah", ha detto lo storico Nicola Tranfaglia, ricordando che "le leggi razziali sulla scuola precedettero quelle tedesche", mentre il manifesto sulla razza fu firmato da sette scienziati italiani. Tranfaglia ha messo in guardia dal "revisionismo che, senza fare ricerca storica, vorrebbe riabilitare disuguaglianze fra esseri umani". E ancora Primo Levi, nella prefazione a un'antologia di testimonianze sulla deportazione, era stato fra i primi a insorgere contro il "laido conato dei revisionisti".
"Riflettere e organizzare la memoria, significa pure libertà di farlo", ha affermato - concludendo la celebrazione - il segretario generale della Cgil, Guglielmo Epifani, richiamandosi anche alla memoria come storia del movimento operaio. Sessant'anni fa, marzo 1943, lo sciopero di Genova diede vita al primo episodio di lotta per la libertà. Duemila operai furono deportati, più della metà non tornarono.
"Meditate che questo è stato": dicono i versi di Primo Levi - Se questo è un uomo - letti dopo il minuto di sienzio.


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